[cronache dalla scuola]
Giornata particolare: per motivi di calendarizzazione facciamo scuola il sabato mattina, giorno in cui in genere non c'è scuola. Decido di organizzare una giornata leggera in cui non procedere con la “normale programmazione didattica”, ma di fare qualcosa di alternativo che faccia magari emergere qualche idea o competenza alternativa.
Nello specifico faccio vedere Wargames nelle due classi che ho del tecnico informatici, perché penso sia interessante soprattutto per loro vedere l'idea di intelligenza artificiale che c'era agli inizi degli anni ottanta, la nascita delle prime reti, il modem, videogiochi e nerd.
Invece nella quarta scientifico porto Trivia Pursuit. La mia idea, avevo anche già preparato un database per fare la stampa in serie, era quella di sostituire le brutte domande del Trivia con domande ad hoc delle materie che hanno a scuola, ma non ero riuscito a farle in tempo. Ho comunque deciso di farli giocare con le domande standard per vedere le dinamiche di classe che si sarebbero create e per – di nuovo – vedere come avrebbero affrontato campi del sapere molto diversi dai miei.
E – in parte – ha funzionato. Tempi più larghi, lasciare momenti morti, chiacchierare con loro alla fine del film in piccoli gruppi in modo da fare parlare anche chi in genere sta in silenzio, vederli imbarazzati davanti alle domande assurde di Trivia o guardami con sguardi assassini davanti alle mie ignoranze davanti alle carte di storia o letteratura.
Due flash: rivedere Wargames per la ennesima volta e scoprire ancora piccoli particolari a cui non avevo mai fatto caso. Pur essendo un film commerciale, anche un po' grossolano in alcuni punti, è davvero un prodotto fatto con tanta tanta cura. E – a quarant'anni di distanza – funziona ancora bene con dei ragazzi di diciassette anni.
In alcune cose lungimirante: quando parla di intelligenza artificiale e mostra le allucinazioni dell'intelligenza artificiale, in alcuni punti sembrava una sessione con chatgpt.
Il secondo flash: dopo aver fatto vedere Wargames in quinta, sto seguendo la partita di Trivia in quarta e arriva uno studente di quinta per farmi vedere un programma che sta facendo con un suo compagno, una rete neurale che hanno fatto in java addestrata sui dati dei cancri. Vogliamo capire se è possibile usarla come “capolavoro” in sede d'esame e presentarla alla commissione come punto di partenza della loro parte di orale.
E mentre lo studente mi racconta di come il programma funzioni a partire dalla segnalazione degli “sbagli” che ha fatto, imparando in un certo senso dai propri errori, io ridacchio pensando che è qualcosa collegabile al film appena visto e quindi poi alla guerra fredda. E lo studente è anche fiero di questo software fatto in due, che – mi dice – le reti neurali è roba che si fa all'università nella magistrale e invece loro due studenti di secondaria stanno già provando a farla ora, e io dico ma infatti, i miei complimenti.
E poi lo saluto, dico che ne parlerò con gli altri docenti: lui torna nella sua classe e io a seguire la partita di Trivia e mentre sono lì uno studente mi prende da parte e mi dice che ha ascoltato cosa diceva quello di quinta e – beh – tanta roba eh prof.
E ho ancora questa impressione che la scuola funzionerebbe meglio se – di tanto in tanto – si riuscissero ad abbattere le pareti su cui ancora oggi per buona parte si appoggia: le pareti tra materia e materia, quelle tra classe e classe, quelle tra anno e anno, tra ora di lezione e ora di lezione. E – spesso – tra studente e studente e tra docente e docente.