[cronache dalla scuola]

Oggi ho provato a fare questa attività in quinta, per non spiegare frontalmente la rivoluzione russa e provare una modalità didattica che mi aveva incuriosito mentre leggevo il libro di Arte che racconta l'esperienza del “liceo senza voti” di Roma.

In pratica ho creato cinque stazioni, due nell'aula della quinta e tre nell'aula di cooperative learning che era lì vicino. Le cinque stazioni offrivano contenuti differenziati sulla rivoluzione russa: un video di venti minuti dell'Università della Virginia, un estratto da “I 10 giorni che sconvolsero il mondo”, una pagina del Il materiale e l'immaginario, un capitolo del loro libro di storia con la sintesi fatta online dai loro compagni dell'anno passato e un videogioco in inglese ambientato negli anni della rivoluzione.

I ragazzi sono stati divisi in cinque gruppi. Il gioco era questo: avevano un foglio con ventuno domande sulla rivoluzione russa, di cui ovviamente loro non conoscevano la risposta, e le risposte erano “nascoste” nelle cinque stazioni. Nessuna stazione poteva rispondere a tutte e ventuno le domande.

Oggi abbiamo cominciato, due ore molto impegnative per loro che hanno giocato con attenzione, bloccando il video per analizzare meglio la spiegazione del docente, leggendo ad alta voce il testo di Reed, traducendo il testo del videogioco per trovare le risposte e così via.

La parte che mi è sembrata funzionare è la dinamica: si lavora sulle relazioni di gruppo, sulla gestione del tempo, sulla capacità di trovare informazioni e di confrontarle fra loro, in maniera tutto sommato rilassata (anche se impegnativa) e con momenti di riposo quando un gruppo doveva aspettare che si sbloccasse una stazione.

Quello che avevo progettato meno bene è la parte dei tempi: dopo due ore siamo a poco più di metà del “gioco”. Lo riprenderemo domani e forse anche venerdì. Non è un grosso problema, ma ovviamente in quattro ore, con una normale lezione frontale, avremmo affrontato molti più argomenti. Ma questo è un problema mio, non del modulo che mi pare molto interessante.

Personalmente questo è il tipo di scuola che mi piace e che vorrei fare diventare uno standard in tutto quello che faccio, liberandomi progressivamente dei tanti moduli che ho pronti, ma che presuppongono un ruolo centrale del docente e un atteggiamento di ascolto passivo degli studenti.

(Poi, le ultime due ore di lezione, mi sono seduto tra i banchi a vedere gli studenti che provavano l'Otello di Shakespeare, ma questa è un'altra storia)