[cronache dalla scuola]
In pratica – a sorpresa – somministro agli studenti di una quarta questo gioco logico, un meta-questionario molto complesso a risposta multipla le cui risposte sono all'interno del questionario stesso. In inglese. In realtà sono entrato in classe e ho detto, volete fare una lezione tradizionale o un test logico, e loro dopo averne un po' dibattuto, dopo essersi assicurati che non c'era valutazione negativa, hanno scelto di fare il test.
Il test è fondamentalmente di logica, ma ci sono anche competenza di inglese e di comprensione del testo, quindi mi è sembrato un buon modo per fare due ore di didattica orientativa. Ma – ho scoperto poi – si è rivelato estremamente interessante per indagare le dinamiche di gruppo.
Ho ritirato i cellulari, isolati i banchi, come se fosse un compito in classe tradizionalissimo, dicendo loro che la prima ora avrebbero dovuto lavorare da soli, dalla seconda in poi si sarebbero potuti scegliere un partner e continuare in coppia.
Consegnati i fogli ho cominciato ad osservarli.
Inizialmente hanno lavorato singolarmente, ma quasi subito, di fronte alla straordinarietà del compito hanno naturalmente cercato di parlare con i compagni per confrontarsi e cercare conforto. E qui c'è stata una prima divisione tra almeno tre tipologie di lavoro scelto:
- alcuni lavoravano da soli, senza nessuna interazione esterna, nemmeno con me;
- altri cercavano continue strategie per risolverlo, cercando il mio aiuto o quello dei compagni;
- altri, di fronte alla complessità della prova, dopo un certo periodo di tempo si arrendevano aspettando eventualmente aiuto nel partner della seconda ora.
Allo scoccare della seconda ora i ragazzi che erano nella prima tipologia di gruppo continuavano sostanzialmente a lavorare da soli, quelli della seconda tipologia di gruppo si mettevano subito assieme con altri al loro stesso livello per confrontare i risultati e arrivare alla fine, il terzo gruppo sceglieva un partner, ma con un atteggiamento molto dimesso.
Più o meno poco dopo la prima ora uno studente che aveva lavorato singolarmente viene da me dicendo di aver finito. Guardo il foglio e il compito è perfetto. Perfetto. Gli stringo la mano, gli faccio i miei complimenti e gli dico di uscire dalla classe e di andarsi a prendere un caffè.
A questo punto un'altra persona che aveva lavorato singolarmente dice che basta, rinuncia. Probabilmente, per lui, il fatto che il compito fosse già stato risolto ha fatto perdere del tutto l'interesse di quella che era stata vissuta come una sfida competitiva. Chi aveva usato la seconda e terza tipologia di lavoro invece non viene toccato dal fatto che qualcuno ce l'abbia già fatta.
Senza che io lo avessi detto i gruppi diventano più informali, specie di quelli della seconda tipologia di lavoro: le coppie diventano gruppi da quattro e i ragazzi naturalmente girano per trovare indizi e di tanto in tanto vengono da me per sottopormi la loro risposta. Quelli che facevano parte della terza tipologia di lavoro, una minoranza, cedono, perdono interesse nel compito che ritengono al di sopra delle proprie capacità. Quelli della prima tipologia, a questo punto molto pochi, continuano, testardamente da soli.
Ad un certo punto uno studente della prima tipologia, che aveva lavorato per un'ora e un quarto da solo con aria svogliata e distratta ed ero convinto fosse completamente fuori strada, viene da me mi dà il compito: c'è solo un errore. Il secondo miglior risultato. Gli faccio i miei complimenti.
Alla fine del periodo di tempo che avevo stabilito con loro (un'ora e mezza) do la soluzione. Tutti sono abbastanza soddisfatti. Spiego brevemente che è un test interessante per capire come hanno lavorato, ma anche per loro per rendersi conto di cose che “naturalmente” sanno fare meglio di altre. C'è chi di fronte all'inglese prova confusione, chi ha difficoltà ad astrarre e chi invece si trova a suo agio. Sono caratteristiche che ognuno di noi ha e potrebbero essere utile per capire come muoversi anche dopo la scuola.
Primo finale Tirando le fila:
- gli unici due risultati positivi sono venuti da chi ha lavorato da solo;
- ...ma il loro lavoro non ha aiutato il resto della classe;
- i gruppi che si erano creati autonomamente sarebbero andati avanti per ore arrivando (forse) alla soluzione;
- ...ma il lavoro di problem solving e la discussione che facevano fra di loro era didatticamente e formativamente più utile che il risultato effettivo del compito stesso;
- chi aveva vissuto il compito in maniera competitiva aveva perso interesse nel compito appena si era reso conto di non poter vincere.
Secondo finale Alla fine, durante l'intervallo, riprendo tutti i fogli, mi cade l'occhio su quello dell'unico studente che aveva dato la risposta giusta. Lo guardo meglio. È perfetto. Letteralmente perfetto. Guardo quelli degli altri compiti, sono pieni di segni, ipotesi, cancellazioni. Il suo no, solo le risposte giuste. Dico cazzo, no: ha copiato. Mi cade il cielo addosso. Ha chiaramente copiato da qualche parte in rete, non ci sono tutti i naturali appunti a mano che una persona farebbe nel fare quel compito. Che deficiente che sono stato.
Poi, l'agnizione. Vado al suo banco, guardo i fogli che ci sono sopra: c'è la brutta, piena dei segni e delle ipotesi. L'aveva poi ricopiata in bella.
“Grazie grazie grazie” sospiro in una specie di rantolo e di preghiera assieme. Anche questa è fatta.