Ho preso a leggere i volumi grigi del Materiale e l'immaginario, sicuramente l'edizione più coraggiosa e ricca del progetto di Ceserani e De Federicis (l'edizione dell'anno scorso che ogni tanto provo a leggere, mi pare una pallida ombra al confronto). Ad un certo punto c'è una citazione da Mothé, “Gli operai, gli O.S.)”, inizio anni settanta che riporto:
Che dire del condizionamento della televisione che a lui si rivolge non più come ad un operaio non qualificato, né come ad un cittadino, ma come a un superman? Lo si persuade che egli può eguagliare gli eroi dei romanzi d'appendice, può andare alla loro stessa velocità su una vettura comperata a rate, può beneficiare degli appartamenti più belli, può sedurre le donne e scalare l'Himalaya. Se nella fabbrica si fa di tutto per convincerlo che è un imbecille, nel suo appartamento, al contrario, l'apparecchio si rivolge a lui come a un adulto.
Ecco, leggendo questo passo non posso non pensare a come meccanismi simili avvengano oggi con gli studenti e la rete. Mentre nella scuola “si fa di tutto per convincerlo che è un imbecille” la rete propone allo studente modelli che sono incompatibili con la scuola e con le proposte che la scuola fa. Anzi, più la scuola si pone come unico tramite ad un mondo adulto, anche sul piano economico e lavorativo, più la rete mostra modelli vincenti, appaganti e rapidi per il raggiungimento del benessere: youtuber, influencer, trapper sono le punte di un iceberg che dimostra ai ragazzi che esiste un mercato del lavoro dinamico, osteggiato da quello dei boomer e attraverso il quale si possono avere guadagni rapidi e indipendenti dal mondo scuola.
Quello che rende questi modelli alternativi appetibili, è che danno immediatamente gratificazione. È possibile provare subito, con costi contenuti, ed ottenere immediatamente un appagamento, magari non economico, ma sociale ed egotico attraverso like, condivisioni, nuove relazioni.
Lo studente vive in una realtà schizofrenica nella quale la scuola è un punto fermo, certo, ma con la quale ha difficoltà ad empatizzare e nella quale non riesce a essere coinvolto perché tutto quello che è fuori della scuola, specie nel mondo della rete, tende a valorizzarlo, ad appagarlo, trattandolo da protagonista e adulto, più di quanto la scuola possa strutturalmente fare.