Le teorie che hanno preceduto la teoria dell’evoluzione: la scala
Questa legge di continuità, nota come “Scala Naturae”, risaliva già ai tempi di Aristotele, secondo cui gli esseri viventi potevano essere disposti gerarchicamente secondo un ordine di perfezione crescente, dove l’inferiore si poteva spiegare per mezzo del superiore, la pianta per mezzo degli animali, gli animali per mezzo dell’uomo: ecco allora che in cima a tutto c’era Brigitte Bardot, poi a scendere l’uomo, la scimmia tra uomo e animali, il pipistrello tra gli uccelli e gli animali che camminano, il nerd tra gli animali che socializzano e il divano, le piante tra gli animali e i sassi e infine lo struzzo, che ha caratteristiche comuni agli uccelli e ai quadrupedi. Lo struzzo, per Aristotele, resterà il più grande mistero della natura dato che non capirà mai se cucinarlo come pollame o come cacciagione.
Nel Medioevo e nel Rinascimento, Ramón Llull e Charles de Boulles diedero un ulteriore tocco teologico a questa teoria: Dio aveva creato il Mondo senza vuoti nella creazione. Ogni essere vivente era stato creato così come lo conoscevamo noi e come il Festival di Sanremo, era immutabile nel tempo. Con Wotton, Gesner e Cesalpino si arrivò poi a credere all’esistenza di zoofiti, esseri intermedi tra il vegetale e l’animale. A metà del 1600 Leibniz rincarò la dose della catena ininterrotta di animali e al Corriere della Sera dichiarò: “gli esseri naturali formano un’unica catena, nella quale le varie classi, come anelli, sono legate le une alle altre. Soprattutto la domenica sera di ritorno dal mare dove è impossibile per i sensi e l’immaginazione fissare il punto preciso in cui una comincia e l’altra finisce.” In pratica, come affermò di nuovo nel 1704, “la natura non fa mai salti”.
Quest’idea di un trenino naturale senza soste piacque tantissimo a Charles Bonnet, svizzero con passaporto brasiliano, al punto da (ri)affermare il concetto di Leibniz: “nella Natura non ci sono salti: tutto è graduato, sfumato”. Tra il 1745 e il 1764 abbozzerà allora diverse teorie della “scala” fino ad arrivare al famoso “scalone”: l’uomo viene sempre messo in cima alla scala, ma questa volta sarà raffigurato con la testa tra le nuvole, suggerendo la transizione con Dio. Ora voi ci ridete, a meno che non stiate prendendo appunti per il prossimo video complottista da far girare prima che lo censurino, ma gente come Kant, Diderot e Rousseau presero molto sul serio la teoria dello scalone.
Quattro anni dopo, nel 1768, Jean-Baptiste Robinet, del Front National, ne realizzerà una versione più radicale con lo scopo di stabilire la superiorità della razza bianca nella specie umana. I famosi nazisti del Île-de-France. Chi si oppose a questa “scala”, inizialmente, fu Voltaire, ridicolizzandola apertamente e, successivamente, Joseph Oehme, naturalista tedesco che nel 1772 divise la natura in due grandi insieme, l’inorganico e l’organico, escludendo poi qualsiasi tipo di transizione tra il regno animale e quello vegetale ad eccezione di Michael Jackson e un paio di miliardari di Beverly Hills.
Nel 1744, per nostra fortuna, comunque, nacque Jean-Baptiste Pierre Antoine de Monet cavaliere di Lamarck, meglio noto a tutti come Zico (a cui dedicherò poi un post tutto suo). Lamarck si convincerà subito che tra corpi inorganici e viventi c’è un’abisso di separazione. Inoltre, a partire dal 1785, capisce pure che regno vegetale e animale sono due cose distinte e separate, ridefinendo i zoofiti “una stronzata galattica buona giusto per Halloween”. Alla fine del 1700 la scala sarà completamente abbandonata a favore di nuove visioni, tra cui la “mappa”e “l’albero”.
(Fonte: https://ilcorpodibarr.wordpress.com) #Discienza
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