Hai detto cavallo?

Vi presento Alfredo.

Alfredo è il primo collega che mi ha preso sotto la sua ala quando ho iniziato a lavorare in cure domiciliari. Alfredo è un #fisioterapista dalla lunga esperienza, molto paziente e professionale, e anche lui, come me, è appassionato di IT, anche se approfondisce meno gli aspetti tecnici e si limita allo sfruttamento funzionale e consapevole della tecnologia. Alfredo ha due figli, uno dei quali è iscritto alla facoltà di ingegneria: non mi stupisce che questo ragazzo abbia alte aspirazioni. Posso dire, basandomi sui suoi racconti di vita quotidiana, che Alfredo abbia una bellissima famiglia e che sia riuscito al 100% nel suo ruolo di padre e di marito, e mi piacerebbe tanto, tra vent'anni, scoprire di aver costruito una famiglia come la sua. In realtà, in casa di Alfredo non si dicono parolacce, e in questo non voglio nemmeno provare a competere. Non è un modo di dire: lui davvero non dice parolacce, nemmeno nei momenti più bui. Alfredo non si incazza mai: Alfredo si adira. Tra le altre cose, Alfredo è sardo, ma non è uno di quei sardi particolarmente affezionati ai tradizionalismi, tantomeno a quelli più tribali o goliardici.

Così, una mattina, mi è capitato di chiedergli chiarimenti rispetto al fatto che in #Sardegna non sia buona pratica pronunciare la parola #cavallo, perlomeno, non in italiano, pena la caratteristica e sguaiata risposta da parte dell'interlocutore: “TI CODDIRI!” (che a me piace tradurre come “possa il depravato equino usarti per soddisfare il suo istinto riproduttivo, possibilmente senza il tuo consenso.”) Con mio sommo stupore, il collega – nonostante nativo sardo – non sapeva nulla di questa bizzarra tradizione, promossa a meme nei primi anni '10 di questo secolo, così mi disse che avrebbe chiesto delucidazioni alla moglie, anch'ella sarda, ma anche su quel fronte, errore 404.

Poi, una mattina, la svolta.

Alfredo, in prima visita in casa di una paziente, s'imbatté in una badante sarda, cagliaritana per la precisione, così approfittò per farle la fatidica domanda, ma non fece in tempo a terminarla: alla menzione dell'equino, la signora sgranò gli occhi, lo guardò scioccata, e il suo viso diventò probabilmente rosso, rossissimo, violaceo, e poi, dal nulla, verde. In quest'ordine. Ho immaginato Alfredo come un turista kazaco in piena serata ai Navigli di Milano mentre un gruppo di adolescenti burloni lo convincono a dire “Amo farmi le canne” davanti alla videocamera, approfittando del fatto che il malcapitato non conosca la lingua. Avrei voluto essere presente, probabilmente avrei iniziato a rotolare per terra dalle risate, ma giuro, non era mia intenzione mettere il mio collega in una situazione di imbarazzo, e fortunatamente lui l'ha capito.

Conclusione della vicenda?

Per approfondimenti: Perché in Sardegna è rischioso pronunciare la parola "cavallo"?

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Tutti i soggetti menzionati in questo post sono sotto pseudonimo, e gli eventi descritti sono volutamente esposti in toni caricaturali e non coerenti con le situazioni da cui sono tratti. Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.

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