Come fare una rivoluzione prendendo spunto dai videogiochi strategici in tempo reale
Allora, innanzitutto un chiarimento: da una rivoluzione noi avremmo molto da perdere e quando dico noi, intendo soprattutto io e i miei conti corrente. Però la gente è insoddisfatta, qualcosa bolle in pentola, siamo nati virili maschi alfa e come tali ci sembra nostro dovere guadagnarci da vivere costruendo trappole per lepri e tirando frecce ai capretti selvatici a scopo sopravvivenza. E poi rimescolare un po' le carte in tavola prima di raggiungere la vecchiaia è una prospettiva che può fornire occasioni insperate di successo e quel guizzo vitale che sembra mancare in questi tempi postmoderni. Sarò sessista e maschilista ma voglio rivolgermi proprio alle persone, come me, di sesso maschile.
Partiamo allora dall'idea che la società attuale sia una sorta di grande videogioco strategico/gestionale basato sull'accumulazione di risorse che, a loro volta, servono a creare strutture che, a loro volta, creano unità combattenti o nuove unità costruttrici o addirittura torrette laser. Vabbè dai, facciamo un passo indietro: diciamo che la vita non è proprio come Starcraft, però teniamo per buono il discorso delle risorse che generano strutture e quant'altro e lasciamo fuori l'elemento bellico. Partiremo pure da un’altra considerazione: l’unica rivoluzione riuscita è stata quella borghese/industriale partita nel 1700, una rivoluzione di natura essenzialmente economica. In quest’ottica uno strategico in tempo reale, con la sua gestione delle risorse, può essere un’ottima metafora per la nostra epopea prossima ventura.
Innanzitutto chiediamoci: qual è l'obiettivo del gioco? E qual è la strategia che vogliamo attivamente perseguire per sovvertire lo status quo? Infine: come procedere?
Punto 1: le risorse
Molti vedono un problema nella cattiva distribuzione delle risorse e, in particolare, nel fatto che di queste ultime se ne abbia meno di quante se ne potrebbero effettivamente avere, soprattutto considerato il livello tecnologico dell’attuale società.
Così arriviamo alla domanda fondamentale: quali sono oggi le risorse strategicamente meritevoli di appropriazione e accumulo? E cosa vogliamo ottenere da esse? Ognuno ha una sua risposta. Io ho la mia: vorrei avere quantomeno libertà, autonomia e indipendenza. Cioè non devo raccomandarmi a nessuno per pigliare quei due soldi a fine mese e non devo stare sotto il cappio dello Stato che può decidere in ogni momento che da domani quello che ho accumulato diventa carta straccia in virtù del bene superiore della nazione.
Torniamo così alle risorse. Quali sono le risorse, in quest'ottica?
Come ci insegna Fausto Brizzi in “Poveri ma ricchissimi”, capolavoro del cinema italiano del 2017 con Christian De Sica, la prima cosa che ti tolgono è la corrente elettrica. Quindi, andando meno nello specifico, abbiamo bisogno di energia autonoma, dobbiamo uscire dalla rete, out of the grid.
Sfortunatamente, l’energia elettrica è un po’ complicata da ottenere. Dobbiamo accontentarci di quella termica all’inizio. Quindi: alberi, boschi, legna da ardere. Funziona così pure in Warcraft: c’è la miniera e il bosco da cui attingere. La miniera lasciamola perdere per ora, abbiamo appena abbandonato le molli ricchezze capitaliste, non mi sembra il caso di infierire con una vita dentro cunicoli claustrofobici.
Punto 2: allocazione delle risorse
In un gioco RTS (real time strategy) si costruiscono strutture, quindi abitazioni ed edifici per la lavorazione delle risorse. Ma anche unità. Cosa intendiamo per unità? Innanzitutto altri esseri umani come noi e di questo parleremo nel punto 3. Ma anche unità lavoratrici non umane. Stavo pensando in particolare a dei robot, lo dicono tutti che alla fine verranno i robot e ci toglieranno tutto il lavoro (che la cosa sia vista con fiducia o sfavore). Beppe Grillo non parla d’altro e quelli che gli stanno intorno non ce la fanno più a sentire ‘sta storia.
Poiché i robot intesi comunemente nel linguaggio odierno hanno la brutta tendenza ad arrugginirsi, guastarsi e utilizzare energia elettrica ormai off limits, pensavo di assoldare robot biologici semisenzienti. In altre parole: buoi, cavalli e animali da fattoria in genere. Niente elettricità e un po’ di erba ogni tanto. Potremmo utilizzare le loro deiezioni per concimare i campi, realizzando un esempio di economia circolare forse non inedito, ma efficace. Già, a proposito di campi, un'altra risorsa imprescindibile è, ovviamente, il cibo. Ma comunque dobbiamo costruire archi e frecce per cacciare e integrare l’economia agricola, oltre a difenderci dalle possibili invasioni. Non abbandoneremo mai del tutto la caccia perché con l’agricoltura prima o poi va a finire che si ritorna ad accumulare, a ingrandirsi, ad espandersi più del necessario.
Punto 3: come partire e sviluppare la strategia di una società alternativa
Come insegna ogni buon RTS, all’inizio è meglio trovarsi un posticino tranquillo tranquillo e un po’ isolato. Non dobbiamo nemmeno mandare qualche scout a ispezionare di nascosto il mondo circostante perché lo conosciamo (è per questo che abbiamo deciso di costruire una società alternativa). Com’è noto, il quartier generale iniziale ha bisogno di tempo per svilupparsi e non bisogna farsi scoprire altrimenti vengono in massa con la loro tecnologia superiore e ci radono al suolo senza pietà, come abbiamo fatto anche noi in tante partite a videogiochi contro le basi nemiche più deboli. Dobbiamo quindi isolarci.
L’isolamento produce evoluzione, la globalizzazione produce estinzione (M. Crichton)
In seguito dobbiamo scegliere la strategia di sviluppo. Lasciate che vi dica una cosa: secondo me se si decide di risalire l’albero tecnologico e raggiungere la complessità delle unità più avanzate, non si va da nessuna parte. Il nemico ha una tecnologia, un’organizzazione e una struttura troppo più elevata anche delle nostre più ottimistiche potenzialità autarchiche. Abbiamo solo una speranza: la strategia Zerg rush ovvero produrre tante unità semplici, basiche che fanno affidamento sulla forza del numero. Per fare questo abbiamo bisogno di unità femminili, giacché sono le uniche in grado di procreare. Qui viene il problema. Dobbiamo convincere queste unità a rinunciare alle stories di Instagram, all’estetista e ai beni di lusso. Poi abbiamo bisogno che siano giovani (a 25 anni un’unità femminile viene già definita dalla scienza una ‘primipara attempata’ ai fini procreativi) e che sfornino unità una dietro l’altra come se non ci fosse un domani. Infine, è necessario che il frutto del loro ventre venga allevato e indirizzato alla difesa e alla promozione della nostra neonata società e non alla sbornia serale del week-end. Come portare a compimento quest’opera di persuasione nei confronti dell’altra metà del mondo? Come educare i nostri giovani virgulti isolandoli dalle lusinghe della perniciosa società ordocapitalista e imperialista? Dovremo inventarci una religione...
Ecco, da qui, grossomodo, si può andare avanti a vista.
Ma forse, ho sbagliato a prendere ad esempio questi strategici classici basati sull’accumulazione di risorse… forse dovevo considerare Total Annihilation, un RTS dove si usano anche i rottami che generano dalla distruzione delle vecchie strutture e unità…
Beh, la mia prima strategia l’ho abbozzata, magari è un po’ troppo rigida, ma giocando si impara e c'è sempre spazio per un miglioramento, sperando che la curva di difficoltà non risulti troppo ostica.
Male che vada, attendiamo la patch o l'espansione per bilanciare le fazioni. Anche se non è chiaro chi dovrebbe occuparsi di questo bilanciamento...
Gippo for Comitato Yamashita