I videogiochi freemium sul cellulare (F2P vs P2W)
Avendo una certa età, sono abituato ad associare l’idea di procurarmi un gioco con quella di comprare una scatola colorata con un supporto fisico dentro e, se va bene, pure un piccolo manuale: un vecchio concetto che risale alla fine del ventesimo secolo e ai primi anni Zero. Ho speso dei bei soldi in passato per procurarmi quelle scatole che fanno parte della mia collezione che, suppongo, oggi, in tempi di digital download, non abbia più alcun valore. Eppure, se mi chiedete di spendere 0,99 euro per comprare una personalizzazione grafica per un personaggio, ho la tentazione di sputarvi in faccia. La mia abitudine di spesa prevede 50 euro per una scatola col gioco completo e non pochi euro per rendere più bello il mio personaggio o facilitarmi il gioco in sé. E poi, non esiste il mondo dei mod per questo? Il modello economico alla base dei giochi per cellulare prevede proprio microtransazioni e viene detto freemium, cioè, il gioco è gratis (free) ma se vuoi la vita più facile, oppure procurarti più in fretta le risorse limitate espresse dalla valuta di gioco, oppure mostrare quanto sei figo con una personalizzazione del tuo avatar che sa tanto di perversione del meccanismo di selezione naturale… ebbene, allora devi pagare. E’ più forte di me, deriva dalla mia cultura del videogioco: non posso pagare per avere vita facile. Ed è per questo che pensavo che il modello freemium non potesse attecchire con me. Beh, mi sbagliavo. Il modello freemium mi spinge invece ad esplorare il modo per capire come tirar fuori il massimo dal videogame senza sborsare una lira. Ed è un gioco nel gioco.
L’ho fatto per due-tre anni con Clash Royale, per cellulare. Vedevo gente che shoppava (noi giovani diciamo così e se non ci credete vi killo) ma perdeva e, in cuor mio, sghignazzavo malignamente. Io leggevo guide per risparmiare, per massimizzare, per ottimizzare. Poi, dal mio osservatorio privilegiato come F2p (free-to-play) potevo anche capire come poteva essere gestito il gioco dal punto di vista degli sviluppatori. E mi dicevo, ad esempio: come F2p questo gioco sta diventando troppo difficile a questo punto della ladder (scalata, letteralmente) e l’accumulazione di risorse è troppo lenta. Quindi pensavo:
*“Io sono un pazzo ossessivo compulsivo e rimango in trincea ma suppongo che frotte di millennials con la soglia di attenzione di un pesce rosso stiano fuggendo a gambe levate”. *
E non mi sbagliavo: di lì a poco un update rendeva il gioco più facile nella progressione. In generale, più il gioco perdeva appeal, più gli sviluppatori diventavano generosi.
Per chi è interessato a questi aspetti, i giochi freemium sono intriganti proprio nel capire come viene gestita nel tempo l’economia di gioco. In questo senso possono essere considerati come giochi aperti, con una componente sociale, quasi socio-economica, in continua, costante evoluzione. Molto spesso questo genere di giochi ha una natura competitiva, esemplificata da classifiche e ranking o arene gerarchiche. Insomma, come accennavo prima, sono uno specchio della società e, addirittura, possono aiutare a comprenderla meglio nei suoi elementi economici e a immedesimarsi in chi ha le chiavi per gestirla. Il F2p può essere identificato come la classe sociale più umile ma anche quella più numerosa, quella che fa volume e numeri, quella che, pur non contribuendo molto in termini monetari (anzi, pur non contribuendo affatto) ha un ruolo fondamentale, anche, non ultimo, quello di carne da macello per quella dei P2w (ovvero pay-to-win). E’ ovvio che i P2w vadano favoriti ma se non hanno nessuno da schiantare nel loro cammino glorioso potrebbero perdere il gusto del gioco e spendere di meno. D’altro canto i F2p potrebbero semplicemente smettere di giocare e questo non va bene: magari sarebbero diventati pure loro un giorno P2w, invece niente, hanno disinstallato e basta. E poi chi schiantano i P2w? Allora bisogna calibrare bene l’economia di gioco, promuovendo se possibile una specie di ”ascensore sociale”.
Notate un’ultima cosa: per mesi e mesi i giocatori più rumorosi fra i F2p e i P2w si sono lamentati che nel gioco mancassero delle opzioni, fosse blando il senso di progresso, fossero troppo alti i prezzi. Ma finché le whales (balene: i grandi acquirenti) e la maggioranza dei normali P2w continuavano a spendere, il gioco non cambiava. Poi, i forum si sono un po’ calmati o semplicemente riempiti di meme inutili e sembrava che andasse tutto alla grande, senza nemmeno un thread di lamentela (o rant). Però, con la riduzione degli acquisti, pur in assenza di proteste plateali, gli sviluppatori sono improvvisamente diventati molto liberali, hanno aggiunto più opzioni e contenuti e, oggi che il gioco è in fase calante, la progressione del giocatore è più rapida di quanto lo sia mai stata. Una metafora utile?
P.S: Volevo fare tutto un altro discorso ma alla fine è venuta fuori una roba politica e vagamente populista. E’ lo zeitgeist, credo.
Gippo for Comitato Yamashita