Il grande post dei picchiaduro
L'ispirazione per questo post, viene dalle recenti vicende alle Olimpiadi in cui una atleta italiana si ritira da una sfida pugilistica contro un'altra atleta algerina dotata però del cromosoma maschile (o altra roba genetica che non ho capito). Mi è sembrata un'ottima occasione per parlare dei picchiaduro nei videogiochi, un contesto dove femmine e maschi se le danno di santa ragione in allegria e senza che nessuno metta bocca per fare propaganda.
I picchiaduro
In Italia si chiamano picchiaduro e indicano i giochi di combattimento uno contro uno. Gli angli e i sassoni si riferiscono invece a questo genere di gioco come “fighting games”. I picchiaduro non vanno confusi con i picchiaduro a scorrimento, un genere tutto sommato derivativo del gioco a piattaforme che forse arriva prima, ma forse dopo. In ogni caso qui gli angli (e parte dei sassoni) si riferiscono ad essi come “beat'em up”. Quando ero più giovane mi piacevano moltissimo i beat'em up (e anche i run'n gun, ma è un'altra storia) perché amavo la modalità cooperativa che questi offrivano: in particolare, oltre al mitologico Double Dragon, stravedevo per Final Fight e usavo indifferentemente sia Guy, sia Cody, sia Haggard. Oltre alla modalità cooperativa che creava del sano cameratismo e cementava amicizie, mi piaceva molto il fatto che il gettone durasse abbastanza, insomma, che la partita non finesse subito. Sorte che invece era per me inevitabile nei fighting games o picchiaduro. Bene, ora parliamo delle varie serie.
Street Fighter
In principio fu Street Fighter che, anche se non lo sapevamo, era Street Fighter 1. Si usava Ryu, il ragazzo col kimono bianco che praticava il karate stile shotokan, come tutti i buoni. Non mi ricordo se esisteva anche Ken e se si poteva usare e, sinceramente, non ho voglia di andare a verificare. Ricordo però che quando arrivò al baretto fece abbastanza scalpore. Mi sembra che provai a giocare facendo in continuazione spazzate basse sui piedi dell'avversario (una mossa tipica di Street Fighter, in qualsiasi incarnazione) ma, anche se avevo visto altri riuscire ad andare abbastanza lontano con questa tecnica, a me non portò ad altro che ad un prematuro Game Over. Per questo decisi che i picchiaduro non facevano per me. E confermai questa decisione con Street Fighter 2, il videogioco che creò il fenomeno picchiaduro e lo portò alle vette del pop per tutti gli anni 90. Tutti continuavano a usare Ryu e Ken ma io, che ero abbastanza imbranato, provavo i personaggi che avevano mosse in grado di funzionare con la pressione ripetuta dei bottoni, in particolare Blanka (la scossa!), E. Honda (le mille mani di Hokuto!), Chun Li (i mille calci). Insomma ero un infame “button smasher”. Va inoltre detto che mi piaceva di Chun Li il fatto di poter manovrare una ragazza carina con lo sprite così grande e ben animato sullo schermo. Le sue lunghe cosce mettevano in crisi il mio essere un mite adolescente onanista, molto più che la guerriera in bikini di Golden Axe che spingevo sempre sul bordo superiore dello schermo per poterne ammirare il culo lungo il percorso. Ad ogni modo, mi mancava la tecnica fondamentale: il quarto di giro della manovella dal basso in avanti per lanciare l'hadooken. Senza di esso purtroppo non si andava troppo avanti. Adesso Street Fighter è diventato 3D (dal quarto capitolo in poi) ma vale la pena di segnalare l'ultimo capitolo 2D della saga: Street Fighter 3: Third Strike. Ha un certo seguito a livello competitivo e nuove dinamiche piuttosto interessanti come la parata (cioè, anzichè tenere la manovella indietro per ripararsi passivamente, la si spinge con tempismo in avanti: questo consente di contrattaccare). In questo titolo mi piace usare Hugo, un personaggio di Final Fight, anche detto Andrade che però noi pischelli chiamavamo Andrè De Giant come il lottatore di Wrestling. Vorrei infine segnalare anche un'altra curiosità: l'intelligenza artificiale dei primi Street Fighter, incluso Street Fighter 2 Turbo e i vari Street Fighter Alpha (o Zero)... barava. Cioè, faceva mosse impossibili, tipo il Sonic Boom di Guile, che necessitava di caricarsi in uno-due secondi, il computer te lo tirava fuori in una frazione di secondo, subito dopo un'altra mossa speciale. Oppure leggeva i tuoi movimenti e si comportava di conseguenza, bloccando la qualunque. La cosa è cambiata con Street Fighter 3 dove è arrivato un gioco più equo: difatti l'esperienza single player risulta più godibile e meno frustrante. Tralascio di sviscerare i futuri crossover con X-Men e supereroi vari, mi basti citare Marvel Vs. Capcom. Già, perchè vale la pena ribadire che l'autrice di Street Fighter (e del citato Final Fight) è proprio la mitica Capcom.
La SNK
Qualcuno era ed è un fanboy della SNK, la ditta autrice, tra gli altri, di Art of Fighting, Fatal Fury, King of Fighters, Garou: Mark of the Wolves (il migliore di questa lista). Non ho incontrato molti giochi della SNK lungo il mio percorso tranne il primo Art of Fighting. Mi era piaciuto moltissimo a livello grafico. Aveva certi sprite di lottatori ENORMI! Ma era troppo difficile. Fortuna che nello chalet dove stavo mi davano dei gettoni aggratis. Però non era per me. Dell'universo SNK non possiamo però non citare Mai Shiranui, la ninja un po' zoccola. Non lo dico in senso dispregiativo o come giudizio morale sul suo carattere: è un'esemplificazione delle sue tecniche ninja che prevedono l'essere un po' una zoccola esibizionista. Per il resto massima stima per Mai Shiranui e tutta la categoria delle ninja, su cui torneremo.
Mortal Kombat
Il mio primo approccio con Mortal Kombat fu ad un fiera a cui mi trovai a partecipare per caso. Fu amore a prima vista! Quei lottatori erano fotorealistici sembravano proprio veri... e quanto sangue, che violenza! Viuleeenzaaa!!! Poco dopo arrivò al mio baretto. Scelsi Scorpion e scoprii di cavarmela decentemente. Indietro, indietro, pugno basso e si poteva lanciare l'arpione (“Cooome hereee!!!”: figata!). I più tecnici usavano Sub Zero. A differenza di Street Fighter, che non ebbe conversioni per PC decenti fino al tardivo Street Fighter 2 Turbo, Mortal Kombat approdò quasi subito al PC ed io me lo procurai immediatamente. Tre dischetti, mi par di ricordare. Poi venne il migliore della serie: Mortal Kombat 2. Fatality, Animality, Friendship... Mortal Kombat 1 e 2 furono i primi picchiaduro di cui conoscevo TUTTE le mosse, normali, speciali e finali. Poi basta. Con la tastiera del PC mi trovavo perfettamente a mio agio e ricordo che portai i giochi anche al laboratorio di informatica delle scuole superiori dove ci divertimmo a organizzare tornei, al posto di programmare gestionali in Cobol. Poi venne Mortal Kombat 3 e non riuscii a procurarmelo subito. Ma subito capii che la vetta era stata raggiunta col 2 e che la magia era finita. Quel tasto “run” in più snaturava il gioco. Non ho mai amato le combo e Mortal Kombat 3 le introduceva come elemento chiave. Niente, era finito un sogno. Mortal Kombat, della Midway, è poi passato al 3D col 4' capitolo (abbastanza divertente) e ha raggiunto le due cifre come numero di incarnazioni, ottenendo recentemente un reboot con Mortal Kombat 1. E' un mondo diverso oggi, un mondo di DLC se vogliamo sintetizzare. Notevole il fatto che, tra i personaggi giocabili della saga, siano subentrati anche alcuni ospiti inaspettati, tipo Rambo. Sì, quello interpretato da Stallone.
Virtua Fighter
Arriviamo così al picchiaduro 3D. Vidi Virtua Fighter in sala giochi e ne rimasi colpito, come tutti. A livello grafico, non mi fece battere il cuore come Mortal Kombat. Giocandoci sul PC (anche Virtua Fighter è stato “portato”) devo dire di aver trovato un sistema di gioco divertente e vario che, specie nel secondo capitolo, ho finito con l'apprezzare moltissimo. Pochi lottatori, tre tasti (pugno, calcio e blocco) ma mosse ben caratterizzate, insomma un piccolo gioiellino. “Very polished” direbbero i Sassoni dell'Est. Non lo stesso si può dire del 3' capitolo, un episodio sperimentale che introduce scenari con dislivelli e un tasto in più (quello della “fuga”) che crea dei curiosi effetti comici involontari, trasformando le partite fra giocatori esperti in una sorta di balletto tra lottatori “in fuga”. Ad ogni modo una grande serie, con arti marziali realistiche (ho sempre sognato di dare la gomitata allo sterno à la Akira, mossa presa dal Baji Quan) che non ha avuto molta fortuna a lungo andare, fermandosi al quinto capitolo. Per me però, la vera scoperta del 3D nei giochi di combattimento è avvenuta con...
Dead or Alive
Avevo cominciato a lavorare e le estati non erano più quella fantastica sequela di pomeriggi interminabili. In quel tempo, in Italia, la Tim trasmetteva uno spot con tre belle ragazze (di cui mi sembra di ricordare che una fosse Gaia Bermani Amaral) e d'estate creava in giro per l'Italia dei villaggi promozionali in cui c'erano anche dei concertini e spettacolini con le ragazze dello spot.
Giunto dalle mie parti questo villaggio Tim, ansioso di vedere Gaia Bermani Amaral o chi per lei, mi ritrovai invece ad ammirare una consolle fresca d'uscita sul mercato: la X-Box.
Titolo di punta: Dead or Alive 3. Giuro, non avevo mai visto fino a quel momento un capitolo precedente di Dead or Alive. Non immaginavo si potessero creare delle ragazze digitali così belle e, soprattutto, in grado di muoversi con quella grazia e quel realismo: sembrava un film di arti marziali!
Me ne innamorai all'istante e scoprii che il secondo capitolo, uscito su Dreamcast, poteva girare su un emulatore e non era poi così peggio del n. 3 della saga, anzi.
Fu così che capii le potenzialità del 3D nei giochi di combattimento, possibilità che comunque alla fine è rimasta piuttosto di nicchia per molto tempo. Dead or Alive riprendeva i 3 bottoni di Virtua Fighter solo che il blocco in realtà non si limitava a difendere ma creava un contrattacco immediato e spettacolare.
Ecco: la parola giusta per descrivere Dead or Alive è proprio “spettacolare”. Non è un gioco per puristi e a lungo andare quel tasto del contrattacco crea delle situazioni di stallo che portano a noia il gameplay tra due umani. Ma il single player è particolarmente rilassante e appagante, anche per via del... fanservice.
Due parole sul fanservice.
In Dead or Alive le tette delle protagoniste hanno una fisica realistica (o quasi: diciamo che ballonzolano in modo evidente). I modelli delle ragazze sono particolarmente riusciti, tanto che sono stati rilasciati in seguito altri titoli che sono SOLO di fanservice, tipo Dead or Alive Extreme (1 e 2), Dead or Alive Paradise e Venus Vacation.
Inoltre ho scoperto che esiste un mondo di appassionati di modelli 3D che condividono le conturbanti pupazzotte di Dead or Alive (o altro loro videogioco preferito) non solo con i formati 3D classici, ma nel formato XPS che è facilmente gestibile e “posabile”, grazie ad un programma leggerissimo chiamato XNA Lara, creato da un tizio appassionato di mod per Tomb Raider.
In questo modo è anche possibile divertirsi perfino a scoprire com'è fatto il collo uterino di Kasumi o di Ayane (la mia preferita). Fra parentesi, questi ultimi due personaggi nominati sono due ninja, anch'esse piuttosto discinte e propense a mostrare le mutande se non peggio. Non a caso, la casa produttrice dietro il gioco è la Team Ninja.
Tekken
Tekken 3 l'ho visto in sala giochi. Inoltre gli amici con la Playstation lo avevano quasi tutti. Era bello, divertente ma... non mi ha mai preso particolarmente. Tekken, che col terzo capitolo ha fatto il botto, è evoluto bene nel corso del tempo, divenendo il titolo di punta fra i picchiaduro 3D. Recentemente è giunto all'ottavo episodio. Io ho giocato molto il quinto, che è un bel gioco, con personaggi carismatici e numerose e diverse arti marziali. Si tratta di un sistema di gioco a quattro tasti, rifinito col tempo, incredibilmente profondo, rigoroso e appagante se si ha la pazienza e la costanza di continuare a praticarlo. Il mio personaggio preferito è Heihachi, il cattivone anziano, che si esibisce in ottimo karate stile shotokan (non sono sempre e solo i buoni che lo usano). Tuttavia forse è il fatto che si tratti di un titolo privilegiato per il videogioco competitivo a dissuadermi dal riversarci troppe energie. Anche l'importanza che rivestono le combo per certi personaggi mi rendono tiepido nei confronti del gameplay. Io davanti ad un videogioco voglio rilassarmi. Ad ogni modo non possiamo negare i suoi pregi: un cast di lottatori molto ampio, che comprende anche canguri, orsi e panda, una storia abbastanza assurda e fuori dalle righe, una famiglia protagonista (i Mishima) dotata di assoluta personalità e infine, quello che gli Angli centro meridionali chiamerebbero “badass factor”: infatti sono tutti dei duri di prima categoria dotati di animazioni molto toste che danno l'idea dell'assoluta potenza dei loro colpi!
Altri picchiaduro da nominare
Oppure “notable mentions” o anche “honorable mentions”, come dicono notoriamente i Sassoni della bassa Padana.
Vorrei citare tra questi titoli, per il 3D, Soul Calibur, dallo stesso team di Tekken (la Bandai Namco), solo che anziché a pugni si lotta con le armi. Il primo Soul Calibur (che in realtà è il secondo poiché il primo si chiamava Soul Edge ed è famoso per avere una delle più belle intro e dei più bei brani della storia dei videogiochi) è ancora una perla di giocabilità. Ho provato anche il quarto capitolo ma non mi piace molto la direzione presa, ovvero la sovrabbondanza di effetti ed animazioni, anche se rimane molto divertente. Qui il mio personaggio preferito è Taki, una ninja (ma va?) che col tempo è diventata piuttosto pettoruta.
Sempre a proposito di combattimento con spade segnalo Samurai Spirit, un picchiaduro arcade davvero fantastico, stavolta in 2D. Il secondo capitolo è molto bello e dà una assoluta idea di duello tra samurai, col clangore delle katane che si incrociano, il ritmo riflessivo, la letalità delle armi (ci dovrebbe essere anche qui qualche ninja femmina ma non particolarmente significativa).
Vorrei poi citare il picchiaduro di Ken il Guerriero portato poco fa all'emulazione Dreamcast dall'arcade. E' un sogno che diventa realtà: da quanto tempo desideravo un gioco “fatto bene” di Ken il Guerriero da poter giocare! Lo cito più che altro perché è la mia scoperta più recente. Non ci sono ninja qui.
Nel passato ho giocato tanti altri picchiaduro, che cito in ordine sparso: – One Must Fall (robottoni 2D su Pc) – Darkstalkers (Morrigan e Felicia!) – Primal Rage (dinosauri fotorealistici) – Rise of the Robots (altri robottoni 2D sul Dos).
Infine, per chi vuole provare tutto ciò che ho descritto su PC (specie i titoli più datati), bastano Retroarch, PPSSPP, Epsxe e Dosbox. Insomma, un po' di emulatori e un po' di tempo per smanettare con le configurazioni. Se invece siete tipi competitivi e volete un avversario umano, oltre ad agguerrite sfide online in stile retrò, consiglio Fightcade.
Bene, è tutto. Ho sicuramente dimenticato qualcosa, ma pazienza. Che le ninja siano con voi e buon combattimento! Fight!!!
Gippo for Comitato Yamashita