Il paradiso perduto del programmatore di giochi

Un programmatore di giochi è un po' come Dio. Dio, d'altronde, è un programmatore di giochi, il migliore. Quando si sono cominciati a superare gli scogli e i limiti iniziali dello sviluppo di videogiochi, subentra per alcuni una sensazione di onnipotenza. Ma il più delle volte si è schiacciati dalle miriadi di possibilità e si rimane vittima di quella che è una vera e propria maledizione divina. Per capire di cosa sto parlando, occorre tornare a considerare il programmatore capo. Come chi? Dio!

Il programmatore capo è un tipo permaloso e ritiene giustamente di essere il migliore ma (Dio mi perdoni) le scritture che narrano il suo carattere descrivono quella che per i nostri standard sarebbe una persona essenzialmente insicura di sé, poco empatica e, soprattutto, incapace di condividere il suo potere e la sua conoscenza fino in fondo.

Molti miti di molti le religioni raccontano un peccato capitale che non può essere perdonato: tentare di farsi simili a Dio. Questo audace tentativo nasce sempre da un primo semplice atto che consiste nel tentare di ampliare la propria conoscenza.

La Genesi sta lì a raccontarcelo. Adamo ed Eva non commettono altro peccato che quello di mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male. Questo vuol dire che il male esisteva già e l'unica cosa che mancava era la consapevolezza.

Come può la consapevolezza essere un peccato, una maledizione?

Eppure Dio ha programmato così e la cosa funziona anche se può sembrare un loop un po' grezzo. Altri episodi ci dicono che il programmatore capo non esita a metter mano al codice e a tagliare e ricominciare da capo quando non funziona (leggi: diluvio universale). Altri ancora ci dicono che Dio è molto geloso del proprio codice e ci ha fatto a sua immagine e somiglianza e liberi di scegliere e di decidere ma solo fino al punto in cui questo non contrasti con il codice che ha creato e di cui, purtroppo, talvolta non abbiamo piena coscienza.

Ad esempio, a Babele, non sapevano che Dio aveva fatto un piano regolatore che vietava gli edifici più alti di un certo numero di metri. Dio è un programmatore geloso e se la prende sempre quando non apprezziamo l'eleganza del suo codice. Ad esempio, dalle parti di Sodoma e Gomorra, Dio, vedendo quanto accadeva, sbottò irato:

“Avete cominciato a testare un uso alternativo per quell'orefizio di cui avevo elaborato quell'elegante ed esclusiva funzione digestiva?!? Ingrati! Muorite! Zap!!!”

Che tali episodi attingano ad un fondo di realtà non c'è alcun dubbio a mio avviso. E non pensate che siano una prerogativa della nostra religione: Prometeo, Tantalo e i miti greci ci raccontano la stessa storia. Dio o la Natura o Chi-volete-voi punisce sempre invariabilmente colui che vuole ficcare il naso nel codice o provare usi alternativi. Al punto che ho dei dubbi perfino sulla Teoria dell'Evoluzione. Mutazioni positive? Finora le ho registrate solo negli X-Men. La natura sembra punire tutto ciò che si discosta dall'Oggetto Uomo così com'è stato definito all'inizio (anzi: alla sesta pagina) del programma. Alcuni saggi nostrani hanno tentato di sintetizzare la maledizione della conoscenza nel seguente motto:

Beata la 'gnoranza che te fa stà be' de testa, de core e de panza!

Ricollegandomi quindi all'attività di programmatore di giochi, devo rilevare che purtroppo nemmeno qui si sfugge alla regola. Appena si acquisisce abbastanza competenza, arriva immancabile la maledizione.

E così: 1. Qualcuno comincia a concentrarsi solo sul codice, diventa un feticista del codice e tutto ciò che riesce a concludere è la pubblicazione di uno shader come asset da scaricare sull'Unity Store. 2. Molti smettono di giocare perché non hanno più tempo e devono programmare i giochi. Ma nel farlo perdono il contatto con la natura del prodotto che vogliono creare e alla fine ripiegano su qualche progetto più piccolo. 3. Qualcuno prova ancora a giocare a videogame ma scopre con raccapriccio che ha completamente perso la sospensione d'incredulità. Quando ruba una macchina in Grand Theft Auto immagina il codice che c'è dietro... e non c'è più gusto né magia. Sullo schermo del suo monitor sfrecciano tanti modelli 3D e non più nemici, veicoli, alberi e animali. Che formato saranno? Obj? 3ds? Li avranno creati con Maya, Blender o altro? Ci sarà qualche programmino open source che possa fare al caso mio?

Insomma, la conoscenza, come sempre si paga. A questo punto potrei fare una lunga disamina del complottismo alimentato dal rifiorire del moderno culto neognosico, ma mi fermo qui. E mi vado a fare una partita. Con un'amara consapevolezza: una volta fuori dal paradiso perduto, Dio mette a guardia un angelo perché l'uomo non vi rientri. Ma magari Gesù è venuto proprio per questo e, come dice San Paolo, è nella speranza che siamo stati salvati. La speranza di farci almeno una partita tranquilla.

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