Il videogioco è morto, viva il videogioco!

Vi è mai capitato di leggere un titolo in cui si annuncia la fine di un fenomeno che è andato per la maggiore in passato e ora non è più tanto sulla cresta dell'onda?

A me questi articoli piacciono molto. Ricordo ad esempio “Il blog è morto, viva il blog!”. Mi piacciono talmente tanto queste riflessioni che le cerco proprio nel motore di ricerca: Facebook è morto, Twitter è morto, Internet è morto, Bitcoin è morto ecc.

Come mai questa morbosa attenzione verso la fine dei fenomeni alla moda? Credo che si tratti di un processo di elaborazione del lutto: si attesta definitivamente il decesso per passare oltre. E talvolta la fretta di attestare il decesso nasconde la gran voglia di passare oltre, oppure, più semplicemente, la curiosità di capire cosa viene dopo, chi o cosa prenderà il posto del defunto. Ovviamente ho cercato anche il necrologio del videogioco.

Dire oggi che il videogioco è morto – su questo sono d'accordo tutti – non equivale a dire che nessuno gioca più ai videogame. E' però la constatazione della crisi creativa che ha investito questo media e, in parte, anche la definitiva attestazione del fatto che è rimasto subordinato ad altri media dei quali sembrava dovesse prendere il posto. Di seguito vorrei quindi spiegare le due ragioni per le quali secondo me il videogioco è morto.

1. Non nascono più nuove cose

Ho letto su un forum in inglese (a proposito: il forum è morto, viva il forum!) l'osservazione di un utente il quale sosteneva che il videogioco, inteso come media creativo, fosse morto nel 2007. Cioè dal 2007 in poi è andata sempre peggio, nessuna novità, niente che facesse battere il cuore, fine dell'hype. Non so cosa abbia indotto questo utente a collocare in quella data il decesso ma le sue osservazioni collimano in modo quasi sorprendente con le mie. Io colloco la fine della curiosità nei confronti del mondo videoludico proprio a cavallo tra il 2007 e il 2008 (e anche se non gliene frega niente a nessuno, rivelerò che quegli anni sono stati a mio avviso decisivi sia a livello personale, sia per la storia dell'umanità, anche se molti non se ne sono del tutto resi conto). Nel mio caso la fine della curiosità ha assunto il nome di un gioco ben preciso: “Spore” di Will Wright (quello di SimCity). Uscito nel 2008 aveva risvegliato l'hype per via del fatto che si era presentato inizialmente come un “simulatore di evoluzione”, un videogioco quindi ambiziosissimo. Tuttavia, una volta viste le prime schermate, mi sono subito reso conto che era una robina troppo carina graficamente per assolvere il suo compito di rivoluzionario simulatore dell'evoluzione. Verso la metà degli anni '00 il videogioco assume una forma ben codificata. Questa forma diviene sostanza. La rivoluzione indie proverà a cambiare qualcosa ma il suo unico scopo sarà, alla fine, trovare una nuova forma, una diversa stilizzazione. Io non dubito che piccoli geniacci del game development creino anche oggi delle gemme nascoste ma il punto è proprio questo: le gemme restano nascoste, hanno un'ambizione limitata, attestano una generale saturazione degli spazi creativi e riempiono solo quelle piccole nicchie lasciate scoperte. Ormai è stato tutto esplorato e l'unica cosa che rimane da fare è solo qualche remake o enhanced edition.

2. Il videogioco ha perso contro altri media di più immediata fruizione

Lessi una volta un'intervista dello sviluppatore Chris Taylor (Total Annihilation e Dungeon Siege). Parlando di nuove idee, diceva al giornalista che secondo lui era stato lasciato inesplorato un particolare settore videoludico: quello dei giochi da praticare “rilassati”, ad esempio mentre stai facendo qualcos'altro tipo guidare il trattorino falciaerba. Anche qui ci troviamo intorno alla metà degli anni '00. Gli “idle game” sullo smartphone dovevano ancora venire, quindi onore al merito per l'intuizione. Però il punto è un altro. Se dobbiamo giocare per rilassarci e distrarci, magari per spegnere il cervello... beh, ci sono media che lo fanno meglio. La TV ad esempio. Da quando ho conosciuto la potenzialità del videogioco, l'ho sempre considerata come una cosa vecchia, destinata ad essere soppiantata. Il videogioco ha l'interattività! – mi dicevo. Sbagliavo. L'ho cominciato a capire quando la gente ha preso a commentare con gli hashtag televisivi su Twitter. Anche la TV ha acquistato (pur di riflesso) l'interattività ed è stata una interattività molto più libera e aperta grazie ai social. O meglio: è stata un'illusione di interattività molto più coinvolgente per chi aveva voglia di spegnere il cervello. Poi si è passati di recente alla libertà di scegliere la propria serie preferita fra un numero sterminato di serie TV. Parliamoci chiaro: le serie televisive odierne creano molto più hype di un qualsiasi videogioco (no, non cito Squid Game). Spararsi una puntata è molto più rilassante che superare un quadro. Non so se è mai stato detto: internet è diventato un alleato della Tv e un nemico dei videogiochi. Di quelli single player sicuramente.

Cosa viene adesso?

Cosa c'è dopo il videogioco? Sempre il videogioco. Gli sviluppatori indipendenti o mainstream continuano a produrre e sfornare giochi e la gente continua giocarli. Non voglio nemmeno accennare a quale forma obbrobriosa si debbano conformare oggi i progetti videoludici per poter avere una minima possibilità economica.

Forse personalmente pago la mia formazione antica e demodé. Per me il videogioco era quando mi compravano PC Game Parade. Leggevo di tutti i nuovi giochi e sbavavo di fronte alle schermate sulla rivista. Provavo le demo e speravo di trovare un modo per sbloccare con un hack una sottospecie di gioco completo, operando con l'editor esadecimale. Per me il gioco è sempre stato attesa, speranza, immaginazione. Pensavo: chissà se un giorno sarò talmente ricco da potermeli comprare tutti?

Beh, quel momento è arrivato. Sono talmente ricco da potermeli comprare tutti (poco conta che siano tutti abandonware gratuiti, tutti software scaricabili illegalmente o tutti titoli acquistabili a modico prezzo) ma non ho il tempo, la voglia, la curiosità, la fantasia di giocarli. Sì, ripensandoci il videogioco è proprio morto. Grazie per i bei momenti vissuti assieme. Da domani mi occupo di uncinetto.

Gippo for Comitato Yamashita