La nostalgia elettronica non esiste

Qualche anno fa, quando ancora esistevano le riviste di videogiochi da comprare in edicola (e le edicole stesse), lessi una interessante riflessione sulla nostalgia e il ricordo legati ai luoghi virtuali dei videogiochi. In particolare mi sembra che l'autore rievocasse la memoria di alcune zone rappresentate nel noto MMORPG «World of Warcraft». Ebbene, confesso che la nostalgia nei videogiochi, a dispetto della grande vitalità del fenomeno del retrogaming, è un sentimento per me molto superficiale e trascurabile. Ci sono giochi che non invecchiano perché sono dotati di una fantastica giocabilità e hanno una profondità invidiabile. Tuttavia quando un gioco invecchia male, non c'è nostalgia che tenga nè può essere d'aiuto inforcare un bel paio di quei proverbiali occhiali rosa che la nostalgia stessa (Nostalgia Inc.) produce e distribuisce. Questo mi fa pensare che non esistono giochi belli per l'effetto di questo nobile (?) sentimento ma, semplicemente, giochi belli che rimangono al passo con i tempi. O almeno con le persone (visto che un «millennial» è difficile che possa ancora divertirsi a Sensible Soccer come me). Ciò non esclude che possiamo comunque aver ancorato (come si dice in gergo PNL) alcune specifiche sensazioni che provavamo quando giocavamo a quel videogame, aggirandoci per quei paesaggi poligonali abilmente addobbati di texture, ombreggiature, bump mapping, luci dinamiche e quant'altro adatto allo scopo.

Perché sostengo allora che, almeno per quanto mi riguarda, la nostalgia videoludica non esiste? Semplicemente perché la nostalgia, intesa come sensazione struggente e piacevole legata al passato, riesco a provarla nitidamente per i luoghi fisici, con i ricordi e le atmosfere che essi trasmettono, e per confronto percepisco fin troppo bene come le architetture o i paesaggi visti su uno schermo non riescano a raggiungere le stesse vette emotive. I luoghi fisici hanno una sorta di “aura”, quelli virtuali no. Questo mi fa pensare che un giorno, se mai Jena Plissken riuscirà davvero a far esplodere quella bomba che renderà inutili tutti i dispositivi elettronici riportandoci «nel regno della razza umana», non avremo affatto nostalgia di questi tempi dominati da calcolatori un po' troppo disumani nell'imporre il loro linguaggio, la loro organizzazione e il loro paesaggi. Niente nostalgia quindi, tranne che per tutte quelle foto salvate sul cloud e sull'hard disk che, fra l'altro, fanno riferimento a luoghi reali che abbiamo già visitato e persone reali che abbiamo conosciuto.

Eppure...

Eppure vi è mai capitato di abbandonarvi ad una qualche fantasia di ritorno al passato? Avete mai tentato un esperimento di ipnosi regressiva supportato da quel videogioco che amavate tanto che vi riporti a quel periodo in cui eravate giovani e felici? Si potrebbe prendere a prestito un anno e scaricare un paio di videogame proprio di quell'anno, quelli in cui ci cimentavamo dopo cena, che per noi sembravano tanto importanti. E poi si potrebbe far finta che abbiamo ancora quell'età. Confesso che a volte ci provo e che è difficile che il videogioco, da solo, faccia la sua magia. Però anche voi potete provarci, magari scoprendo che semplicemente sbaglio o ometto qualche altro reagente dell'incantesimo: sono sempre a favore della sperimentazione, a meno che non serva a infrangere quelle belle illusioni necessarie a sopravvirere. Quindi provate e fatemi sapere, magari potremmo scoprire insieme qualcosa, viaggiare addirittura nel tempo e sistemare tutto quello che è cominciato ad andar male da un certo punto in poi. Zuckerberg, ad esempio.

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