La recensione di Strike Fleet fatta con lo spirito del giocatore
E' molto tempo che non scrivo e ho pensato che ritornare a fare un post con l'avvento della primavera possa essere un buon viatico per la ripresa dell'attività del blog.
La tentazione è sempre quella di parlare dei massimi sistemi ma questo è nato come blog di videogiochi, per quanto non giochi più come un tempo (ma sempre più di un qualsiasi programmatore di shader che si droga con le sub-subroutine e si professa C++ evangelist). Per questo sarò costretto a continuare a parlare di questo argomento che un po' odio. Ma... odi et amo, diceva quello.
Così, rapido ed efficace, vi parlo del videogioco che ho provato ieri. Si tratta di Strike Fleet ed è nientemeno che un gioco della Lucasarts del 1988 di cui ho giocato la versione per DOS tramite emulatore.
Avete mai fatto la recensione di un videogioco?
Giocare ad un videogioco con lo spirito del recensore è una cosa molto diversa rispetto al giocarlo con lo spirito del giocatore. Come parte la schermata iniziale, il recensore si prepara a scrivere frasi del tipo: “La presentazione è già sciatta e sa di prodotto raffazzonato alla bell'e meglio”. Invece il giocatore si lascia prendere dalla meraviglia oppure fa “Mmmh...”. Interpretare il giocatore è più divertente ed è per questo che quando ieri ho provato la mia partita a “Strike Fleet” non avevo la minima idea che ne avrei fatto la recensione, pertanto ho goduto del titolo come un giocatore qualsiasi. Quindi quello che leggete oggi è, in effetti, un documento unico e irripetibile: una recensione scritta con uno “spirito da giocatore” preservato incontaminato da qualsiasi velleità di recensore. E' come una perla rara. E' come un'opera d'arte digitale resa unica dalla blockchain e comprata per milioni di dollari da non si sa chi (probabilmente Elon Musk).
Come parte la schermata iniziale, che non è malaccio per un gioco del 1988, la prima cosa che noto è che il mouse non è supportato. Anzi no, il mouse non si può usare (supportare è un verbo da recensore). E io penso: bene! Un gioco ostico sin dall'interfaccia! E poi è un gioco di guerra, non solo è normale che sia ostico ma anche doveroso. Un gioco per devoti, per maniaci. Ho sempre sognato di affezionarmi ad un gioco così. Ho sognato un giorno di poter rispondere a chi mi chiedeva “Hai una passione particolare?” con la bellissima frase dal forte valore identitario “Sì, sono un appassionato di Strike Fleet”. Strike Fleet è un gioco di battaglie navali e non è affatto una simulazione realistica in effetti, questo lo so dai commenti in rete. Se volessi trovare quello spirito identitario in una simulazione di guerra navale forse dovrei rivolgermi a Gary Grigsby's War in the Pacific – Admiral Edition però quello è già troppo mainstream per i miei gusti. Tuttavia il pensiero di innamorarmi di un videogioco e costruirci attorno un tassello identitario mi ha sempre intrigato. Così come mi ha intrigato sempre, sin dall'adolescenza, l'idea di trovare degli amici che condividessero la mia passione per Strike Fleet o chi per lui. Creare un club esclusivo, parlare delle caratteristiche tecniche degli incrociatori e delle fregate, discutere del calibro dei proiettili, analizzare le battaglie storiche. Ma niente, tutti appassionati di calcio e di fica, così ho dovuto adattarmi. Ma il cruccio mi è rimasto. Quando parte la schermata iniziale – dicevo – varie opzioni mi si presentano. Quella predefinita mi invita a giocare uno scenario. Uno scenario? Questa non è un'avventuretta da una botta e via! Questa è una lunga e romantica storia d'amore e comincia proprio ora, cliccando il tasto “Campagna”. Sarà una campagna epica e appassionante, dove le nostre navi viaggeranno oltre i propri limiti tecnici e i nostri uomini lanceranno il cuore oltre il proverbiale ostacolo. Sarà un'epopea bellica intrisa di eroismo, in cui tenderemo cuore, tendini e nervi a servire lo scopo anche quando saranno da tempo sfiniti. Clicco “Campagna” col petto in tumulto. Ho a disposizione tot punti e li devo distribuire tra navi leggere, medie e pesanti per andare a comporre la mia invincibile flotta. Fare tutto per tastiera è macchinoso. Un tasto per ciclare il tipo di nave e un'altro per ciclare il nome. Appaiono anche i nomi delle navi che sono state già inserite nella flotta e bisogna stare attenti a prendere quelle non ancora selezionate ma questo lo capisco dopo un minuto. Finalmente, lasciando tre punti non distribuiti, completo la compagine e arrivo alla mappa del mare. “Mmmh...” Non è un granché. La gestione tramite tastiera è un disastro. O forse non è un disastro ma... Provo a impostare una rotta. “Mmmh...” Non vedo manco delle piccole icone simboleggianti le navi che si muovono piano piano. Ma non è che è a turni? Boh, ma chissenefrega. E così cancello dall'hard-disk. Una grande storia d'amore morta sul nascere. Forse era meglio se affrontavo il gioco come recensore, almeno uno scenario l'avrei provato a completare... Ma continuerò a sognare perché la rosa più bella è quella che non colsi, questo si sa, si è sempre saputo e sempre si saprà.
Gippo for Comitato Yamashita