Riannodare i fili

E' difficile tornare a scrivere e trovare le motivazioni giuste per convincersi che sì, c'è tanto bisogno di scrivere e di comunicare al pubblico anonimo e potenziale che potrebbe leggermi e lasciarsi influenzare a credere che sono una persona arguta.

Volevo scrivere un post sull'intelligenza artificiale ma ho voluto aspettare che passasse un po' la meraviglia e la tentazione di argomentare in modo originale e spiazzante. Volevo intitolare il post:

Sei solo la copia di mille riassunti

Con l'AI ho completato la Fattoria Mallory, gli sfondi sono venuti benissimo, i personaggi un po' meno e ci ho dovuto lavorare su. Comunque per le ambientazioni, sempre meglio l'AI che il filtro acquerello sulle foto... Questo mi ha quasi spinto a: – Revisionare un mio famoso post tutorial sul come creare una visual novel mediocre; – Appendere al chiodo le mie velleità di creatore di grafica nei videogiochi.

Tralasciando l'aspetto più immediato legato alle mie reazioni istintive, è soprattutto la riflessione più profonda e viscerale legata al secondo punto che merita un approfondimento. Difatti mi è venuto da pensare alla natura stessa dell'AI ovvero copiare e rielaborare il contenuto già creato dall'uomo. Di qui il rimando al titolo che volevo dare al post e che richiama una nota canzone di Samuele Bersani. Se l'AI può essere AI soltanto perché in precedenza è stato un fottio di materiale creato da aspiranti artisti, non è forse il caso che noi esseri umani la smettiamo di creare materiale? Ecco, credo che sia una domanda seria: cosa abbiamo creato di nuovo negli ultimi tempi, come esseri umani? Abbiamo bisogno di una nuova illustrazione di Rouge the Bat nuda? O di una nuova amazzone con l'armatura lucente che le strizza le tette? O di un nuovo quadretto impressionista? O di...

Alziamo l'asticella

La AI riguarda vari settori e ha tante implicazioni: qui voglio puntare l'attenzione solo sull'aspetto che riguarda la sua capacità di creazione visuale, la sua potenzialità di sostituirsi agli aspiranti artisti. L'intelligenza artificiale, per i creativi nei quali mi annovero, potrebbe segnare un discrimine tra il nuovo e il vecchio e alla fine dovrebbe imporci la necessità di chiederci se è o meno il caso di creare qualcosa di già fatto e di replicabile, con più perizia e migliori risultati, da un programmino software. Non dovremmo smettere di creare (questa è una specie di necessità istintiva) ma solo chiederci se è il caso di pubblicare, di condividere, di mettersi in competizione con un'esercito di pigri “scrittori di prompt” per l'AI.

Poi bisogna anche cominciare a pensare, purtroppo, che la rivoluzione informatica non ha prodotto gli effetti rivoluzionari che volevamo e che forse è necessario guardare altrove, lontano dai bit, lontano dagli schermi, lontano dall'elettricità e dai circuiti elettronici, se vogliamo avere piú controllo sulle nostre vite e riuscire a cambiare qualcosa del mondo creando qualcosa di nuovo. La cosa sta diventando impellente, purtroppo.

Lasciamo allora che l'AI rielabori un deserto di vecchia spazzatura, privo di qualsiasi interesse o importanza mentre il meglio è altrove. Dove? Ancora non lo so.

P.S.: mi rendo conto di aver scritto in modo un po' anonimo e poco brillante ma vi assicuro che questo post non è stato creato dalla AI.

Gippo for Comitato Yamashita