Ricominciare a scrivere durante la dittatura sanitaria
Ricomincio a scrivere per riprendere la mano. L'intenzione è quella di pubblicare con una certa regolarità, a giorni fissi, in particolare avevo pensato al martedì, al venerdì e alla domenica. Ho visto che su Writefreely, che ospita i miei scritti, è stato rimosso il limite di 500 parole e quello ancor più antico di 5000 caratteri. Questo non può che essere un bene perché impedisce che il potenziale scrittore si spaventi di fronte alla prospettiva della lunga dissertazione che l'attende e non cominci neppure a buttar giù mezza parola. Ad esempio, questa riflessione non è abbastanza lunga e significativa da meritare la qualifica di post? Direi di sì, anche se non la terminerò qui. E d'altronde se Agamben si può permettere di fare post corti, lui che è filosofo quindi produttore professionale di scritti e ragionamenti lunghi e ponderosi, perché non posso farlo io? Eppure diligentemente ho sempre seguito le regole anche quando, attorno a me, vedevo persone che pubblicavano boiatelle da pochi caratteri (“boiatelle” non contiene un giudizio di valore, solo di lunghezza). Forse è questo il mio problema di sempre: seguire le regole in modo troppo pedissequo. Però alla fin fine, vedendo che gli altri se ne fregano di seguirle e vedendo un cinismo di fondo per il quale tutti dicono “See, vabbè è cosi ma io faccio come mi pare!”... beh, forse seguire le regole in certi casi è un atteggiamento trasgressivo. Non in tutti, ovviamente. Questa, ad esempio, non è una riflessione che si può trasferire a cuor leggero anche al miglior modo di comportarsi nella dittatura sanitaria mondiale che stiamo vivendo. Difatti, in queste circostanze, non ho ben capito se seguire le regole in modo pedissequo può aiutarci o meno a uscire prima dalla situazione assurda in cui siamo: in pratica potremmo elabore la figura inedita di “accelerazionista della dittatura sanitaria”. Prendete quest'ultimo concetto scaturito su pagina dalla punta delle mie dita di dattilografo provetto (titolo di cui mi fregio avendo giocato molto a “Typing of the Dead”) senza abbinarlo a complottismo, destra, Qanon e compagnia cantante: se è stato istituito un coprifuoco vuol dire che c'è qualcosa che ci impedisce di vivere liberamente, qualcosa presente adesso in situazione di emergenza ma presente ovviamente anche prima, quando esistevano solamente le istituzioni democratiche liberali che forse tanto democratiche e liberali non erano. O forse, ad un certo punto, hanno smesso di esserlo senza che ce ne accorgessimo, sopraffatte dalla tecnica, dalla statistica, dall'informatica e dai media. D'altronde, come l'amico si vede nel momento del bisogno, anche le istituzioni democratiche e liberali si vedono nel momento dell'emergenza. Che bello terminare il post quando si sono terminate le cose da dire!
Gippo for Comitato Yamashita