IL MONACO

Il monaco passeggiando nell’ampio chiostro tra scorci di silenzio e attimi di tranquillità calpestava con estrema reverenza le sacre pietre posate per i religiosi calzari succedutisi nel tempo. L’elevarsi a Dio della solenne architettura s’imponeva nella storia d’antiche vicende.
Il cistercense, vestito di saio e incenso, raccolto il rosario nelle mani e con ai piedi semplici calzari, sacrificava la sua devota esistenza fatta di povertà e di preghiere alla gloria dell’Altissimo. La solitudine di vita contemplativa e le lente e cantilenanti litanie a scandire il tempo erano le compagne in dono ricevute dalla chiamata celeste. Camminava il frate con lo sguardo puntato al turchino cielo perdendosi tra guglie lavorate e pregiate colonnine con il solo pensiero fisso nella mente di poter raggiungere in un dì d’eternità cherubini e serafini tra ovattate nuvole di candido biancore; il chiostro, inondato da raggi di sole a illuminare tanta beltade, permetteva a lui, nello spirituale raccoglimento, di rendere gloria all’Onnipotente. Il monaco, con il passo leggero nella mente, al suono della campana nel battere dell’ora nona, si riscosse. Sopraggiunta la chiamata di dovere a rischiarare di redenzione la spirituale vita, che di solenni riti fa devozione, accelerò il passo e recatosi nella chiesa di gran fretta s’inginocchiò davanti all’altare mettendosi in preghiera.

Giulia Grignani ©