La notte di Samain, Il culto dei morti

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Ah, miei cari amici, avvicinatevi al fuoco scoppiettante, perché Bigoulin ha storie antiche da narrarvi, storie che danzano tra le ombre delle notti di inizio novembre, proprio come le foglie rosse che turbinano nel vento.

Sapete, questo tempo in cui l'aria si fa frizzante e le prime nevi imbiancano le cime delle nostre amate Valli di Lanzo, non è un tempo qualunque. I nostri avi, genti antiche come le pietre su cui sedete, lo chiamavano un tempo di passaggio, un confine sottile tra la stagione calda e quella fredda. Per i Celti, i nostri più lontani antenati, questo era il tempo di Samain, la fine dell'estate, un momento sacro che segnava anche l'inizio del loro nuovo anno. Era una notte speciale, una notte al di fuori del tempo, in cui si diceva che il velo tra il nostro mondo e l'Altro Mondo, la terra degli spiriti, si facesse sottile come una tela di ragno.

In quella notte magica, si credeva che le porte dell'A̓ltro Mondo si aprissero e che sia i vivi che i morti potessero passare da una parte all'altra. I nostri antenati pensavano che le anime dei loro cari defunti tornassero alle case, desiderose di scaldarsi al fuoco e di ristorarsi con i cibi preparati per loro. Ecco perché, ancora oggi nelle nostre valli, molti lasciano una cena imbandita per i trapassati, con la minestra di cavoli a Traves, la manesti con il lardo a Castagnole, o la tavola apparecchiata con castagne e pane a Pugnetto. Si lascia l'uscio socchiuso, sapete, perché i loro spiriti possano entrare senza difficoltà.

Ma Samain non era solo un tempo di accoglienza per i defunti. Era anche un periodo avvolto nel mistero, in cui si narrava che le forze della magia si risvegliassero e che strane creature vagassero nell'oscurità. Si raccontava di processioni di anime, i coòrs dij mort, che percorrevano le valli silenziose per poi svanire con le prime luci dell'alba. Persino lassù, verso Mondrone, si diceva che gli abitanti vedessero snodarsi, nella notte tra l'uno e il due novembre, la processione delle anime con i loro lumi accesi.

Vedete, cari miei, le antiche credenze dei nostri avi si sono mescolate nel tempo con la fede cristiana. La festa di Tutti i Santi e la Commemorazione dei Defunti sono arrivate poi, portando con sé nuove preghiere e riti. Ma nel cuore delle nostre tradizioni, sentiamo ancora l'eco di quel lontano Samain, di quel tempo in cui vivi e morti si sentivano più vicini.

Ancora oggi, in queste notti di inizio novembre nelle nostre Valli di Lanzo, si respira un'aria di sacra attesa, un ricordo di quel legame profondo che ci unisce a coloro che non sono più con noi, proprio come ci racconta quel bel libro de Il segno dei giorni. E così, mentre il vento ulula fuori e le ombre danzano, noi onoriamo i nostri morti, ricordando le antiche storie che ci legano indissolubilmente al passato. Questa è la magia di queste notti, miei cari, una magia antica come le montagne che ci proteggono.


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