RGB e CMYK, il codice fiscale del colore digitale

Quando si lavora a un progetto creativo su un monitor i colori sono sempre belli ricchi e vivaci, oppure all'occorrenza anche spenti se chi sta colorando sa quello che fa. Poi manda a stampare la propria opera e i colori ricchi e vivaci risultano spenti, mentre i colori volutamente spenti risultano un pasticcio grigiastro. Quelle belle sfumature di viola che simulano la seta sembrano lo scatto invecchiato di una Polaroid che ha inquadrato le dune di un deserto. La copertina del libro di riflessioni filosofiche sulla vita, l'universo e tutto quanto che ho realizzato con tutte le accortezze del tipografo quando viene caricata sui social assume delle tonalità così acide che sembra la pubblicità di un detersivo fresco al limone.

Impostare correttamente lo spazio colore e il profilo colore di un file digitale è di vitale importanza per ottenere il miglior risultato in stampa e in pubblicazione digitale. Per conoscerli bene occorre sapere come identificarli e quali proprietà possiedono. Le sigle nel titolo di questo articolo non sono lettere messe a caso, ma una sintesi dei colori che compongono gli spazi colore, come un codice fiscale, appunto.

I concetti qui espressi servono giusto per sensibilizzare l'utente occasionale sul tema e permettergli di chiudere al meglio un progetto magari portato avanti con grande impegno. Sapere quello che ci viene chiesto fin dal Crea nuovo e cosa ci aspetta dopo il fatidico Esporta, nonché avere un lessico corretto con l'eventuale stampatore, potrebbe prevenire sorprese sgradite. Nell'internétt ci sono migliaia di guru illuminati che vi sapranno spiegare in maniera molto più tecnica queste pratiche. Io cerco solo di mettervi sulla pista giusta nel modo più semplice possibile.

Lo spazio colore

Occorre assegnare il giusto spazio colore per ottenere la resa migliore in base al supporto sul quale dovrà comparire l'immagine.

CMYK

Le lettere indicano Ciano, Magenta, Yellow e Key. Sono i colori usati in stampa in qualsiasi sua forma, sia digitale che tipografica. I primi tre colori si possono facilmente immaginare, mentre il quarto, Key, è il nero. Quando andrete dal vostro tipografo di fiducia per stampare i vostri volantini, il libretto del matrimonio, il libro o la tesi da voi scritti durante tante notti insonni, sappiate che vi chiederà un PDF in CMYK oppure in Quadricromia, che è la stessa cosa, ma che si pronuncia più facilmente e dà un senso maggiore di professionalià.

A proposito di pronuncia, una mia studentessa ha trovato un modo simpatico e sintetico per definire questo spazio colore: anziché dire “Ciemmeipsiloncappa” ha sintetizzato in “Cmik”. Eviterei di usarlo in contesti professionali con sconosciuti, ma è grazioso da dire tra colleghi.

RGB

Red, Green, Blue sono i colori usati per immagini destinate a dispositivi dotati di monitor come computer, smartphone e tablet, ma anche per animazioni e video. A differenza del CMYK, che utilizza quattro strati di colore fisici, l'RGB vive di luce, quindi i canali sono solo tre: il rosso, il verde e il blu. Le foto che scattate con il vostro cellulare, per esempio, verranno certamente salvate in un formato RGB perché la fotografia non è altro che un dipinto fatto dalla luce stessa.


Per entrare nel tecnico possiamo capire cosa succede nella combinazione di questi colori capendo come si ottiene il bianco.

Pensiamo alla stampa: si parte sempre dal foglio bianco e man mano che si aggiungono i colori si ottiene il nero. Questa è la sintesi sottrattiva, perché per raggiungere il bianco devo eliminare tutti i colori.

Sui monitor, invece, che sono per forza di cose spenti o accesi, si utilizza la luce, perciò il bianco si ottiene “accendendo” tutti i colori attraverso la sintesi additiva.


Conversione

Ora che abbiamo capito come si comportano i colori su diversi supporti è giusto sapere che è possibilissimo cominciare a lavorare sempre in RGB, che è il formato più pratico per fare correzioni di foto o disegni digitali. Magari l'immagine che sto elaborando andrà pubblicata su un sito web e poi occorrerà utilizzarla per una locandina da stampare in tipografia.

La conversione è sempre possibile, ricordandosi che il passaggio da un metodo colore a un altro comporterà delle modifiche cromatiche. Normalmente il passaggio da RGB a CMYK tende a smorzare leggermente i toni di colore, facendo perdere vivacità e appiattendo le sfumature. Occorrerà quindi una correzione successiva dopo la conversione se si volesse ridare vita ai colori, oppure lavorare direttamente su una copia in CMYK quando i software lo permettono.

Questo vale anche per il contrario. Se cercassi di pubblicare online un volantino realizzato in CMYK perché il suo scopo primario è la stampa, il browser interpreterebbe male i quattro canali e otterremmo un risultato eccessivamente saturo se non addirittura acido. In questo caso andrebbe convertito in RGB e soprattutto andrebbero ridotte le misure e la risoluzione, perché normalmente i file destinati alla stampa sono molto più grandi e pesanti dato che hanno bisogno di molte più informazioni.

Purtroppo non tutti i programmi open source sono in grado di gestire questo metodo di colore.

Ma non finisce qui.

Il profilo colore

Una volta compreso il destino della nostra immagine digitale siamo solo a metà del percorso.

CMYK e RGB organizzano le informazioni sul colore in base al supporto, è vero, ma è anche vero che esistono decine di supporti diversi. Se aprissimo il menù avanzato per la gestione del colore nel nostro programma di grafica o disegno preferito scopriremmo che esiste una lista lunghissima di profili sia per la quadricromia che per il digitale. Ecco quindi che la comunicazione con chi stamperà o pubblicherà il nostro lavoro dovrà essere quanto più cristallina possibile per sapere con precisione quale profilo specifico occorrerà assegnare. Un volantino stampato su carta patinata lucida non avrà lo stesso profilo di un quotidiano, perché il tipo di carta e il comportamento che avrà l'inchiostro sarà molto diverso. La maggior parte delle volte sarà sufficiente impostare correttamente solo il metodo di colore e ci penserà la tipografia a scegliere il profilo migliore ma è giusto essere preparati a ogni evenienza, soprattutto con le tipografie online. In quel caso è meglio leggere con grande attenzione la documentazione fornita.

Perciò se il risultato di stampa dei vostri libretti della cresima fatti con tanto amore non fosse quanto sperato, prima di andare ad abbaiare contro il tipografo accusato di aver combinato un pasticcio con il vostro file, assicuratevi di non aver fatto danni voi ancora prima di esportare il vostro PDF.

I formati immagine

Ecco una tabellina riassuntiva delle proprietà dei formati di immagine digitale più diffusi.

JPEG

Il formato più utilizzato e versatile nei formati di immagine digitali.

PNG

La miglior qualità possibile dell'immagine, usato solo nell'ambito monitor e video.

GIF

Un antico formato molto leggero. Si usava per avere animazione e trasparenza a discapito della qualità.

WEBP

Nuovo formato ideato da Google che permette di avere una compressione molto elevata per ottenere file molto piccoli ma allo stesso tempo di qualità visiva notevole.

TIFF

L'ideale per le immagini destinate alla stampa. Unisce tutte le proprietà positive di JPEG e PNG.

PDF

Il modo più affidabile per lo scambio dei file. È un descrittore di pagina che assicura al destinatario di ricevere esattamente quello che vede il committente. Si possono impostare abbondanze e segni di taglio per avere una resa perfetta in fase di stampa. Per volantini a due facciate e locandine è meglio anche convertire i caratteri in tracciati per evitare qualsiasi “fraintendimento” con le macchine da stampa. Per riviste o libri i font possono essere inglobati per non pesare eccessivamente sul peso del documento.

I più curiosi potrebbero anche scegliere di entrare nel magico mondo della grafica vettoriale e nel futuro degli standard web.

Un piccolo sfogo

Gimp e Inkscape, due programmi spesso usati come araldi del software libero, ad oggi, non sono ancora in grado di gestire in maniera completa e affidabile la quadricromia. Un enorme limite che obbliga a rielaborare i file esportati usando altri programmi di conversione o di forzare il salvataggio in CMYK in fase di esportazione con Scribus, per esempio. Non è tanto diverso dal gioco d'azzardo. Se è vero che già in partenza non avrò mai la fedeltà cromatica 1:1 tra la visualizzazione su monitor e il prodotto stampato, affidare una conversione forzata a un programma esterno, senza poter intervenire direttamente, è un vero salto nel buio. Da parte di Gimp qualcosa sembra muoversi, Per Inkscape esiste un'estensione per esportare PDF in CMYK, ma resta una soluzione non nativa e soprattutto una conversione dell'ultimo momento che non permette di visualizzare il risultato durante la lavorazione.


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