Come funziono 1 – Incazzatura

Quando sono incazzato ho diversi stati: vediamoli assieme.

Capitolo 1: Genesi

Non mi innervosisco subito, lo faccio solo se l'altro dimostra di non avere un'elevata capacità di discussione e fa i capricci.

La cosa che mi fa incazzare più di tutte è il fare i capricci: ho la netta sensazione che se un domani dovessi diventare padre potrei incazzarmi tantissimo con i miei figli, se non dovessi riuscire a gestire i capricci.

Ma in ogni caso cerco di capire il problema, e trovare una soluzione. Se l'altro si incazza, mi incazzo anche io, divento molto ostile tanto quanto l'altra persona. Se riconosco che l'altra persona è tranquilla anche quando si incazza, difficilmente esploderò anche io.

Capitolo 2: Barriere filosofiche, il tunnel oscuro

Ecco allora che, nei casi dove l'altra persona non è pacata, mi stra-incazzo anche io.

Quando mi incazzo voglio essere lasciato in pace: cerco in tutti i modi di distrarmi e pensare ad altro; prima o poi mi passerà.

Prima che riesca a fare questa cosa, ecco che mi vengono in mente domande filosofiche come “mi sono comportato bene? perché mi sono incazzato? in base a quale morale ho risposto, e seguendo quali principi?”

La verità tipicamente è che non c'è una verità, ma a volte ho dei pensieri molto auto-distruttivi che mi portano a buttare tutto quello che ho costruito e sto costruendo. A volte ho addirittura pensieri abbastanza intrusivi, come l'avere il desiderio di lanciare oggetti o avere reazioni considerate “esagerate” perché l'altra persona smetti di parlare.

Mi dà fastidio quando è stato fatto presente un problema e si continua a polemizzare o rivangare altre cose passate: è più costruttivo trovare una soluzione anziché lamentarsi.

La soluzione tipicamente implica il fatto di dover stare in silenzio e accettare qualunque cosa venga detta dall'altra persona, cosa che a me non sta bene.

Reputo questa cosa abbastanza dittatoriale: il problema non è accettare l'altra parte, è lo stare in silenzio. A me sta bene accettare quello che è stato detto dall'altra parte, purché sia una soluzione effettiva al problema e avendo avuto la possibilità di dire la mia e avere la mia idea considerata. Insomma mi sta bene considerare un insieme di opportunità e valutarle.

Per concludere le mie funzioni cognitive si abbassano: non riesco a ragionare o a fare qualsiasi altra attività ad alta intensità (reputo normalmente “dialogare con qualcuno” un'attività di questo tipo). Sono incapace di guardare al futuro con occhi diversi da quelli che ho e ho un muro nero davanti a me.

Capitolo 3: una via di uscita

Il modo per uscire da questa situazione arriva nel momento in cui faccio altro e mi distraggo completamente a tal punto che venga assorbito dall'attività in quel momento. Può essere la scrittura (come in questo caso), oppure un'attività manuale o altro.

Vengo talmente preso che mi “scordo” cosa è successo in precedenza: non è che mi dimentichi davvero, ma passa molto in secondo piano.

Questa fase è molto positiva per me: vado nuovamente alla seconda fase, ma con un po' più di lucidità. Se ho sbagliato ti vengo a chiedere scusa, a patto che tu sia una persona degna delle mie scuse, ossia, mi hai trattato con rispetto. Non dò rispetto a chi non me l'ha dato o mi ha trattato molto male quando ho discusso e non si è pronunciato “avendo ragione a prescindere”, senza prendere in considerazione quello che ho detto.

Se ho di nuovo a che fare con la persona in questione e nulla cambia, ricado nello step 1, soprattutto se la cosa parte da lei. Tendenzialmente non rivango mai cose passate, e se ho un problema al limite quando mi sono calmato ti vengo a dire “guarda, ok questa cosa, però mi ha dato fastidio quest'altra”.

Se ciò succede con persone che non sanno discutere e hanno sempre ragione, ecco che questa parte viene a mancare: salto completamente questo step perché tanto “avranno sempre ragione loro”.

Il mio tempo è importante, e non voglio perderlo in attività inutili come litigare su un litigio.