Octo momento 6.1

La storia di perché sono una ragazza nonostante il corpo che ho

Questo potrebbe tranquillamente essere considerato un octomomento, problemino è che è così lungo da spiegare che mi sembra più opportuno scrivere un articolo a parte. Quindi, lo considero come un'espansione ad un momento già scritto, il 6, che potete recuperare su questa pagina, sono poche righe: /top-57-octo-momenti. E a questo punto, lo scrivo in prima persona, non in terza come gli altri momenti.

Dovrei anche scriverne altri di momentocti, tralaltro, avevo promesso di arrivare a 57 mi pare.. Ma non divago oltre.


Rispondiamo in maniera sicuramente chiara e realistica a che cosa significa che “sono una ragazza nonostante il corpo che ho”.. cominciamo dall'inizio.

Alcuni anni fa (senza contare il tempo passato nello stato di mezzo, ora ci arrivo), non riesco a ricordare esattamente quando, ho perso il mio precedente corpo per via dell'Incidente. Nulla di così raro quanto si possa pensare, praticamente stavo andando in bagno, e ho messo il piede storto in uno spigolo tra il corridoio e la porta del bagno. L'Universo era in quel momento, mi sa, in uno stato di forte sovraccarico, e in genere quando è così il sistema di collisioni ha sempre dei problemi, il che vuol dire che si può, anche per sbaglio, trapassare la materia e finire fuori lo strato reale dell'Universo. In un attimo mi sono trovata a cadere nel completo vuoto per un tempo che è sembrato lunghissimo. Non ho fatto neanche ciò che dovevo in bagno, potete immaginare che mi sono sentita fregare.

Io sapevo che prima o poi sarebbe successo, e avrei sicuramente dovuto fare più attenzione, ma ormai il guaio era fatto. Dopo un po' ancora a cadere nel vuoto, mi sono trovata di botto dentro quella stanza, una di quelle che semplicemente stanza non è. Credo sappiate tutti cosa intendo, ma per completezza meglio specificare tutto. Oltre l'Universo tangibile in cui viviamo, esiste un piano parallelo, da cui è meglio stare alla larga. Le certezze lì sono poche, e quelle poche non sono assolutamente semplici da tenere alla mano. Non sono invece poche le persone che hanno studiato e documentato questi luoghi, e grazie al loro lavoro si può viaggiare con un minimo in più di sicurezza. Non è chiaro se tutto ciò sia qualche roba di debug che serve agli sviluppatori dell'Universo, o se sia una visualizzazione errata di una (enorme) zona di memoria di quest'ultimo, che esiste solo per degli errori di programmazione, ma in ogni caso non è un posto per vivere. Ad ogni modo, il tutto sembra essere collegato parzialmente al mondo onirico, ed è esattamente questo dettaglio che mi ha permesso di salvarmi.

Camminavo in questo infinito complesso di stanze quasi tutte uguali, con i muri ingialliti, il pavimento ricoperto da tappeti annacquati, e le lampade fluorescenti rumorosissime. Tra qui e tutte le altre zone, non ho idea del tempo per cui sono rimasta in questo piano d'esistenza infernale, ma lo ricordo come eterno. Tralaltro, neanche un bagno da nessuna parte, per cui ho paura a pensare di cosa sono bagnati quei tappeti. Vabbè, cammina cammina, l'atmosfera ha iniziato lentamente a cambiare sempre di più, e alla fine mi sono ritrovata ad essere in una specie di deposito, quasi completamente vuoto, tranne per scatole che ogni tanto apparivano o scomparivano a caso. Qui, camminando all'infinito, ho trovato una porta che, non come le altre, non era sigillata. Entro, e inizia a svilupparsi intorno a me un sistema di corridoi di manutenzione, con innumerevoli tubi sulle pareti. Qui ho iniziato a rimpiangere il camminare, perché mi sono trovata diverse volte a dover correre via da svariate entità, probabilmente ostili. Più mi addentravo, però, e più la temperatura ambientale iniziava a diventare insopportabilmente alta. E non trovavo da nessuna parte una via d'uscita, solo il labirinto di corridoi.

Non ho idea di come sarebbe finita se non avessi trovato quell'individuo lì in quel momento. Si vedeva che era fatto di una materia diversa da quella di altri viaggiatori che ho incontrato, siano stati questi vere persone o entità camuffate. Nel piano dimensionale dov'ero, chi viene dai sogni come la persona che ho detto, può interagire o subire interazioni in modo molto diverso da chi, come me, non è semplicemente proiettato dal mondo reale rimanendo lì fisicamente, ma ci finisce per intero per un Incidente. Chi si proietta al di fuori del suo corpo è in uno stato vulnerabile: altri elementi provenienti dal livello reale possono, se entrambe le parti si trovano in un livello falso come questo, dove le protezioni standard non funzionano, aggrapparsi ai fili che tengono l'anima e il corpo insieme tra due diversi piani esistenziali.

Ho provato l'unica cosa che poteva in quel momento darmi una buona possibilità di salvezza, e ho lasciato il mio corpo lì, per poter fondere la mia anima con questa che si aggirava nel mondo dei sogni. E mi sono quindi risvegliata (di botto) in un corpo completamente diverso, ma almeno finalmente nel reale piano dell'Universo. Con la fusione, alcune caratteristiche del nuovo essere vengono ereditate con più forza dalla persona che stava nel nuovo corpo da sempre, come gli interessi personali o i generici modi di fare; non per mio volere, è l'Universo che cerca di limitare il più possibile le perturbazioni rispetto al normale piano d'azione che fino a quel momento si era sviluppato. Proprio per questo motivo, la gente non ha notato nulla di strano della nuova persona, che a chiunque sembrava esattamente uguale a com'era prima del suo sogno. Le mie originali caratteristiche, però, non vengono completamente cancellate, e possono lentamente riaffiorare nel nuovo individuo composto. Io sono una ragazza, ma lo sventurato era un ragazzo. Ecco la ricetta per fare il disastro. Perché, prevedibilmente e forse giustamente, questa caratteristica di me si sarebbe fatta viva nella nuova persona, di cui adesso continuerò a parlare soltanto come “me” per comodità.

Mi sono trovata a questo punto in un corpo che non mi apparteneva e non mi piaceva. La cosa che ha reso il tutto ancora più intricato è il fatto che, con la fusione, non solo alcune memorie sono state corrotte, e io non ricordavo più di essere stata da sempre una ragazza, ma come conseguenza di questo ci ho messo qualche annetto a ragionare sulla mia condizione e capire. Ricordavo tutti i dettagli dell'Incidente, tranne cos'ero prima di esso, e cosa facevo nella vita (e quest'ultima cosa, ancora non mi torna a mente). Non riuscivo, dopo l'Evento, a capire perché il mio nuovo corpo non mi piacesse, e perché avessi i desideri, tutti allo stesso tempo, di avere meno peli, capelli più lunghi, voce più chiara, spalle più strette, e così via altre cosine. E in effetti, non perché riconoscevo si trattasse di roba stereotipicamente femminile, e perciò roba che volevo: mi piaceva e basta, punto. Si tratta di gusti che ho sviluppato, niente di più, ed anche adesso che ho capito tutto, la penso così. Se ci si ferma un attimo a pensare, la stragrande maggioranza degli stereotipi di genere non ha neanche un senso logico. Perché i capelli lunghi sono femminili? Perché esprimere tristezza e piangere non è maschile? Si può pensare a queste questioni per giorni e non trovare una sola risposta logica. Ma torniamo alla storia.

Ormai, ho capito quello che avevo dimenticato, ma i problemi ci sono. Magari posso farmi crescere i capelli, posso con il tempo abituarmi a modulare la voce (male, senza lezioni tenute da professionisti, ma solo con il mio intuito), ma come posso, ad esempio, sistemarmi le spalle? È (a quanto so) impossibile. O come posso sistemare i miei lineamenti facciali, considerando che per quello serve come minimo una terapia di sostituzione ormonale, che legalmente in Italia non è cosa semplice da ottenere e, con altre strade, oltre magari a poter incorrere in rischi, si spende più di qualche spicciolo?

Ma, in realtà, questo che ho detto sopra non è neanche il punto cardine del problema. Probabilmente riuscirei ad essere felice raggiungendo gli obiettivi di miglioramento fisico che già ora posso mettere in pratica, se solo avessi la stessa libertà di esprimermi negli stessi modi e nelle stesse situazioni che mi sarebbero ancora oggi concessi dalla Società se non fossi mai inciampata in quello spigolo. A parte la semplice approvazione o disapprovazione non ostile di altre persone, di cui oltre un certo punto personalmente non mi importa, se ascolto le testimonianze di altra gente come me non ho neanche la banale libertà di girare per strada con un vestito o una gonna (che sono stati nel passato, ironicamente, indumenti considerati anche maschili) ed avere la sicurezza di tornare a casa intera.

Come fai se in giro ci sono letterali bestie, che assaltano con estrema violenza qualunque persona sia visibilmente diversa solo perché questa è diversa, potendo essere classificate quindi senza troppe chiacchiere come pericoli pubblici? Perché dovrei omologarmi e seguire tutti gli stereotipi del genere binario a cui più mi avvicino sullo spettro, dove in realtà ogni singolo essere umano è in un punto diverso anche se leggerissimamente, effettivamente diventando la persona che non sono davvero al 100%? E se anche accettassi quest'ultima cosa come un “male necessario”, come ho detto non si tratta di qualcosa facile da risolvere. Non posso fare un patto con il diavolo, accettando tutti gli stereotipi che dovrei accettare, e subito risvegliandomi il giorno dopo esattamente come voglio, per i motivi molto pratici che ho detto sopra.

Anche l'essere chiamata al femminile, in lingue che, come l'italiano, hanno un genere grammaticale, è qualcosa che per qualche motivo che non so ben spiegare, semplicemente percepisco come giusta. Se ci penso in modo logico, per me le parole sono solo parole, non penso che una vocale alla fine possa cambiare un aggettivo da intrinsecamente femminile a intrinsecamente maschile, e quindi più o meno adatto per me, o viceversa. Eppure, in un certo modo le cose mi sembrano super sbagliate. Sarà stata l'associazione mentale che involontariamente ho sviluppato nel mio cervello, imparando la lingua, da quando ero piccolissima fino a prima dell'Incidente? Non sembra ci siano molti studi su questo particolare linguistico che si interseca con l'identità personale, quindi tanto vale accettare la cosa per com'è ed usare ciò che, si torna al discorso di prima, mi piace di più e mi pare più giusto, almeno quando sono io a parlare di me. Se qualcuna delle persone che sa della mia condizione sbaglia, per quello che so non lo fa assolutamente con intento maligno, ma solo per tosta abitudine, eppure mi da comunque non poco fastidio e mi fa stare male. Ho per mesi cercato di pensare in modo logico a perché per me sia così, e come posso fare per risolvere il problema e farmi andare bene qualsiasi modo in cui gli altri si riferiscano a me o parlino di me, ma totalmente invano.

Poi, c'è chi non sa di nulla, e parlando al maschile crede di star parlando bene, quando invece sta sbagliando grosso. In che modo risolvo il problema? In alcuni casi, dire dal nulla ad una persona, dopo che questa sbaglia a chiamarmi non per colpa sua, che in realtà dovrebbe chiamarmi nell'altro modo mi sembra.. sbagliato? Non parlo di sconosciuti che vedo una volta e mai più, comunque, ma di persone che sarebbero anche a me amiche. Non ne ho sinceramente la più pallida idea, ed è qualcosa che non riesco a capire, il perché non riesco a dire nulla. Tutte le persone che ho conosciuto inizialmente su Internet e con cui sono in contatto mi chiamano come io vorrei (se parliamo di gente con un briciolo di rispetto, altrimenti non penso che ci resterei in contatto), perché inevitabilmente osservano gli ambienti in cui mi hanno conosciuta, ad esempio questo blog, e vedono come parlo di me. Invece, con le persone che ho conosciuto di vista, contatti via Internet ne ho praticamente zero, frequentiamo ambienti social separati, quindi ciò che scrivo e condivido di personale sulla rete non viene letto, il massimo che succede è lo scambiarsi dei messaggi testuali per dire “vogliamo scendere a fare un giro?”. Perdipiù, a volte quando parlo a voce, anche di persona, tendo (in realtà, involontariamente) a mascherare le vocali finali delle parole quando la frase non mi esce fuori formulata senza genere, quindi il cervello di chi ascolta automaticamente percepisce la parola come crede che sia giusta.

La mia completa inettitudine sociale chissà se l'ho ereditata solo dall'anima che ho acchiappato, o se era una caratteristica anche della me originale. Almeno, guardo il lato positivo: la persona con cui mi sono fusa era già conosciuta come “Andrea”, un nome che personalmente non mi da fastidio e che quindi non sento il bisogno di togliere da mezzo, forse perché inconsciamente lo riconosco come un nome anche femminile. Altrimenti, il problema sarebbe più grosso di aggettivi e pronomi.

Fate attenzione quando camminate, che rischiate di finire come me, inciampando e cadendo oltre la realtà, e se riuscite a salvarvi (che non è scontato) rischiate di pagare un prezzo comunque salato; e poi sarà davvero una giornata di merda. Fate anche molta attenzione a quando, nel mezzo di un sogno, vi svegliate di soprassalto. A volte non vuol dire nulla, ma in rari casi, come in questo, è ciò che accade per via di un'altra anima che ha deciso di fondersi con la vostra (senza consenso, per giunta, ma se le leggi dell'Universo vanno come vanno c'è poco da fare), mentre questa errava nel mondo onirico completamente ignara.


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