Il mio percorso di scoperta della rete.

Grandissima parte del mio tempo libero la passo connesso, grandissima parte del mio tempo lavorativo la passo a garantirmi la possibilità di avere del tempo libero. Sono tremendamente affascinato dal codice perché è lo strumento con cui riesco a modificare e a capire i software che utilizzo, sono tremendamente affascinato dalla realtà virtuale perché rappresenta l'estensione sensoriale di un mondo che non mi soddisfa. Adoro Apple perché mi garantisce un utilizzo scorrevole, ergonomico, soddisfacente della tecnologia. Odio Apple perché ha delle politiche commerciali eccessivamente aggressive, come Adobe.

Nella mia bolla oggi si parla di necessità dello studio. Quasi tutte le persone di successo che conosco hanno studiato almeno fino all'università, quasi tutti i miei coetanei non hanno alcuna idea se questa possa effettivamente servire, quasi tutte le persone di successo sono cresciute in un mondo completamente diverso da quello in cui sono cresciuto io. Ma è davvero così?

L'approccio narrativo alla vita reale

Ogni giorno mi sveglio e vedo narrazioni diverse del mondo. C'è aria di guerra, di speranza, di elezioni. C'è l'aria che respiro io, in qualche modo: ho 2* anni e cerco una vita soddisfacente per me e per chi mi circonda. Vorrei fare soldi, fare una famiglia, trovare il modo di avere un fisico in soddisfacente salute – cosa differenzia me da un marco-san di cinquecento anni fa? La sensazione è che non ci sia nessuna differenza. Che non sia possibile nessuna differenza, e per questo ci siamo inventati le storie. Macro-contenitori che possano dare un senso alla nostra vita e al nostro passato.

Quindi perché sono così ossessionato dalla rete? Perché sembra essere la tecnica più importante nell'evoluzione umana oggi. Perché ci dona dei super-poteri (grandissima capacità di diffusione e conoscenza) e perché essendo basata sulla riproducibilità, permette a chi si sforza di imparare come funziona, di modificarla e migliorarla. Il fatto che con la rete siamo qualcosa di diversi è il più grande passo di consapevolezza fatto nella mia vita con la rete infatti, non possiamo più essere soli, ma il grado di solitudine dipende completamente da noi.

E gli adolescenti?

Quelli temo siano persi. Cresciuti con troppe possibilità sono stati decisamente sovrastati dalla rete. Tutti gli adolescenti che conosco hanno sofferto terribilmente la quarantena obbligatoria perché la rete è stata tutto quello che hanno avuto.