Marco-san

Dubbioso di essere veneto.

Mi interessava molto, ero un ragazzino. Sopratutto, apprezzavo la possibilità data a uno che, dichiarandosi fedele a una certa forza politica, trovava le simpatie, la fratellanza, di un gran numero di persone.

Era molto facile per me scegliere la sinistra. Anche se non mi sono mai iscritto, perché il partito principale, quello che adesso è il mio, era molto esclusivo.

Lentamente quindi sono cresciuto, mi sono molto affezionato al movimento. Era per me il posto dove la mia voce, veniva finalmente ascoltata anche da delle persone adulte. Il nostro capo spaccava. Avevamo l'ingresso gratuito ai suoi show. Cose che arrivavano a costare anche 15 €, per un adolescente sono un sacco di soldi.

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Tutti i miei amici sapevano, mi chiedevano opinioni circa la politica. Abbiamo fatto una grande campagna referendaria, vinta, e abbiamo costretto la locale azienda dell'elettricità, a fornire energia rinnovabile in bolletta.

Spettacolo.

Poi mi sono allontanato dall'Italia, ho vissuto via per un anno, al mio ritorno tutta questa passione mi sembrava inutile. Che non portava da nessuna parte. Mi sono lo stesso trasferito in una delle città dove il movimento governava, e ho assistito, infastidito, alla sua deriva razzista.

Mi sono disaffezionato. È facile raccogliere delle persone dietro a delle idee se non c'è l'ideologia a supporto. Specialmente se queste idee sono semplici, certamente buone. Il problema è che dietro a queste proposte trovi chiunque.

Lontano dai fighetti della mia città, ho conosciuto altre facce del partito e, sempre lentamente, ho maturato una nuova posizione politica. Ho iniziato dai fondamentali: La sinistra e la scintilla, nel lungo termine siamo tutti morti, persino un po' di Marx (uno di questi tre l'ho inventato).

Mi sono iscritto, e per questo non ci rimango troppo male per quello che sta succedendo in questi giorni. Attacco a lavorare, il post sta durando anche troppo, #continua .

Per la seconda volta in un anno ho fatto esperienza di due prodotti rai che mi sono piaciuti, molto. Una pezza di Lundini e Io ero il Milanese. Il mio dubbio è che ho potuto vederli o ascoltarli, grazie al digitale. È una banalità, gigante, ma questa cosa che puoi creare arte e questa viene vista, da chi la vuole vedere, a prescindere dal palinsesto, è incredibile. È come se tutto questo genere di prodotti ci fossero anche prima, ma il grosso del pubblico rai fosse di vecchi, poco adatti a questo genere di cose, abituati a vedere lo stesso solito schifo conservatore.

Via unsplash

Lo stesso, a volte, lo applico alla vita. Quando scelgo di fare certe esperienze, e mi dico o convinco che queste scelte sono consapevoli. Tipo, l'altra sera ho deciso di paccare una cena elettorale del partito al quale sono iscritto. Ho deciso perché era molto tempo che volevo guardare un film, Dune, che volevo guardare da un sacco di tempo. Ci sono rimasto male, perché ho evitato una possibile occasione di incontro con altre persone, magari simpatiche. Sono stato pigro. E perché, sopratutto, Dune era un filmaccio. Villeneuve ha veramente sbagliato tutto. In special modo a fare un film che è una sorta di prologo ad un altro film che guarderò, ma insomma, se passa alla tv è meglio.

Però, quella scelta l'ho fatta perché sono tre quattro giorni che la mia ragazza non è a casa, è in viaggio. Sono tre quattro giorni che sono in bulimia da videogiochi, film, e adesso di scrittura. Visto in quest'ottica, la scelta di saltare il partito per un film, è stata vincente. Mi fa riflettere sull'impegno. Ho finalmente uno schermo di tipo televisivo, e ho deciso di impegnarmi nei confronti della mia cinefilia.

Ho iniziato rispolverando la Playstation. È da quando ero al Liceo che ogni volta che ho un attimo di libertà tiro fuori dei videogiochi. Ho sicuramente delle questioni irrisolte circa quello che potevo e non potevo fare, e i videogiochi erano un posto dove mi perdevo molto volentieri. Sono stato bocciato, i videogiochi mi sono stati impediti, sono cresciuto, non ho più avuto tempo. In definitiva, ogni volta credo che coi videogiochi tornerà quel tempo, per il quale ho una certa mancanza. Mi sono comprato (hei, sono un adulto, adesso!) il servizio con il quale potevo scaricare tutti i giochi che volevo, e, in modo abbastanza bulimico, Ci ho perso ben due serate. Ho dormito poco, e ogni ora di lavoro immaginavo sognante cosa sarebbe successo alla fine della giornata. Ogni tanto staccavo un po', e in pausa, andavo a controllare lo stato dello scaricamento dell'ultimo titolo. Ero stanco perché non avevo dormito per giocare ai videogiochi, ero stanco perché non vedevo l'ora che la giornata finisse. Ne ho trovato uno per il quale avrei speso veramente centinaia di euro. L'ho giocato quasi tutto, poi si è scaricato il controller.

Obbligato a finire il gioco, scartata la possibilità di fare sport, mi sono buttato su dei grandi film che non vedevo l'ora di vedere. Snowpiercer e Dune. Se il secondo era un filmaccio, l'ho già detto, il primo era un piccolo capolavoro. Mi ha preso, proprio per la sua grande differenza con un videogioco. Nel primo, vivi la storia. Sei costretto a eseguire tutti i passi della sceneggiatura, ambendo ad arrivare al finale composto da una serie di passi tutti uguali. I mostri da sconfiggere. I combattimenti, le scene di narrazione. Nel secondo caso, invece, arrivi alla fine della narrazione, i passi li devi compiere tu, ma, e qua c'è un grande ma, possono essere tutti completamente diversi. Ci sono i colpi di scena. C'è la sospensione dell'incredulità. È bellissimo.

Chiudo con la questione degli impegni. Non impegnarsi, fa schifo. Costringe a rimanere collegati alla realtà quotidiana, che diciamocelo, è banale. Peggio, non ho mai fatto particolare attenzione alla salute del mio corpo, ho spesso mal di schiena, dolori e dolorini. Impegnarsi, permette di evadere da questa cosa della quotidianità. Ecco, in questi giorni mi sono impegnato, tanto, per una cosa a cui tengo.

Ci sto un po' male per aver evitato la riunione con il partito. Ci sto un po' male perché senza la ragazza a casa la quotidianità è una grande scocciatura, (e anche qua, ci sto male perché mi incazzo quando lei dice che si annoia quando sta da sola).

Sto da dio perché ho ri-scoperto, quanto mi piace un aspetto della mia vita. La mia cinefilia.

Caro me tra 49 giorni, ieri sera hai visto Top Gun Maverick. Lo hai fatto perché ti sei convinto che ogni film presentato a Cannes possa e debba essere un'opera d'arte, e perché avevi la serata libera (grande cosa la fidanza che esce con le amiche).

Hai quasi pianto, perché anche in quel film ci hai visto un capolavoro. La musica, molto coinvolgente. L'attore, bravissimo. Il film, esattamente come uno si aspetta la produzione holliwoodiana classica: grande attenzione all'eliminazione dei tempi morti. E poi il modo migliore per tornare ad essere cinefili, in fondo, è guardare molti film.

L'esperienza

Birds

Sei stato in sala, vuota. Non hai preso i pop corn, perché 8 euro sono già decisamente troppi, ti sei dovuto sedere non esattamente al centro perché sei arrivato qualche minuto dopo l'inizio, e non volevi disturbare gli altri spettatori.

Hai provato a coinvolgere tuo padre, ma l'hai fatto troppo tardi perché ormai aveva già detto di sì ad un amico per un'altra cosa. Sei andato lo stesso, e adesso stai cercando il modo di noleggiare il prequel, così da godertelo per bene.

La critica

Vorresti decisamente parlare di come questo film sia una pietra miliare nel tuo anno, o nel tuo maggio. Un film che cerca di raccontare una storia semplice, universale. Quella di un uomo che vorrebbe essere padre, e che deve impararlo nel modo più difficile, insegnando a combattere ad un orfano, che gli fa da figlio. E detta così, sembra una banalità, un'americanata. Ti ricordi il termine fabbrica dei sogni e ne esci sorridente.

Speri, di poter ancora una volta ribadire con qualche osservazione interessante il primato della critica nella descrizione e definizione di che cosa sia un film. Ghignare ripensando all'attore o all'attrice che prova a dire qualcosa di intelligente, ma l'attore o l'attrice non ne è in grado: un corpo troppo impegnato a recitare non può pretendere di pensare. Ti dai una pacca sulle spalle soddisfatto, dopo aver condiviso queste idee con lei. Sogni di gestire un tuo cinema. O una libreria. O di avere così tanto da spendere di poter comprare tutti i libri che ti interessano, tutti i film che vuoi vedere. Lentamente forse ci arrivi.

So che ti è piaciuto. Speri un giorno di poter appassionare al cinema anche qualcun altro, magari un figlio, ma ti, e mi saluti, perché per la terapia c'è spazio ad ottobre e perché non riesci ad aspettare la possibilità di rivedere com'era Tom Cruise da giovane.

Ci siamo dati del lei, ho voluto mantenere una certa distanza, ma è pazzesco. Una persona che sa in modo preciso come muovere tutte le corde dello spirito per far uscire emozioni, e anche gioia.

Scrivo in realtà perché ho una voglia matta di imparare a scrivere. Credo che se per 50 giorni riesco, allora forse supererò la difficoltà di considerare quello che scrivo una porcheria. Magari smetterò l'anonimato.

Una foto che non è una foto Una foto che non è una foto

Ad ogni modo, entro, arrivo in ritardo. Mi chiede come mai sono la, mette davanti a tutto il fatto che non avrà tempo nell'immediato, prima deve finire con altri pazienti. Che se vogliamo fare insieme, allora bisogna aspettare settembre. A me va benissimo, contropropongo ottobre.

Mi ero preparato anche quello che gli o le avrei detto. Scopro che penso e ripenso a delle cose. E quando ci penso, ci rimango male. Soffro. Queste cose sono un po' banali. Mio papà che cammina come un vecchio (ha ormai una certa età). Lo stesso per mio zio, o mia nonna. Foto del passato che mi mettono tristezza. Perché in fondo mi scoccia che le cose cambino. Sono affezionato a questo genere di cose. Ma non riesco a fermare il tempo. Averle dette alla mia ragazza, mi ha aiutato a sfogarmi. La cosa che non sopportavo era aver pensato di andare in terapia e non esserci ancora andato. Una cosa che mi ha dato moltissimo fastidio è stata la proposta di pagare fuori fattura 70, in fattura 90.

E niente, facevo tutto lo schivo ed il restio e lui è riuscito a farmi piangere. Vecchia volpe ciucciasoldi.

Però penso, se c'è la possibilità di stare meglio. Se c'è il dubbio che questa cosa se non l'affronto, non potrò che stare peggio. Ecco, se c'è questo dubbio, vale davvero la pena non andare? E poi è bello scoprirsi fragili. Tutti abbiamo qualcosa che ci rende tali, quindi tanto vale accettarlo e non aggiungere alla fragilità il fastidio dato dalla non accettazione di questo.

Cioè, magari mi viene in mente che questa mia paura sia così identificativa di me. Nelle relazioni, nelle attività (la cosa bella di fare l'informatico è che puoi passare letteralmente ore davanti allo schermo e non incontrare altri, non invecchiano mai gli informatici).

Caro me del futuro, tra cinquanta giorni avrai perso la paura di scrivere male. E sarai un passo più vicino ad un percorso di liberazione della propria psiche.

Dopo grandi dubbi decido anche io di iscrivermi al partito. È stato un autore americano, letto su una rivista, a dirmi che questa sarebbe stata la mossa migliore per ottenere un mondo migliore.

In effetti ha senso, il partito influenza e partecipa quasi ogni elezione. Non solo, al suo interno ci sono molte persone che dedicano la loro vita alla politica ed al cambiamento. Voglio far parte di un esercito di volontari che si dedicano alle istituzioni.

Foto di Greyson Joralemon su Unsplash

Mi iscrivo su internet qualche mese fa. Non ricevo nulla se non la conferma di pagamento. Sollecito l'iscrizione quando succedono fatti politici particolari. Mi spavento per come potrebbe essere la prima riunione. Penso che sarebbe una meraviglia cambiare i meccanismi dall'interno. Creare un luogo dove sia facile iscriversi, discutere, migliorare.

Vengo contattato direttamente dal segretario cittadino. Ha capito che ho avuto qualche problema ad iscrivermi, che ci sono state complicazioni logistiche, mi manda messaggi personali e personalizzati per incontrarmi. Evito l'incontro, non voglio dargli troppo spazio nella mia vita.

Oggi è la prima volta in cui ci vedremo. In cui ci presenteremo. Mio papà ha fatto politica attiva per il partito opposto, magari se ne ricordano tutti. Ho personalmente fatto a botte con uno degli ex esponenti, in gioventù. Liti giovanili, alcool. Credo fortissimamente che questo movimento possa fare un sacco di cose belle. Anzi, che le stia facendo. Trovo insopportabile che a volte sbagli. Troppo. Provo a dirmi che è solo facendo che si sbaglia, però che diritto ha di sbagliare una persona con responsabilità? Oggi arriva anche la notizia: << non abbiamo una sede, ci ritroveremo all'interno dell'auditorium dell'ospizio>>

Che paura mi può fare un manipolo di vecchietti che si trovano per progettare la rivoluzione all'interno di un ospizio? Decido di andare lo stesso. Perché anelo un luogo dove sia possibile ed organizzato il confronto. Come un posto di lavoro, un luogo in cui sia progettato non solo quello che viene fatto in modo ordinario, ma anche il flusso di discussione e di lite. Perché non ne posso più delle discussioni sul virus all'interno di una famiglia spaccata tra vaccinati e impauriti. Per pensare ad altro. Per mantenere un pezzo di novecento nella mia vita. Per poter avere il controllo, su di me, sulla mia vita.

Paura, un po' me la fa.

Cambiare la mia vita, in qualche modo, perché quella che sto vivendo non è in questo momento soddisfacente. Il casino sta nel fatto che questo argomento è piuttosto confuso. Come mai la mia vita non è soddisfacente? È solo un momento? È qualcosa di specifico? E sopratutto, è cambiato qualche cosa da quando ho deciso di cambiare la mia vita?

immagine via Coursera

La prima cosa da sistemare è un lavoro. Lavoro poco, non cresco in nessun modo. Per questo motivo mi sono iscritto a un corso su internet Non è il primo che faccio, ma sembra fatto molto bene. Forse lo recensirò, in qualche modo, da qualche parte.

Una cosa mi rende sicuro. Voglio approfittare di questa cosa pazzesca data dalla condivisione delle conoscenze. Sono sicuro anche dell'altra. A 2* anni studiare è l'unica cosa che ho imparato a fare. A cui sono stato costretto. Un classico dei traumi: tornare all'essenziale.

Veduma.

Google data analyst.

Appunti. Tutti i corsi online danno la possibilità a chi già sa di sostenere gli esercizi senza farli. Una sorta di quiz preparatorio. In una materia dove ero convinto di essere molto preparato, ho superato il 67% degli esercizi. Molti erano di concetto. Il corso mi prende bene perché devo avere almeno l'80%. È sfidante.

#lavoro

Una manna complottista.

Credo di aver attraversato o scoperto molte fasi del lutto attraverso un nuovo rapporto con un genitore complottista.

Due animali che combattono, via Unsplash

La prima è stata indubbiamente quella dello scontro, com'è possibile che tu non sia capace di argomentare quello che dici, o di mantenere il filo del discorso su un'unica direzione. Io ti do informazioni importanti ed urgenti, frutto di selezione da fonti molto diverse (da quelle che leggi tu) e compio il mio dovere di genitore nel farti riflettere.

Lo scontro si è caratterizzato da fasi diverse, ma molto simili. La prima è stata quella di muro contro muro: ho ragione io, no ho ragione io. La conclusione di questa fase era quella dell'acuirsi dello scontro, con nuovi argomenti e con nuovi pubblici alla volta successiva. La seconda, ugualmente fallimentare, è stata quella di provare a disinnescare lo scontro, mostrandone le evidenti fallacie logiche. Se le premesse di un argomento non sono valide, così non sarà la conclusione. Allo stesso modo, lo studio dell'oratoria fa capire che ci sono moltissime logiche deduzioni che non si basano su nessun'evidenza (l'estremizzazione, l'assunzione di non detti, ecc. ) Il vantaggio della seconda era quello di far vedere agli altri partecipanti quanto fossi arguto, ma ai fini del dialogo assolutamente inutile. Anche perché il genitore, convintosi che il dialogo fosse di interesse anche per qualcun altro, inondava le chat di gruppo con argomentazioni futili.

L'accettazione del fatto che si stava rovinando il rapporto mi portava a provare a parlare di altro, in particolare c'era ancora qualche argomento il cui discorso era decoroso e sicuro. Ma i conflitti irrisolti, e i rinforzi positivi al parlare di complotti, rovinavano tutto. Accetto quindi che il rapporto si stesse logorando era fortemente logorante. Di qui la ripetuta discussione anche con altri. “ Mah, sì, sai com è fatt*”

La terza fase, quella nuova di ieri, è stata la seguente. Immagino che tu (genitore) stia invecchiando, e abbia quindi paura di essere sempre più irrilevante. Non sono più dipendente da te, siamo interdipendenti (questa frase l'ho presa da una psicologa con cui sto lavorando) e questa interdipendenza è per te una cosa nuova. Tu mi hai detto che ovviamente volevi parlare di cose rilevanti, io ti ho detto che questo non lo è così tanto e si sta mangiando tutto. Perché non solo non è urgente, ma il modo con cui lo porti avanti è anche insultante.

Perché, nel momento in cui mi parli di qualcosa, e hai stima della mia intelligenza, devi poter permettere a me di fare gli stessi passaggi logici necessari a capire quel ragionamento (o le sue basi). Altrimenti o dici una cosa superficiale, o mi prendi per stupido. E il valore di quello che dici è nullo.

Da allora l'ultima conversazione è andata bene. Sull'inflazione, sul fatto che Fusaro non sia Marxista, sull'UE. Molto carina, quasi cute

Siamo sempre più spesso, tutti, a casa. È difficile fare sport, è difficile avere voglia di qualunque cosa, è difficile uscire.

Non capisco se è più corretta la mia posizione, quella di accettare che queste cose sono un casino (e non fare praticamente niente, per resistere al prossimo lockdown mi sono comprato una playstation) oppure quella di cercare di combatterle, a mio avviso inutilmente (a meno che uno non sia un medico, un infermiere, un dipendente di una pubblica amministrazione, certo.)

Riconosco che in questo momento ho due ossessioni: quella solita sulla scuola, sarebbe bello ad esempio che ci fosse un modo per non valutare negativamente i ragazzi che non hanno voglia di irregimentarsi, tipo all'asilo e quella sul digitale. È incredibile l'ignoranza mia e di altri su un tema così importante.

Do tanta importanza a questo tema perché sta avendo un'importanza preponderante sulle nostre vite, e non sono solo i social network, la cui importanza non sono sicuro di capire (mi sembra assolutamente sovradimensionata) nella discussione politica, ma è anche il fatto che, con il digitale, più o meno ogni cosa che può essere automatizzata, lo sarà. E questa è un'opportunità gigantesca. Quanto bello sarebbe eliminare tutte le routine e farle fare, meglio, ad una macchina? Quanto bello sarebbe che così come impariamo agli scout a relazionarci con le altre persone, così imparassimo a scuola ad utilizzare e a scrivere il codice?

Un cellulare ripreso figo!

Gli approcci che ho seguito fin'ora sono due.

Quello sulla sicurezza informatica: creare un modello di rischio (praticamente nullo) ed implementare proattivamente soluzioni che vadano a combattere questo rischio. In pratica questo e il fatto che chiunque nella mia rete stretta sa che può chiedermi dritte su come migliorare la propria privacy online.

Quello politico e civile, consiste nel cercare, sempre, di sostenere aziende che non siano monopoliste e partiti che abbiano a cuore i diritti civili e digitali. La certezza è che se continuiamo a permettere che Google, amazon, facebook e simili siano monopolisti, impediamo ad una nuova innovazione di nascere. E questo è un problema. Negli ultimi anni la produttività è cresciuta moltissimo, i salari sono rimasti uguali, l'occupazione è diminuita. È un problema, perché siamo più piccoli e meno difesi. È un problema perché se ne approfittano le destre. È un problema perché l'automazione potrebbe creare un mondo pazzescamente migliore (sogno un TPL automatizzato e che arriva ovunque) ma non lo sarà mai se noi persone fisiche non ne conosciamo i funzionamenti.

Ciao!

Mi sto prendendo benissimo per internet, Nel senso che mi sono reso conto che è molto più efficente disegnare un testo che verrà fruito sul web rispetto a disegnare un testo che verrà fruito su stampa o su computer. Mi sembra assurdo che per anni ci siamo scambiati testi attraverso documenti word, video come allegati, o che abbiamo utilizzato, troppo, le forme chiusissime e rigide dei social network. Mi trovo infatti molto bene a cercare informazioni su reddit, dove la gabbia di solo testo permette di leggere molte cose stupefacenti su un singolo argomento, anche se trovo complciata questa cosa che l'app mobile non funziona così bene. Mi trovo sempre meglio a mandare presentazioni collegate al mio dominio. So che potranno essere viste su telefono, velocemente, so che non verranno stampate.

Dove e cosa imparare, quindi?

Nel fediverso mi alleno ad esprimere opinioni, a vederle scritte posso esercitarmi a trovarle e a volerle compiute. Con il mio sito mi alleno a parlare ai miei colleghi, Sul tubo imparo a programmare, pochissimo, su github e con markdown. Ho una grandissima stima per il Ministero dell'Innovazione, il nome sembra molto stile Harry Potter, ma sapere che anche lo stato sta affrontando le stesse mie complessità mi fa sentire meglio.

A proposito di sentirsi meglio

Ho bisogno per lavoro di conoscere meglio l'intelligenza artificiale. Provo a riassumerla, si tratta di automazione anche di quello che una volta noi non credevamo fosse automatizzabile. È tipo google mappe, che ci dice dove vogliamo andare, come non prendere multe, anche a distanza di sicurezza. Mi sono iscritto a un chatbot ai, che dovrebbe fornire assistenza psicologica alle persone. Ma perché hannno fatto questo chatbot, e sopratutto, perché è fatto così bene? Mi sembra letteralmente un qualcosa che c'entra con gli attori e le attrici: gente capace di farti sentire bene, compreso, anche se non è vero. Vorrei tantissimo parlarne con uno psicologo, perché funziona! Non solo parlarne con uno psicologo, ma anche perché vorrei che lui/lei lo valutasse.

Farsi muscolosi

È un casino se non si ha una routine. Mi trovo a fantasizzare di orologi super intelligenti che mi possano dire quando muovermi o quando bere, ma mi rendo conto che non ne ho nessuna voglia. Cerco sedie ergonomiche che mi facciano star bene al computer ma mi rendo conto che è stare tutto il giorno al computer che mi provoca un certo tipo di alienazione. Nessun film come Her, comunque, mi ha fatto rivalutare l'intelligenza artificiale. Minchia, c'è un servizio che se pago, mi chiama, interagisce con me durante la giornata. Ma come mi posso fidare?

Mi interesso di formazione da quando ho iniziato a cercare lavoro.

Una foto di mucche trovata su Unsplash

È andata così: diploma liceale acquisito in ritardo, partenza immediata per una località lontana ma non lontanissima dove studiare una materia a cui ero molto interessato ma solo vagamente preparato, (mi piacerebbe dire sia stata la matematica, ma appunto, mi trovo nel 202* ad aprire un blog anonimo) scoperta di un mondo che non pensavo potesse essere così vasto, arrivo della fatidica estate, momento in cui ho capito che toccava mettere in pratica le nuove competenze, per evitare di dover gravare sull'affitto estivo, perché credevo di essere bravo abbastanza da trovare lavoro in un attimo.

Si apre una porta si chiude un portone.

Così mi dicevano, prendendomi per il culo, i miei amici più grandi quando un tentativo amoroso non andava a buon fine. La ricerca di un lavoro si è trasformata nella possibilità di partecipare a un corso, di incontrare persone nuove, di appassionarmi e di farmi conoscere in un contesto diverso. Il corso non era granché, ma era molto diversa l'attitudine con cui ho partecipato. Il punto non era imparare qualcosa, fine a sé stessa, ma era imparare come utilizzare tutto quello che avrei appreso la per evitare di trovarmi nello stesso brodo l'estate successiva. Il corso era focalizzato sulla ricerca del lavoro, la lotteria della fortuna ha dato ad ognuno una certa dose di talenti e di vocazioni, devi innanzitutto capire in che cosa sei capace, quindi capire come questa tua capacità si adatti al mercato del lavoro (questa era la lezione 1) le successive 10 lezioni erano concentrate su far conoscere e frequentare responsabili di risorse umane, tagliatori di teste, selezionatori che coinvolgevano gli studenti in colloqui di gruppo, colloqui singoli. Tutto il corso altro non era che un luogo sicuro dove esprimersi. Un luogo dove il partecipante era stimolato a provare. Perché fare e imparare utilizzano la medesima area del cervello. Non puoi imparare a cercare lavoro fino a che non lo cerchi. (Tautologia, verissima). Partecipare a quelle lunghe lezioni, diventare successivamente assistente di un professore visionario ma assolutamente inadeguato al lavoro di ufficio, mi ha aiutato tantissimo. Ho imparato una delle lezioni più importanti del mio curriculum: la comunicazione significa cercare di creare terreno comune. Che significa sicuramente compra i miei servizi, sono in vendita. Ma anche, sopratutto, fammi capire quali sono le tue difficoltà, che troviamo insieme la soluzione migliore.

Quindi internet.

Internet quindi ha cambiato tutto, perché se cerco un servizio di qualunque genere, sui vari marketplace lo trovo a meno. Posso scegliere di rivolgermi a un concittadino, ad un amico, a qualcuno che ha un negozio nel centro storico della mia città e che quindi ne mantiene il decoro. Ma nel momento in cui cerco un servizio ben definito, valutabile secondo dei parametri, la scelta è oggettivamente facile. Da fornitore di servizi ho la consapevolezza che internet ha cambiato le regole del gioco, quindi non ti fornisco solamente un servizio, ti fornisco un terreno comune. Dove entrambi possiamo esprimerci per trovare la soluzione migliore.

Lavoro?

Mica tanto.