Anna e Marco (3)

Colonna sonora del terzo episodio: Lucio Dalla, Anna e Marco

Non ho ancora detto il mio nome: Anna. Così ci rendiamo meglio conto dell’ironia. Anna e Marco, come nella canzone, non fosse che abbiamo quarant’anni di troppo e non siamo più ragazzini di periferia che sognano la loro improbabile commedia americana. Non lo siamo mai stati, ma alla fine ognuno il passato se lo racconta come gli pare, e va bene così.

Piano piano la manovra si fa più avvolgente. Marco parte all’attacco. Se prima le conversazioni private su Messenger si avviavano in modo casuale, da un certo momento in poi arrivano con regolarità cronometrica il buongiorno con cuore e la buonanotte con dedica musicale.

Io, lo confesso, sono perplessa. Che fa, sta flirtando? Con me? Ma è sicuro? Come cazzo faccio? Rispondo, non rispondo? Mando il cuore? O una faccina che ride? Il codice delle emoji ha le sue regole, ma io non sono mica sicura di conoscerle. Opto, a volte, per il bacio, a volte per il sorriso, a volte per la faccina timida, ma ci penso troppo: il tempo che passa fra visualizzazione e risposta denuncia tutto il mio imbarazzo.

Parliamoci chiaro. Rispondergli picche mi dispiace, mi sono affezionata. Se i messaggi ritardano, mi preoccupo. Mi dico: sta scherzando, non ci sta davvero provando, sono solo strizzatine d’occhio fra vecchi compagni di gioco. Magari sto fraintendendo e se faccio la sostenuta non mi dimostro spiritosa come lui crede che io sia. Magari. Ma poi, da un altro punto di vista, sono pure lusingata. Sarà vero che non sono poi da buttare via? MI fisso allo specchio con uno sguardo più indulgente. Di fronte, di profilo. Eh, via, sono sempre passabile, ammettiamolo, la pancetta post menopausa non si nota poi così tanto, le tette ancora non sono crollate, non del tutto almeno. Uhm. MI sforzo di guardarmi con i suoi occhi. Dai, c’è di peggio. E poi ho personalità, no? Eccerto. Mica sono una sciacquina qualsiasi. Non può essere che ci stia provando giusto per aggiungere un’altra tacca alla pistola. Noi parliamo di musica, di libri, di film, di politica e amministriamo insieme un nutrito gruppo facebook. Dai, non sono una da una botta e via. Non sono… sì, ma cosa sono in realtà?

Questa è una bella domanda. Ho le idee confuse. Non si parla più di zitelle attempate, ora ci chiamano, più elegantemente, single. Ma sotto sotto, quello siamo, agli occhi altrui, lo sappiamo bene: e dunque invisibili. I nostri coetanei guardano a quelle giovani. I giovani, ovviamente, guardano alle coetanee. Culi sodi, polpacci torniti, cosce toniche, ventri levigati, tette ritte, bocche tumide. I nostri culi non sono più così saldi, le gambe hanno qualche capillare di troppo, qualche filo di cellulite, i seni cedono, le labbra si assottigliano. Creme, palestra, dieta fanno il possibile, ma il tempo è il tempo, e ci passa addosso, più lieve forse, se prendiamo qualche contromisura, con la violenza di un mezzo pesante se non ci ripariamo a dovere. Dalla mia ho un certo vantaggio genetico, mi dicono che non dimostro gli anni che ho. Forse è vero che sembro più giovane, ma di quanto? E poi sarà vero, o certe cose si dicono solo per educazione?

Ma tutto questo lo sto pensando ora. Nel momento in cui il nostro affaire si avvia, non sono così impietosa. C’è un fatto: un amico, presumibilmente sincero e senza cattive intenzioni, che mi… corteggia. Gesù, qualcuno mi sta corteggiando. Non sono così sicura che la parola vada ancora di moda, ma non mi viene in mente altro. E, guarda guarda, potrei pure convincermi che culi, cosce e tette non contino poi così tanto: se qualcuno mi sta corteggiando, magari è interessato alla mia sottile intelligenza, al mio spirito acuto, al mio fascino maturo, al mio moderato anticonformismo. Uh uh uh!

Poi, prevedibile, l’accelerazione. (continua) Anna e Marco