Sistema per coadiuvare le economie alternative e solidali

Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa , costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta. R.B. Fuller

Molti riconoscono da parte del sistema economico monetario un’ingerenza negativa sulle loro vite:

E’ sempre esistito, ed esiste tuttora, un sistema alternativo, locale, che ha preceduto e si mantiene, soprattutto nelle comunità rurali, fatto di scambi solidali e di rapporti di “buon vicinato” che si mantiene e che crea benessere per chi vi partecipa.

Questo sistema è limitato nell’azione e nella maggior parte dei casi non è sufficiente di per sé a garantire autonomamente il benessere psicofisico di chi vi partecipa. Tanto è vero che la maggioranza delle persone si avvale dell’offerta lavorativa del sistema economico-monetario, e chi non riesce ad avvalersene, almeno nell’occidente, la ricerca.

La proposta è quella di ampliare informaticamente la capacità delle economie non monetarie di rispondere ai bisogni dei singoli e delle comunità. Esistono già delle idee e progetti in tal senso, non è chiaro però quale risponde alla richiesta precisa di creare un’alternativa potenzialmente “completa” e migliorata rispetto al sistema monetario che tutti conosciamo^1. Da un altro punto di vista, possiamo dire che al momento attuale il sistema monetario ha praticamente il monopolio della fornitura di beni alle persone ed alle comunità. Questo progetto ha l’ambizione (insieme alle economie alternative) di rompere questo monopolio riorganizzando e potenziando le economie alternative.

Si può osservare come gran parte delle persone dedichi una parte del tempo della propria vita al “servizio” del sistema monetario per garantirsi il “diritto” alla vita di comunità, in particolare ai beni necessari alla sopravvivenza e in secondo luogo a quei beni secondari che la collocano ad un certo livello della cosiddetta “scala sociale”. Mentre in tempi di scarsità questo vassallaggio era naturale, possiamo considerare che l’umanità abbia ormai raggiunto un livello di padronanza sulle risorse planetarie tale per cui sarebbero sufficienti una corretta gestione e distribuzione dei beni e delle tecnologie per garantire a tutta la popolazione mondiale un “tenore di vita” più che dignitoso in cambio di un minimo obbligo occupazionale.

Il dono: atto spirituale e tendenza naturale

All’atto altruistico e gratuito è riconosciuto un alto valore spirituale in praticamente tutte le tradizioni spirituali.

Donare fa bene allo spirito.

Il donare vien difficile quando si vive in ristrettezza mentale. La ristrettezza, la scarsità, è un’attitudine mentale che giustifica l’avarizia.

Vivere in una società dove la condivisione (piuttosto che lo scambio) è l’uso, aiuta a liberarsi di questo “vizio”, incrementando il benessere psicologico dei singoli, e quindi della collettività nel suo insieme.

Possiamo immaginare un circolo virtuoso che collega la forma che assume la società all’attitudine interiore degli individui.

In una società sana Abbondanza e Attitudine alla condivisione si generano automaticamente

Sembra che uno dei difetti del sistema economico-monetario adesso dominante nell’occidente sia quello di squilibrare il sistema sociale nel senso inverso, premiando quindi comportamenti sociali competitivi e patologici. Il germe della condivisione è comunque innato negli individui, realizzandosi sempre, almeno, nell’ambito familiare.

Demercificare il mondo (dal basso)

Nello schema sono presentate alcune realtà economiche già esistenti. Il mercato è una di esse, mentre il lavoro di demercificazione andrebbe intrapreso creando collegamenti di valore tra le alternative, superando quindi il mercato in “virtuosità”, in capacità di rispondere alle reali esigenze delle persone e delle comunità.

Se si definisce come intelligenza la capacità di creare benessere e salute in senso olistico, allora si può pensare al fine di questo progetto come alla costruzione di un tessuto economico intelligente, salutare per la società.

Diagramma di diverse economie suddivise per identità dei membri, metodo di condivisione e tipologia di beni scambiati.[2]

Per attivare il progetto servono competenze multiple ovvero tecniche/informatiche, economiche/sistemiche, di management e di coordinamento tra le diverse realtà presenti sul territorio. Come prima fase si dovrebbe creare un gruppo di lavoro di persone che comprendano e condividano il progetto. Successivamente si tratta di aiutare a connettere economicamente le reti o i singoli “virtuosi” (attenuandone perciò le necessità monetarie). In questo credo che l'uso oculato del mezzo informatico sia utile se non fondamentale. Andrebbe anche posta una certa attenzione nell’autodifesa da “colpi di coda” del sistema mercantile, che potrebbe manifestare delle ostilità.

Una volta a regime, il processo di demercificazione dovrebbe autoalimentarsi, permettendo di aumentare esponenzialmente la disponibilità di beni.

Recentemente ho realizzato che un sistema del genere trova sede naturale in un concetto più ampio di autogestione della popolazione, come per esempio le Comunità secondo l’idea di Olivetti[3]. In questo contesto beni che circolano possono essere usati per retribuire figure non “produttive” quali educatori, guaritori, artisti. Quindi questo sistema sarebbe adatto a soddisfare la domanda interna di beni necessari, lasciando al mercato il ruolo di soddisfare le esigenze “di lusso”.

Implementazione software

Filosofia realizzativa

Il principio di base da tener presente in questo progetto è quello di svolgere un servizio. Servizio all’individuo, alla comunità e, nel complesso, all’umanità(!)

Il servizio va inteso nel senso che l’obiettivo primario è quello di migliorare le condizioni di vita di chi si avvale dello strumento informatico messo a disposizione (e possibilmente anche di chi non se ne avvale)

Da questo deriva l’obiettivo di promuovere la possibilità degli individui e delle comunità di migliorare le proprie condizioni mediante “soluzioni di default” (ovvero proposte) modificabili o personalizzabili mediante processi democratici (feedback, autodefinizione delle regole di scambio e delle modalità di espansione). L’utente (e in definitiva la comunità) andrebbe lasciato libero di scegliere tra le diverse modalità di reperimento dei beni. In questo modo i comportamenti virtuosi dovrebbero emergere, invece che essere forzati.

Considerarlo anche un sistema democratico/educativo per la valorizzazione di pratiche e l’uso virtuoso dei beni.

Integrazione “soft” del sistema di beni e degli individui/comunità che usano i prodotti di questo servizio.

Ovvero premiare e, nel rispetto della libertà, incoraggiare i comportamenti virtuosi/altruistici da parte delle persone/comunità.

Migliorare (in senso olistico) lo “stato di salute” dell’individuo/società.

Un livello di base è semplicemente quello di migliorare l’efficienza con la quale un certo bene viene fruito, sarebbe comodo per molte persone avere a disposizione un sistema che contemporaneamente gli indichi dove reperire i beni, dal cibo al trasporto (p.es. tramite l’integrazione di un sistema di car-sharing).

In definitiva, andrebbero valorizzate le caratteristiche proprie del mezzo informatico di organizzazione degli scambi

Va ricordato che il valore di una rete aumenta esponenzialmente con il numero dei nodi che vi partecipano[4].

Questo vale anche per le reti di economia solidale. E’ importante comprendere che due reti unite valgono molto di più delle due reti divise. In questo senso la possibilità di fare da collante tra varie reti di economia solidale è un requisito indispensabile perché queste decollino e si possano proporre come valida alternativa al sistema monetario. In base ad un principio di efficienza, è logico supporre che nel lungo termine si imporrà quel sistema che (a parità di risorse disponibili) è in grado di massimizzare il benessere delle comunità che lo adottano.

Interfaccia

Simile a google per chi cerca beni/servizi + risultati in lista (più mappa o altro da inventare) secondo i criteri impostati dall’utente.

Di base c’è la geolocalizzazione dei beni (se si tratta di un bene per il quale c’è un’offerta diffusa sul territorio);

Poi l’impatto ecologico per produrre/approvvigionarsi di quel bene;

Il valore nutrizionale (salute) attribuibile ai beni alimentari.

Per queste informazioni si possono integrare i dati della Guida al Consumo Critico, il feedback degli utenti e le indicazioni di altri organismi di controllo “affidabili”.

Risultati ordinati per “score” personalizzato

Integrando poi altre info sull’utente si può perfezionare la qualità del servizio (per esempio la conoscenza degli spostamenti casa-lavoro o comunque periodici permettono di dare consigli di approvvigionamento più specifici. Le informazioni sugli spostamenti consentono inoltre l’integrazione efficiente di un sistema di trasporti dei beni, con ulteriore beneficio ecologico/economico per la comunità.

Come tipologia di transazioni possibili vanno inclusi di default il dono, lo scambio e l’acquisto in modo da rendere ampia fin da subito l’offerta di beni.

L’acquisto può essere implementato sia acquisto da un singolo (tipo ebay) sia come proposta d’acquisto fornita da un’attività commerciale (se non ci sono altre soluzioni)

Per ampliarne e semplificare l’uso si dovrebbe rendere disponibile una o più app su smartphone ed eventualmente su social networks quali Facebook.

Implementazione della rete, dati sensibili e robustezza

Il sistema centralizzato è probabilmente il più semplice da realizzare. Se ritenuto necessario, si potrebbe passare ai modelli più complessi.

Onde evitare spiacevoli casi di monopolizzazione del mezzo, è opportuno comunque creare diversi gruppi sparsi su un ampio territorio, che scambiano e imparano dalle diverse esperienze, e poi collegarli col tempo.

Riguardo all’implementazione tecnica e alle regole di interscambio tra reti diverse, va adeguata alle esigenze specifiche dei gruppi/comunità.

Una caratteristica interessante della gestione dell’economia mediante mezzi informatici è la versatilità delle regole mediante le quali avvengono le transazioni di beni. “Il dono”, “lo scambio” e “la vendita” sono alcune delle declinazioni classiche, ma è possibile (forse importante) concepire delle nuove modalità che possono migliorare la fruibilità di un bene e quindi il suo contributo al benessere collettivo.

Per esempio possiamo immaginare dei “magazzini virtuali” per beni non deperibili (per esempio attrezzi) condivisi dove i beni sono collocati in luoghi diversi secondo l’uso che se ne fa abitualmente, ma che sono messi a disposizione della collettività, cosa che avviene abitualmente nei rapporti di buon vicinato.

Altra possibilità: se qualcuno possiede un bene che usa poco e che vorrebbe condividere, ma sul quale vorrebbe mantenere la priorità d’uso (nel mio personale caso, dei libri che non leggo, ma che ritengo possano servirmi in futuro), si può pensare di metterli a disposizione e “farli girare” con la possibilità di tracciarne l’utente e quindi di recuperarli quando necessario. Potremmo chiamare questa modalità “beni al guinzaglio”.

Eventuali modi di autofinanziamento

Spunti:

Il fine ultimo deve comunque essere il benessere sociale.

Christian Lovato – 2013

chr.lovato@gmail.com

[1] Escludendo forse il progetto CES http://www.ces.org.za/ sul quale mi sto documentando.

[2] Una versione interattiva è disponibile all’ indirizzo https://sites.google.com/site/therisingunity/ideas/economy/demercificare

[3] Per un’introduzione al concetto di Comunità si suggerisce la lettura del libro di Olivetti “Il Cammino della Comunità” (http://www.edizionidicomunita.it/cammino-della-comunita/) la cui introduzione è online sul mio sito.

[4] Alcune reti sono rappresentate nella figura al link https://sites.google.com/site/therisingunity/ideas/economy/demercificare

#economia #innovazione #sovranità #solidale #informatica #decrescita