Contro la violenza sulle donne

E rieccoci qui. Anche quest’anno è arrivata la settimana più penosa dell’anno. Quella in cui si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne, In pratica, la settimana in cui ci si lava la coscienza per non aver fatto un accidente di niente nei giorni, settimane, mesi precedenti e lo si fa postando una frasetta di stiracchiato pietismo sui social – nel migliore dei casi – o, se si è giornalisti, facendo dei coccodrilli ad hoc, col conteggio di tutte le vittime di femminicidio o ricordandosi per l’occasione di quella tizia stramba che fa volontariato in un centro antiviolenza e che magari potremmo intervistare… La musichetta strappalacrime è un must, per accompagnare questi “servizi d’informazione”. Poi, naturalmente, ci sono le aziende che fiutano l’affare e, anziché sul greenwashing, per qualche giorno decidono di puntare sul redwashing: scarpe rosse in vetrina, in ricordo di tutte quelle povere donne vittima di violenza, o “compra da noi, che sosteniamo quella soubrette famosa che potrebbe benissimo mantenere i centri antiviolenza di mezza Italia anche se tu non comprassi da noi… ops!”.

Come donna e forse ancora più come essere umano contrario alla violenza di ogni genere, questa Giornata e tutto il suo corollario di iniziative pidocchiose mi dà l’orticaria. Penso che chi è contro la violenza lo sia ogni giorno dell’anno, senza bisogno di una data segnata sul calendario, e lo sia senza distinzione di sesso, colore, provenienza geografica… senza distinzione, punto. Il fatto che io pratichi e insegni autodifesa, poi, significa solo che questo è il modo che ho scelto io per contrastare la violenza, non che sia quello che raccomando a chiunque, donna o uomo che sia. Intraprendere un cammino marziale è innanzitutto una scelta individuale, che deve nascere da un interesse personale.

(Come sempre, se avete commenti o domande sarò felice di chiacchierare con voi su Mastodon)

Viviana B.