Nonsolobotte

Botte e… non solo. Arti marziali, più i miei vari interessi, passioni sparse, casini a mazzi.

E rieccoci qui. Anche quest’anno è arrivata la settimana più penosa dell’anno. Quella in cui si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne, In pratica, la settimana in cui ci si lava la coscienza per non aver fatto un accidente di niente nei giorni, settimane, mesi precedenti e lo si fa postando una frasetta di stiracchiato pietismo sui social – nel migliore dei casi – o, se si è giornalisti, facendo dei coccodrilli ad hoc, col conteggio di tutte le vittime di femminicidio o ricordandosi per l’occasione di quella tizia stramba che fa volontariato in un centro antiviolenza e che magari potremmo intervistare… La musichetta strappalacrime è un must, per accompagnare questi “servizi d’informazione”. Poi, naturalmente, ci sono le aziende che fiutano l’affare e, anziché sul greenwashing, per qualche giorno decidono di puntare sul redwashing: scarpe rosse in vetrina, in ricordo di tutte quelle povere donne vittima di violenza, o “compra da noi, che sosteniamo quella soubrette famosa che potrebbe benissimo mantenere i centri antiviolenza di mezza Italia anche se tu non comprassi da noi… ops!”.

Come donna e forse ancora più come essere umano contrario alla violenza di ogni genere, questa Giornata e tutto il suo corollario di iniziative pidocchiose mi dà l’orticaria. Penso che chi è contro la violenza lo sia ogni giorno dell’anno, senza bisogno di una data segnata sul calendario, e lo sia senza distinzione di sesso, colore, provenienza geografica… senza distinzione, punto. Il fatto che io pratichi e insegni autodifesa, poi, significa solo che questo è il modo che ho scelto io per contrastare la violenza, non che sia quello che raccomando a chiunque, donna o uomo che sia. Intraprendere un cammino marziale è innanzitutto una scelta individuale, che deve nascere da un interesse personale.

(Come sempre, se avete commenti o domande sarò felice di chiacchierare con voi su Mastodon)

Viviana B.

Sono uscita da un po’ – un bel po’! – di anni da quello che è il mondo dell’istruzione come studente e non ci ho mai messo piede come insegnante, perciò chiedo umilmente a chi tra voi è più aggiornato in materia se può farmi capire una cosa: i test di ammissione all’università. Dunque: ormai con un diploma – a meno che non sia un diploma professionale – non vai da nessuna parte, basta guardare gli annunci di chi offre lavoro. Quindi, di fatto sei obbligato a fare almeno un triennio di università. Ma, a quanto mi risulta, tutte le università (forse con la sola esclusione di Giurisprudenza, e qui mi si apre un altro quesito di cui dirò più avanti) prevedono dei test d’ingresso. Test abominevoli, a quanto mi viene raccontato: gironi danteschi in cui migliaia di neo diplomati si accalcano nella speranza di poter essere tra i cento, o cinquanta, o venti eletti che potranno accedere alla Facoltà desiderata, rispondendo a quesiti come Se foppa non è lolla e lolla è socca, determinare cosa è zuppa (e pan bagnato). Entrare a Medicina pare sia un pochino più complesso che essere ammessi nell’Olimpo, accedere a Psicologia è stato inserito come prova alternativa al rubare la mela d’oro dal giardino delle Esperidi, l’accesso a Ostetricia e Logopedia si ottiene solo dopo aver ucciso (a mani nude) il Kraken, ma grazie al cielo per Infermieristica e Farmacia basta presentarsi in sella a un unicorno. Il tutto mentre il mondo del lavoro reale ha un bisogno così disperato di dipendenti da arrivare a ”importarli” dall’estero, come nel caso del personale sanitario fatto venire in Calabria da Cuba, perché impossibile reperirlo in Italia.

Eh, va be’, ma dai, è normale che per professioni sanitarie ci sia una bella selezione già in ingresso, vi sento dire. Giusto, in fondo i (futuri) medici e infermieri avranno in mano la nostra pellaccia, non vogliamo mica che siano degli improvvisati passacarte-prescrivi-medicinali-da-remoto, devono essere accuratamente selezionati tra coloro che avranno anche l’indomito coraggio di avvicinarsi fisicamente al paziente, spingendosi persino ad auscultarne il battito cardiaco e misurargli la pressione. Peccato però che i test di ingresso sbarrino la strada anche a chi volesse intraprendere professioni da pusillanime come Lettere Classiche o Moderne, Archeologia, Geologia, Botanica… Quindi: con un diploma non puoi ambire a nessun posto di lavoro migliore del fattorino di Deliveroo, per qualsiasi impiego (non elitario ma anche solo mediamente appetibile) è richiesta una laurea, non hai modo di iscriverti all’Università perché i posti disponibili sono da barzelletta e… non ti resta altro che arrenderti e buttare un anno della tua vita, oppure cercarti un lavoretto, magari in nero, e intanto iscriverti a una università online che non prevede test d’ingresso ma solo l’indebitamento tuo, dei tuoi genitori e del parentado tutto fino alla settima generazione, e poi tentare il salto in un’università “normale”, chiedendo il trasferimento. Sorge quasi il dubbio che tutto questo sistema sia stato architettato per lucrarci su. Ma, come dicevo, non sono molto addentro al mondo dell’istruzione e chiedo a voi di aiutarmi a capire, perché di certo c’è una spiegazione logica dietro a tutto questo. Così come pure al fatto che per accedere a Giurisprudenza non è richiesto alcun test d’ingresso. Forse perché in Italia abbiamo una drammatica penuria di avvocati…

Viviana B.

Sarà che ormai ho una certa età e un pizzico di nostalgia per i bei vecchi tempi, che forse tanto belli non erano eppure sembrano tali, fatto sta che non riesco più a trovare un film d’azione che davvero mi soddisfi.

Prendiamo questo The Gray Man di recente uscita (luglio 2022): inizio scoppiettante – letteralmente, visto che la scena si svolge nel bel mezzo delle esplosioni di fuochi artificiali – che rende difficili da decifrare le scene di lotta, che risultano così un guazzabuglio poco distinguibile di braccia e gambe tra fumi e luci accecanti; dialoghi al cui confronto le sceneggiature dei film di Schwarzenegger degli anni ‘80 sarebbero da candidare al Nobel per la letteratura, peraltro pochi dialoghi, soppiantati in larga parte da sparazzamenti, inseguimenti in auto, bombardamenti ed effetti speciali a profusione. Immancabile scena di quasi-nudo del protagonista (Ryan Gosling), tanto per risvegliare l’attenzione sopita del pubblico voglioso, etero o omo non importa, ciò che conta è che non caschi addormentato nonostante la musica e le esplosioni a tutto volume.

Ben inteso, gli ingredienti del film d’azione ci sono tutti: i buoni che sembrano cattivi, i cattivi che sembrano cattivissimi, i cattivi che si redimono, i buoni che schiattano in un ultimo atto d’eroismo, la fanciulla rapita, la donna-d’azione… Peccato che la trama sia prevedibile fino alla noia e, se proprio vogliamo analizzare i ruoli femminili, c’è da mettersi le mani nei capelli.

Procediamo in ordine di apparizione ed ecco lei, la donna-d’azione (Ana de Armas): bella – ovvio, deve affiancare il protagonista – e letale, almeno nelle intenzioni. Peccato che poi, al momento giusto, si esibisca in qualche calcetto e pugni tutti, indistintamente, ganci: belli larghi e facilissimi da intercettare. Ma sei idiota?! Arrivi da una preparazione militare destinata al meglio del meglio Made in USA e questo è tutto quello che sai fare? Nemmeno una proiezione, una leva articolare, non dico di arrivare a un armbar o un bello strangolamento, ma che diamine, una combinazione di jab-cross-montante tanto per non ricorrere sempre e soltanto ai gancioni no?! Eppure all’inizio del film le sapevi, queste tecniche, che ti è successo in questa mezz’ora? Seconda arrivata, la donna-carrierista (Jessica Henwick): completo giacca-pantalone e scarpe (orrende!) basse, perché se non sei uomo ma vuoi far carriera nell’agenzia devi almeno vestirti come se lo fossi. Sia mai che sia concesso essere gnocca, o almeno vestita con gusto, e pure in gamba professionalmente! Tanto per andare sul sicuro, un bel taglio di capelli corto, a scanso di equivoci, così sei proprio uoma fino in fondo. A completare l’edificante quadretto, un carattere detestabile, a metà strada tra l’insicurezza patologica e l’astio, con quel pizzico di bastardaggine a dare un tocco in più. Terza e ultima, la damigella in pericolo (Julia Butters): ragazzina, orfana e pure affetta da una grave patologia cardiaca. Davvero, non credo sia il caso di dire oltre.

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Viviana B.

Se il blog si chiama così, un motivo c’è. Anche se, mi rendo conto, quanti di voi hanno iniziato a seguirmi solo dal mio arrivo su Mastodon e alla conseguente migrazione su Noblogo potrebbero avere non pochi dubbi, visto che finora ho scritto di tutto fuorché di botte. Quindi direi che un chiarimento è doveroso e comincio col dare un dolore agli amanti del buon vino: Nonsolobotte allude alle botte (plurale) che si danno e si ricevono praticando e insegnando arti marziali, autodifesa e sport da ring, non ha a che fare con la botte (singolare) in cui il mosto rimane a fermentare. Nonsolobotte, poi, perché sul vecchio blog parlavo di ricette, libri, film, eventi vari ed eventuali, ma anche – parecchio – di arti marziali, incontri sportivi di combattimento, fatti di cronaca che avevano per protagonisti artisti marziali e combattenti amatoriali o professionisti, donne toste (avevo creato un # apposito anche per condividere i post su Twitter) come Budicca, la principessa Fu Hao, le amazzoni del Benin o la onna-bugeisha giapponese.

Qui, invece, almeno finora, non ho mai parlato di arti marziali, né dell’Accademia cui appartengo, e nemmeno delle iniziative che organizziamo. Perciò mi pare sia giunto il momento di farlo e, dal momento che proprio in questi giorni sono impegnata con un paio di attività promosse dall’A.S.D. Accademia Marziale Saronno , inizio a parlare di questi appuntamenti.

La nostra Accademia, com’è facilmente intuibile, è nata dal seme delle arti marziali e delle discipline da combattimento, tuttavia si propone di essere attiva nel tessuto sociale e promuove iniziative che si indirizzano a persone che non hanno mai praticato (e probabilmente non praticheranno mai) questo tipo di attività. Ad esempio, avevamo organizzato incontri di prevenzione del bullismo nelle scuole, animato le Olimpiadi del Villaggio Amico, tenuto incontri contro la violenza sulle donne.

Ora la pandemia ha fortemente indebolito le reti sociali dei soggetti anziani, molti circoli e luoghi di ritrovo storici hanno chiuso, le compagnie consolidate negli anni di bocciofila e partite a carte al bar sono state spazzate via e molti anziani si trovano, soli e impauriti, a trascorrere giornate intere a casa. Per offrire un’opportunità di incontro e nuova socializzazione la nostra Accademia ha pensato di organizzare incontri di ginnastica dolce all’aria aperta, tenuti da istruttori qualificati e nel rispetto delle norme anti-Covid. Si tratta di lezioni offerte gratuitamente, che si tengono tutti i martedì di luglio presso i giardini pubblici di Tavernola (Como) e tutti i sabati al Parco Lura di Saronno. Come dicevo all’inizio, Nonsolobotte.

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Viviana B.

Alcune foto scattate e condivise da Alberto e Fabio hanno suscitato un – secondo me — interessante scambio di opinioni in merito all’arte: si trattava di immagini di Cretto di Burri, l’installazione artistica realizzata in parte da Alberto Burri tra il 1985 e il 1989 dove sorgeva l’agglomerato urbano di Gibellina, completamente distrutto dal terremoto del Belice. Burri ha ingabbiato e cementificato le macerie di negozi, abitazioni, chiese, scuole rase al suolo dal sisma, ricreando una “città fantasma” costituita da blocchi di cemento alti circa un metro e sessanta e attraversata da strade larghe un paio di metri: una colata di cemento che si estende per ottanta mila metri quadri a poca distanza dalla riserva naturale di Grotta di Santa Ninfa. Un ecomostro, lo si direbbe oggi. Ma, per l’appunto, quest’opera d’arte non è stata realizzata oggi. È stata realizzata negli anni in cui la cementificazione regnava sovrana, gli anni dell’edilizia popolare e dei casermoni alveare, gli anni in cui, ad esempio, al capo opposto dell’Italia, si costruiva il Cementone destinato a rimanere persino meno utilizzato dell’installazione artistica siciliana. La discussione verteva sul fatto che, invece di questa colossale colata di cemento, si sarebbero potuti piantare alberi, se non ricostruire la città andata perduta, o almeno lasciare che la natura facesse il proprio corso e tornasse ad appropriarsi di spazi che le erano stati tolti dagli uomini e che il terremoto le aveva drammaticamente restituito.

Se a questo punto vi state domandando cosa centri tutto questo con l’archeologia e la spazzatura, abbiate pazienza, ci sto arrivando: chi sceglie di studiare archeologia lo fa, spesso, sapendone in realtà pochino e attratto dalla prospettiva di avventure alla Indiana Jones o Lara Croft, magari non così memorabili e favolose, ma comunque perché spera in un lavoro dinamico e sorprendente, che lo porti a scavare in angoli affascinanti del pianeta e gli dia la possibilità di visitare mete esotiche e conoscere persone stimolanti. Bene, adesso vi svelo ciò che ci disse il mio docente di archeologia dandoci il benvenuto al suo corso: l’archeologo è uno spazzino del tempo, raccatta rifiuti, perché finché una cosa viene usata non viene buttata via né dimenticata. Che si tratti di galeoni affondati tra i flutti oceanici, mura di castelli in rovina nelle Highlands, cocci di vasi di terracotta dipinti con scene della mitologia greca o punte di selce del Neolitico, tutte queste cose hanno una caratteristica in comune: sono ormai inservibili. Abbandonati perché rotti o sorpassati, superati da nuove tecnologie, nuovi ritrovati ed invenzioni che li rendono vecchi. Rifiuti.

E questo ci riporta dritti dritti alla questione della discussione su Mastodon circa l’opera di Burri, perché se questa enorme struttura non verrà visitata, in qualche modo fruita dalle persone e mantenuta in vita tornerà ad essere parte della natura circostante. Prima qualche timido filo d’erba e qualche bocca di leone farà capolino tra le fessure delle strade, poi qualche seme portato dal vento inizierà a germogliare e le lucertole cominceranno a predare gli insetti attratti dai primi fiori, negli anni le radici degli arbusti si faranno largo sgretolando il cemento e infine verranno gli alberi ad alto fusto, con le chiome ombrose, i nidi degli uccelli e i ghiotti frutti irresistibili per scoiattoli e ghiri, e con le prede arriveranno anche i predatori. Ciò che l’uomo costruisce è destinato al declino, alla fine, al ritorno alla natura. Non importa quanto imponente e all’apparenza indistruttibile possa sembrare un’opera umana: nel suo futuro c’è comunque il disuso, la dimenticanza, il rifiuto. Almeno fino a quando qualche archeologo non la scova nuovamente.

Viviana B.

Riporto qui di seguito l’intervento del giornalista di economia e autore tedesco Ernst Wolff tenuto durante il WEFF (non WEF!) di Davos nell’agosto del 2021. Potete trovare l’estratto, video o trascritto, su diversi canali web, ma infarcito di pubblicità e banner; ho scelto di riportarlo qui proprio per evitare questo genere di “interferenze”. Ho inoltre aggiunto [tra parentesi nell’articolo] dei link che potrete consultare e un elenco di fonti alla fine.

La conferenza di Ernst Wolff (esperto finanziario) al “WEFF” di Davos (ovvero il WEF alternativo) conclusosi a fine agosto, demistifica l’affare coronavirus dalla A alla Z, smaschera chi c’è dietro e mostra in dettaglio in che direzione dovrebbe andare il viaggio di tutti noi. Infine, descrive nella sua conclusione perché “Loro” falliranno e cosa possiamo fare per salvare l’umanità dalla tirannia totale e dalla schiavitù. Qui il discorso di Ernst Wolff È meglio che cominci subito, in modo da fare buon uso del tempo! Il presidente americano Franklin Delano Roosevelt disse una volta che nulla in politica accade per caso. Se succede qualcosa, potete scommettere che è stato pianificato esattamente allo stesso modo.

Quando si guarda a quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo, questa frase sembra particolarmente spaventosa. Può davvero essere che tutto quello che abbiamo vissuto sia stato pianificato? Lasciatemi dire subito una cosa: non posso fornire alcuna prova definitiva di un tale piano, per esempio sotto forma di documenti verificati. Ma dopo 18 mesi di studio approfondito su questo argomento, devo dire che c’è un numero schiacciante di segni e indicazioni proprio in questa direzione. È di questi e delle loro implicazioni che vorrei parlare oggi.

La situazione in cui ci troviamo attualmente è senza precedenti nella storia dell’umanità. Mai prima d’ora il mondo intero è stato sottoposto a un tale regime globale di coercizione come nella nostra epoca. E mai prima d’ora sono state prese così tante misure che a prima vista sembrano così incomprensibili, in parte così insensate e in molti casi così contraddittorie.

Ufficialmente, stiamo affrontando la più grave crisi sanitaria a memoria d’uomo. Ma le misure che sono state prese contro di essa non hanno migliorato la situazione, bensì l’hanno continuamente peggiorata. Qualsiasi medico può confermare che oggi lo stato di salute delle persone, la maggior parte delle persone, è peggiore di quello che era prima della crisi. E anche dal punto di vista di chi ha ordinato queste misure, siamo di fronte a un disastro. La presunta minaccia di una quarta ondata e l’annuncio della necessità di una terza, quarta e quinta vaccinazione, dimostrano che le misure adottate finora hanno completamente fallito nel contenere la malattia.

Ma questo non è tutto. A causa delle chiusure, stiamo affrontando una grave crisi economica globale. La produzione è sospesa in tutto il mondo. La logistica è fuori uso, le catene di rifornimento sono rotte, abbiamo a che fare con fallimenti dei raccolti, carenze di cibo, e in cima a questo, una carenza di semiconduttori che sono vitali per gran parte dell’economia. Ma anche in questo settore, vediamo che i problemi non vengono affrontati e risolti, ma piuttosto aumentati e ingigantiti dalla promulgazione di ulteriori misure e dalla costante minaccia di nuove restrizioni. L’ultimo esempio: in Cina, un terminal portuale, il terzo porto merci più grande del mondo, è stato chiuso a causa di un singolo test positivo tra i lavoratori portuali. O la Nuova Zelanda: in Nuova Zelanda la settimana scorsa, 5 milioni di persone sono state seriamente messe in isolamento per tre giorni perché un singolo 58enne è risultato positivo [https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/25/nuova-zelanda-in-lockdown-dopo-un-solo-positivo-al-covid-servira-ad-accelerare-la-campagna-vaccinale/6297000/].

Un’altra crisi colpisce la classe media, che crea di gran lunga il maggior numero di posti di lavoro in tutto il mondo e che sopporta anche il più alto carico fiscale. La classe media viene schiacciata ogni settimana di più dall’incessante incertezza e da regolamenti sempre nuovi, e non è mai stata in una crisi così profonda come in questo momento.

Ma anche questo non è tutto. Attualmente stiamo vivendo un enorme aumento dell’inflazione in tutto il mondo, specialmente nelle materie prime, nei prezzi alla produzione e nel cibo. Ma anche qui non c’è contromisura, anzi. L’eccesso di denaro continua e si sta addirittura intensificando. Gli Stati e le banche centrali hanno iniettato quasi 20 trilioni di dollari nel ciclo monetario globale dall’inizio della crisi, senza una fine in vista. E il Fondo Monetario Internazionale, cioè la più potente organizzazione finanziaria del mondo, emetterà 650 miliardi lunedì prossimo, la più grande quantità di sempre della propria valuta di Diritti Speciali di Prelievo [https://finanza.lastampa.it/News/2021/08/23/fmi-georgieva-in-vigore-emissione-dsp-da-650-miliardi-di-dollari/MTI1XzIwMjEtMDgtMjNfVExC].

E la situazione sociale non è migliore. Solo un esempio! Negli Stati Uniti, il paese economicamente più forte del mondo, quasi 4 milioni di persone sono minacciate di sfratto perché non possono pagare l’affitto o pagare il mutuo. E più di dieci volte tanto non sono in grado di mantenersi con il proprio reddito negli Stati Uniti… ricordate, il paese più ricco del mondo.

E quello che non hanno ottenuto deliberatamente rompendo l’economia e alimentando l’inflazione, l’hanno ottenuto i politici. Una divisione trasversale della popolazione come non si era mai vista prima. E ora, per coronare il tutto, c’è il cambio di potere in Afghanistan, voluto dagli USA. Lì, i talebani sono stati lasciati, deliberatamente, con materiale militare del valore di 20 miliardi di dollari, una forza aerea completa e 11 basi aeree, il che è assolutamente certo di scatenare la prossima enorme ondata di rifugiati.

Perché ci si chiede, perché in tutto il mondo si prendono misure che provocano un disastro dopo l’altro, trascinando la maggior parte delle persone sempre più a fondo nell’abisso, invece di farle uscire dalla loro miseria. Per rispondere a questa domanda, bisogna porre altre due domande. Vale a dire: chi ha interesse in questa Agenda globale e chi ne beneficia?

La risposta a entrambe le domande è chiara! Il più grande profittatore della crisi attuale e la mente più importante dietro le quinte, è il complesso digitale-finanziario. In altre parole, una sorta di comunità d’interesse guidata dalle più grandi aziende informatiche e dai più grandi gestori di patrimoni del nostro tempo. Le più grandi aziende IT includono Apple, Alphabet, la società madre di Google, Amazon, Microsoft e Facebook. Il valore del mercato azionario di queste cinque aziende da solo è attualmente un impressionante 9,1 trilioni di dollari. Per fare un confronto, il PIL combinato di Germania, Francia e Italia è di 8,6 trilioni di dollari.

Oltre a queste società digitali, ci sono anche i grandi gestori patrimoniali, cioè Blackrock, Vangard, State Street e Fidelity. Tutti loro hanno partecipazioni significative in tutte le aziende IT e non solo. Questi 4 da soli gestiscono attualmente un totale di 22,6 trilioni di dollari. Sempre per fare un confronto, il prodotto interno lordo di tutti i 28 stati dell’Unione Europea era di 15,7 trilioni di dollari l’anno scorso.

Ma non è solo l’immenso potere finanziario di queste aziende che rende il complesso finanziario digitale così potente. Prendiamo prima le società di informatica. Non solo esse hanno un enorme potere di mercato, ma controllano anche altre 100.000 aziende, perché organizzano la loro digitalizzazione e quindi hanno una visione costante del loro flusso di dati. L’industria informatica non è altro che un “tumore”, che negli ultimi anni si è metastatizzato in tutti i settori dell’economia, li ha resi dipendenti da sé e ora li domina completamente.

E non è diverso con le società di gestione patrimoniale. Hanno una partecipazione in ogni grande azienda del mondo e sono in grado di spostare qualsiasi mercato del mondo in qualsiasi direzione. Il più grande di loro, Blackrock, ha il più grande deposito di informazioni finanziarie che il mondo abbia mai visto, con il suo sistema di analisi dei dati “Aladin”, che ha più di 40 anni. E Blackrock usa questa conoscenza in background per consigliare le più grandi banche centrali del mondo, cioè la Federal Reserve e la BCE. Con l’enorme vantaggio informativo che Blackrock ha in questo modo, dovrebbe essere piuttosto chiaro “chi dipende da chi”.

Quindi abbiamo a che fare con una miscela storicamente unica di potere finanziario concentrato e il potere di disporre di un pool di dati inimmaginabilmente enorme. Dall’inizio della crisi, questa combinazione ha dato alle aziende una spinta come non mai. E non solo, questa ripresa è in continua accelerazione. Solo nell’ultimo trimestre – aprile/giugno 2021 – queste società hanno registrato i più alti profitti di tutta la loro storia.

Dati questi fatti, non ci vuole molta immaginazione per concludere che il complesso finanziario digitale è il centro di potere globale attorno al quale tutto ruota. Il complesso finanziario digitale sta molto al di sopra di tutti i governi ed è in grado di mettere in ginocchio qualsiasi gabinetto del mondo e renderlo conforme in qualsiasi momento. Tuttavia, ci si deve interrogare ancora di più sui metodi con cui il complesso digitale-finanziario sta lavorando dall’inizio della crisi attuale, perché sembra quasi che stia minando il sistema stesso da cui esso stesso trae profitto.

Solo alcuni esempi. Se il complesso digitale-finanziario distrugge la classe media, allora sta effettivamente distruggendo il suo stesso sostentamento, perché, come abbiamo appena sentito, la classe media paga più tasse e crea più posti di lavoro. E se poi alimenta l’inflazione, allora danneggia anche se stesso.

E se distrugge la pace sociale facendo esplodere la disuguaglianza sociale, allora distrugge anche il terreno su cui fa affari. Tutte queste sono obiezioni giustificate, ma mancano di realtà. La realtà è questa: Il complesso digitale-finanziario non ha altra scelta che fare quello che sta facendo attualmente. Quello a cui stiamo assistendo non è un programma a tavolino per acquisire ancora più soldi e potere e poi godersi i frutti del proprio lavoro in pace.

Quello a cui stiamo assistendo è un gigantesco atto di disperazione, probabilmente il più grande mai visto in tutta la storia dell’umanità. Questo atto di disperazione ha la sua causa nel fatto che il sistema a cui il complesso digitale-finanziario deve la sua esistenza non può più essere tenuto in vita con i mezzi disponibili fino ad oggi.

Era già vicino alla sua fine nella crisi finanziaria mondiale del 2007/2008. Se i governi non avessero mobilitato enormi quantità di denaro dei contribuenti in quel momento e incaricato le banche centrali di creare enormi quantità di denaro dal nulla, il sistema sarebbe già crollato allora. Tuttavia, il salvataggio era solo temporaneo. La massa monetaria dovette essere continuamente aumentata per dodici anni e i tassi d’interesse dovettero essere abbassati di volta in volta, rendendo così il sistema sempre più instabile. Tutto questo non potrebbe andare bene a lungo termine.

E l’anno scorso era arrivato il momento. Nel marzo 2020, il prossimo crollo si profila. E questo crollo è stato rinviato per l’ultima volta da un’ultima dimostrazione di forza, cioè l’abbassamento dei tassi d’interesse a zero e l’iniezione di trilioni invece di miliardi. Ma questo ha creato una situazione qualitativamente nuova. Un altro rinvio richiederebbe una riduzione dei tassi d’interesse nella fascia del meno e quindi distruggerebbe la base del sistema bancario esistente. Le banche non possono vivere con tassi d’interesse negativi nel lungo periodo. Questo significa che non ci sarà un ulteriore rinvio con i mezzi utilizzati finora. Il massimo che si può fare nella situazione attuale è alimentare 1x trilioni e trilioni in più nel sistema, ma con la conseguenza che l’inflazione, che è già in forte aumento, sarà ulteriormente alimentata e trasformata in iperinflazione.

La situazione in cui si trova il complesso digitale-finanziario è quindi l’alternativa del collasso finanziario da una parte e dell’iperinflazione dall’altra, cioè la completa svalutazione del denaro. Questo significa che siamo storicamente arrivati a un punto in cui il complesso digitale-finanziario, nel quadro del sistema esistente, ha solo la scelta tra 2 diverse forme di collasso.

Ovviamente, in questa situazione, è stata presa una decisione per un nuovo sistema e per la sua installazione con una doppia strategia. Da un lato, un nuovo sistema viene preparato sullo sfondo, lontano dagli occhi del pubblico. E dall’altra parte, stanno contemporaneamente usando la fase finale dell’attuale sistema moribondo per saccheggiarlo con ogni trucco. Questo è esattamente quello che stiamo vivendo dallo scorso marzo. La distruzione deliberata e consapevole dell’economia mondiale al solo scopo di auto-arricchimento da parte del complesso digitale-finanziario, con la simultanea preparazione di un nuovo sistema da parte delle banche centrali in collaborazione con le corporazioni informatiche.

E sappiamo già come sarà questo nuovo sistema. È la completa abolizione del contante e delle banche nella loro forma precedente e l’introduzione del denaro digitale della banca centrale. L’obiettivo finale è che ognuno di noi avrà un solo conto attraverso il quale tutte le transazioni avranno luogo, e questo conto non sarà più con una banca commerciale, ma con la banca centrale.

Lo sfondo di questo piano è il seguente: il denaro digitale delle banche centrali è programmabile e poiché le banche centrali possono creare denaro illimitato dal nulla, sarebbe effettivamente possibile introdurre tassi di interesse negativi in questo modo senza distruggere il sistema.

Ma questa è tutt’altro che l’unica proprietà che il denaro digitale delle banche centrali possiede. Permetterebbe allo Stato di monitorare tutte le transazioni, assegnarci diverse aliquote fiscali e imporci sanzioni individuali. Lo Stato potrebbe legare parzialmente il denaro a una data di scadenza e potrebbe obbligarci a spendere certe somme entro certi periodi di tempo. Ma potrebbe anche stanziare il denaro e imporci di spendere certi importi solo per certi beni o in certe regioni. Soprattutto, però, lo Stato sarebbe in grado di escludere ognuno di noi da tutti i flussi di pagamento con un semplice clic del mouse, tagliare ciascuno di noi da tutti i flussi di pagamento con un semplice clic del mouse, eliminandoci così finanziariamente.

Il denaro digitale della banca centrale sarebbe il meccanismo di controllo sociale più efficace che sia esistito nella storia dell’umanità. E così, niente di più e niente di meno che il completamento di una dittatura onnicomprensiva realizzata attraverso il denaro. Tuttavia, il tutto ha un’enorme incognita, cioè la resistenza prevista della popolazione. Si può supporre che una gran parte della gente non accetterà questa forma di privazione di ogni diritto, il che significa che l’introduzione del denaro digitale della banca centrale porterebbe a grandi disordini sociali.

Ed è proprio questo problema che ha ovviamente dato al complesso finanziario digitale l’idea di invertire il processo di introduzione di questo denaro. Cioè, non introdurre gradualmente il denaro digitale della banca centrale e rischiare una grande resistenza, ma il contrario. Gettare la società nel caos per presentare il denaro digitale della banca centrale come la soluzione a tutti i problemi, sotto forma di “Reddito di base universale”.

Per coloro che pensano che questa sia una teoria del complotto inventata di sana pianta, raccomanderei di dare un’altra occhiata da vicino a ciò che abbiamo vissuto negli ultimi 18 mesi. Con il pretesto di combattere una malattia, sono stati fatti danni devastanti e irreparabili alla salute, all’economia e alle finanze, di cui finora abbiamo solo cominciato a sentire tutti gli effetti. Allo stesso tempo, però, si lavora giorno dopo giorno per aumentare questo danno. Allo stesso tempo, il divario sociale viene sistematicamente approfondito creando nuovi cunei tra le persone. Tutto questo ci sta portando intenzionalmente in una sola direzione, disordini sociali fino alla guerra civile, e questo in tutto il mondo.

E secondo tutte le informazioni a mia disposizione, questo è precisamente ciò che si intende. Attualmente stiamo assistendo al tentativo di creare il massimo caos sociale possibile con tutti i mezzi possibili, per poi, al culmine di questo caos, proporre una panacea chiamata Reddito di Base Universale e trasformare così il massimo caos nel massimo controllo.

C’è, tra l’altro, una seconda ragione per cui il Reddito di Base Universale deve arrivare, dal punto di vista dei potenti. Siamo nel mezzo della “Quarta rivoluzione industriale” e nel periodo a venire vedremo la perdita di milioni e milioni di posti di lavoro attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale. In altre parole, milioni di consumatori saranno eliminati e la domanda di beni di consumo crollerà. E poiché l’attuale sistema economico è guidato dal consumo, per mantenerlo in vita bisogna interrompere questa spirale negativa. E l’unico modo per farlo è dare soldi ai consumatori disoccupati, anche senza lavoro.

Così vediamo che quello che abbiamo vissuto negli ultimi 18 mesi e quello che stiamo vivendo attualmente è tutto in linea con un piano ben preciso. E questo piano è: Smantellare il sistema attuale a beneficio dell’élite, creare il massimo caos economico e sociale e stabilire un nuovo sistema con il pretesto di voler fornire aiuti umanitari. Questo piano, tra l’altro, può essere letto anche nei due libri “The Fourth Industrial Revolution” e “The Great Reset” di Klaus Schwab, fondatore e attuale direttore esecutivo del World Economic Forum (WEF) che gioca un ruolo chiave nell’intera agenda.

Negli ultimi 50 anni, il WEF è riuscito a diventare uno dei più importanti centri di controllo del complesso digitale-finanziario. Mettendo in rete prima i dirigenti d’azienda, poi anche i politici e ancora più tardi i professionisti dei media, l’alta nobiltà e le celebrità, e negli anni novanta sottoponendoli inoltre a una formazione mirata. Ora sappiamo che dal 1992 i “Global Leaders of Tomorrow”, e dal 2005 i “Young Global Leaders”, sono stati sottoposti a una formazione sistematica e sempre più approfondita da parte del WEF e che queste sono proprio le persone che attualmente hanno in mano le leve del potere.

Che si tratti di Bill Gates, Jeff Bezos o Jack Ma del settore informatico, che si tratti del capo di Blackrock Larry Fink, del capo del FMI Kristalina Georgieva, o dell’ex capo della Banca d’Inghilterra Mark Carney del settore finanziario, o che si tratti di Emanuel Macron, Sebastian Kurz o Angela Merkel della politica, sono stati tutti formati dal WEF o fanno parte dei suoi comitati esecutivi. E questi sono solo alcuni dei 1.300 membri di questa élite di dirigenti strettamente collegati in rete che tirano i fili in tutto il mondo. Dal 2012, sono stati raggiunti da 10.000 under 30, i cosiddetti “Global Chapers”, che sono stati anche riuniti dal WEF ed esercitano un’influenza sul corso del mondo nel senso voluto da questi potenti.

E chiunque voglia sapere come dovrebbe essere questo corso dovrebbe dare un’occhiata alle opere del fondatore del WEF, Klaus Schwab. E se a questo punto non credete ancora che tutto quello che stiamo vivendo e abbiamo vissuto stia seguendo un piano, dovreste dare un’occhiata alla data di pubblicazione del **libro di Klaus Schwab, “The Great Reset”. Il libro viene pubblicato il 9 luglio 2020, meno di quattro mesi dopo il blocco globale e in esso ci sono già istruzioni precise su come utilizzare il Covid 19 per, nelle parole di Schwab, distruggere creativamente il mondo e costruirne uno nuovo, con l’immagine dell’uomo che dipinge e che ricorda i giorni più bui del nazismo.

Lo so, il tutto suona terrificante, come un’apocalisse preparata con cura. E in effetti, l’agenda che viene perseguita qui è ovviamente non solo pianificata, ma anche difficile da battere in termini di cattiveria e subdolità. Chi avrebbe mai sospettato che l’economia mondiale sarebbe crollata con il pretesto di proteggere la gente dagli effetti di una malattia. Che la libertà di viaggio, la libertà di riunione e la libertà di parola, di espressione della gente sarebbe stata tolta, e che più di 100 milioni di persone sarebbero state condannate a morire di fame, presumibilmente per la protezione della loro salute.

E chi avrebbe mai pensato che un palese eugenista di nome Klaus Schwab sarebbe stato messo nella posizione non solo di diffondere la sua orribile visione della fusione umana con l’intelligenza artificiale in tutto il mondo, ma di farla promuovere da decine di migliaia di aiutanti. Questi sono tutti sviluppi profondamente inquietanti che stiamo vivendo attualmente e di cui tutti dobbiamo soffrire, e i cui dettagli devono far scorrere il sangue freddo nelle vene di ogni normale essere umano pensante e con sentimenti normali. Ma, ora vengo al messaggio più importante che devo dare oggi!

C’è un altro lato in tutto questo, un lato completamente diverso, e soprattutto un lato che dovrebbe dare a tutti noi una spinta enorme e molta forza per i compiti che ci aspettano! Il piano dell’élite e le visioni di Klaus Schwab sono destinati a fallire per diverse ragioni!

La ragione più importante è che la narrazione del virus mortale che rappresenta una minaccia esistenziale per l’umanità non può essere sostenuta a lungo termine. Stiamo già vedendo come l’edificio di menzogne della sinistra e della destra sta crollando e come, per legittimarlo, si ricorre ad argomenti sempre più assurdi e a diffamazioni sempre più furiose.

È importante rendersi conto che la veemenza attualmente mostrata dai media non è un segno della loro forza, ma della loro debolezza. Coloro che diffondono menzogne sempre più grottesche – come quella del proseguimento della pandemia a causa dei non vaccinati – che dichiarano che le persone sane siano il fattore di rischio numero uno nella società, e che bloccano interi paesi a causa di singoli casi di malattia o test, lo fanno solo perché non hanno più argomenti e, nella loro disperazione, si scagliano alla cieca.

Abraham Lincoln una volta disse che si può mentire a una parte del popolo per tutto il tempo, e a tutto il popolo per una parte del tempo. Ma non si può mentire sempre a tutto il popolo. Questo è esattamente ciò che sta accadendo nel nostro tempo. E questo, naturalmente, ha un significato immenso per noi! Perché, ironicamente, apre quello che Klaus Schwab chiama la “Finestra delle Opportunità”, ma nella dinamica esattamente opposta.

Perché, man mano che la narrazione si disintegra, la credibilità di coloro che ci hanno condotto in questa situazione viene ulteriormente minata giorno dopo giorno. E quindi per tutti noi, si sta aprendo una finestra unica di opportunità per una massiccia e completa campagna di risveglio e illuminazione. Le condizioni oggettive per educare la gente sui reali retroscena della presunta pandemia, sui reali equilibri di potere nel mondo e sulle reali minacce che stiamo affrontando non sono mai state migliori. E migliorano di giorno in giorno, perché l’altra parte deve impegnarsi in bugie sempre meno plausibili.

E anche se il complesso digitale-finanziario dovesse riuscire a introdurre la nuova moneta, non sarebbe nemmeno la fine del mondo. Dopo tutto, il denaro digitale della banca centrale può funzionare solo sulla base di un sistema coercitivo completo. Si dovranno introdurre sempre nuovi controlli sui prezzi, aumentare costantemente il reddito di base universale e generare con la forza un’inflazione permanente, che a sua volta porterà a un continuo impoverimento della popolazione e a un costante conflitto con lo stato e le autorità.

Quello che dobbiamo sapere è questo: Senza dubbio stiamo affrontando tempi turbolenti e pericolosi, ma abbiamo una carta vincente storica. Inoltre, l’altra parte non agisce secondo le regole della ragione, ma per motivi come l’avidità e il desiderio di potere. E quindi non possono fare a meno di cacciarsi sempre più nei guai.

Questo è esattamente ciò che dovremmo usare e tenere a mente – l’altra parte può avere più soldi, più possedimenti e, inoltre, tutte le armi del mondo, ma il suo potere non si basa né sui suoi soldi, né sui suoi possedimenti, né sulle sue armi, ma unicamente su un fattore, e questo è l’ignoranza della maggioranza delle persone, e il fatto che la maggioranza non vede il gioco che questa esigua minoranza sta facendo con loro. Per quanto sia terribile tutto ciò che il complesso digitale-finanziario e i suoi complici hanno fatto negli ultimi 18 mesi e stanno ancora facendo, esso si è messo in una situazione dalla quale non può più uscire e nella quale, nella sua disperazione, deve superare sempre più linee rosse.

Per tutti noi, questo significa che dovremmo semplicemente mantenere la calma in questa situazione eccezionale, smascherare costantemente tutte le menzogne e mostrare così alla gente un po’ alla volta perché e da chi è stata ingannata. Se lo facciamo, e se ricordiamo la forza dei nostri argomenti, allora possiamo non solo risolvere i problemi attuali, ma forse creare qualcosa di molto più grande. Vale a dire, possiamo usare una delle crisi più profonde dell’umanità per ribaltare le sorti della storia mondiale e aprire così la porta ad una Nuova Era.

Grazie mille!

————— Fonti: WEFF Davos 2021 https://gen-suisse.ch/weff-davos/ Nogeoingegneria.com https://www.nogeoingegneria.com/effetti/politicaeconomia/weff-non-wef-davos-discorso-di-ernst-wolff-che-cosa-verra-dopo/

Viviana B.

Un imperativo, rilassarsi. Siamo talmente immersi nella melma del dover raggiungere obiettivi, dover capitalizzare il risultato, dover centrare il target, che anche rilassarsi è diventato un dovere. E allora, per rilassarsi, si fanno cose. Si fa yoga o si va in canoa, si corre per chilometri o si scalano montagne a mani nude. Sempre con un obiettivo da raggiungere. Che sia lo svuotamento della mente o l’abbassare il proprio record personale di qualche decimo di secondo, il relax si ottiene, si raggiunge, si conquista. Anche sui social network. Che, se dessimo credito all’etimologia, dovrebbero essere delle reti fatte per socializzare: scambiare quattro chiacchiere, condividere opinioni, cercare e fornire consigli. E invece eccoci lì, a contare quante visualizzazioni ha avuto un post, quanto è stato ricondiviso, quanti cuoricini ha ricevuto… Perché anche Twitter e, peggio ancora, la Zuckerimmondizia (fessbuk in primis, ma pure tutte le altre mostruose craturine dello Zuckerista monopensiero globalizzato) sono fatte per capitalizzare il risultato. Non tanto il nostro, quanto quello di investitori, realizzatori e, ovviamente, CEO. Ed ecco dunque perché mi sento tanto bene, ora, su Mastodon. Perché qui non devo fare nulla. Scrivo, se mi va. Chiacchiero, condivido, scambio opinioni e pareri in libertà. Senza stress. Senza ansie. In pieno relax. Un relax che qui, finalmente, ha anche perso il punto esclamativo.

[Il mio pensiero dopo due settimane di Mastodon]

Viviana B.

Il 5 maggio ricorre la Giornata mondiale della password. Istituita in tempi piuttosto recenti, come recente è il bisogno di tutelare sé stessi e i propri dati da truffe informatiche, raggiri, phishing, furti d’identità digitale, questa Giornata è occasione per parlare di sicurezza informatica. Ben inteso: io non sono un’esperta, anzi, tutt’altro! Però, ecco, alle password che scelgo presto un minimo di attenzione. Non che abbia niente di particolare da nascondere, e il mio lavoro non è certo roba da Mata Hari né da Intrigo internazionale, però tutti noi abbiamo dei dati sensibili, diciamo personali, che non vorremmo finissero in pasto a chiunque o resi di pubblico dominio. E allora capirete perché ho avuto un momento di sconforto quando, entrando nell’ufficio di alcune colleghe, ho trovato affisso alla parete un foglio con i nomi delle quattro ragazze e, accanto a ciascuno, le password di accesso al rispettivo computer. Un altro collega, anni fa, aveva piazzato sotto la tastiera del proprio pc un post-it con scritta la password. E io che pensavo fosse solo una leggenda metropolitana! No, no, esistono davvero persone così. Con tutta la gentilezza possibile avevo provato a farlo ragionare, chiedendogli se avrebbe mai lasciato la combinazione della sua cassaforte a disposizione di chiunque, e lui mi aveva risposto di no, certo, ma ”tanto a chi vuoi che interessino queste cose?”. Ecco, credo che parte del problema sia anche questo: il fatto, cioè, che non si considera ciò che sta in un computer – o nel nostro smartphone – come qualcosa di prezioso, da proteggere e tutelare. Lì ci sono le scartoffie del lavoro o i giochini e i social network, perché mai dovrei preoccuparmi? Perché lì ci sono anche gli accessi alla banca, al conto corrente postale, ai nostri dati sanitari, alla dichiarazione dei redditi e via dicendo, ecco perché.

Mentre nella vita reale le cose sono ben distinte e separate – nessuno terrebbe le proprie cartelle cliniche nella scatola del Monopoli né gli estratti conto della banca tra ricette di cucina e le foto delle vacanze – sullo smartphone o sul desktop è tutto mischiato. Certo, in cartelle separate e distinte, ma Candy Crush sta accanto all’app della banca e l’icona di Facebook arriva proprio prima di quella della Farmacia… E visto che ogni cosa richiede una password, per evitare sforzi di memoria o di immaginazione, o si usa la stessa per tutto, o si scelgono le più facili possibili. Ecco da dove arriva il trionfo di 123456 (la password più usata nel 2021, secondo l’articolo pubblicato da Digitalichttps://www.digitalic.it/tech-news/password-piu-usate-nel-2021 – il 22 novembre dello scorso anno, basato sulle classifiche di NordPass), qwerty (quinto posto), password (ottavo posto) o 000000 (settimo posto). Non che all’estero vada molto meglio: 123456 è prima anche a livello mondiale, seguita da 123456789 e 12345 (un podio che la dice lunga sull’inventiva planetaria), quarto posto per qwerty e quinto per password.

È possibile creare delle password davvero sicure? Be’, niente è sicuro al 100% e anche la cassaforte più evoluta può essere scassinata, ma… diciamo che si può almeno cercare di rendere la vita più complicata ai ladri, reali e digitali. Tanto per cominciare, come avrete capito leggendo le password più ricorrenti dello scorso anno, sarebbe meglio evitare sequenze di numeri: non solo l’ovvio 123456 ma anche 11111, 00000 e via di seguito. Sarebbe più opportuno scegliere sequenze alfanumeriche, ovverosia sequenze che alternano lettere e numeri, meglio ancora se con qualche carattere speciale come segni di punteggiatura o aritmetici. E, visto che più una password è lunga, più complesso sarà azzeccarla, potreste dare libero sfogo alla vostra immaginazione trasformando, ad esempio, una vostra passione in una password: giardinaggio potrebbe diventare <jar0j_a<<j° o Gy1rdyn1GGyo o… fate voi! Sbizzarritevi! Altra cosa importante: non usare la stessa password per tutto! Se proprio volete ridurre il numero delle cose da ricordare, potete usare la stessa password per tutti i giochini, ma non certo per la banca, la previdenza sociale o il fascicolo sanitario; per queste “cose importanti” è bene avere un po’ più di attenzione. [Comunque su Mastodon trovate sì esperti di password e cybersecurity, quindi se volete andare sul sicuro... cavalcate il mammut!]

Viviana B.

Le arti marziali – e chi le pratica – sono spesso fraintese: nemmeno conto più le volte in cui, facendo conoscenza con qualcuno e dicendo che pratico e insegno arti marziali, mi vengono rivolte frasi del tipo “Allora sei pericolosa!” o “Starò attento a non farti arrabbiare”… Buona parte della colpa va addossata al nome: marziale infatti significa di Marte, il più casinista, collerico e guerrafondaio tra le divinità latine e, a essere onesti, le arti marziali erano nate proprio per questo, per portare a casa la pellaccia da un campo di battaglia, quando ancora si combatteva corpo a corpo, e per difendersi in caso di attacco fisico. Non a caso alcune discipline, come il Wing Chun, vengono fatte risalire a una donna (nello specifico la monaca Shaolin Ng Mui), strutturalmente più minute e deboli degli uomini. La parte artistica si è probabilmente sviluppata in un secondo momento, quando l’armonia del movimento e la gradevolezza visiva ha iniziato ad accompagnarsi a tecniche di tipo guerriero.

È possibile praticare arti marziali ed essere pacifisti? In realtà, assolutamente sì! L’arte marziale – qualunque arte marziale degna di questo nome, dal Karate al Wushu, dal Kendo al Brazilian Jiu Jitsu, dal Silat alla Muai Thai e così via – insegna innanzi tutto la conoscenza e il dominio di sé, il rispetto di sé stessi e dell’avversario (anche per questo, quando sui campi di battaglia si usavano le arti marziali, al nemico sconfitto veniva concessa una morte rapida e onorevole. Oggi naturalmente tutto questo ci appare barbaro e incivile, ma non dobbiamo mai dimenticare il contesto storico e sociale di cui stiamo parlando). Se considero il pacifismo come rifiuto della guerra, rifiuto di recare danno o peggio ancora morte a un altro essere umano, rifiuto di qualunque motivazione economica, sociale, politica o religiosa che porti allo scontro con una diversa nazione, popolazione o individuo, allora la pratica delle arti marziali è perfettamente compatibile con il pacifismo.

Discorso (in parte) diverso, la non violenza: difficilmente un praticante arti marziali riuscirebbe a rimanere impassibile davanti a un attacco fisico e questo perché per anni, se non decenni, ha allenato sé stesso proprio per reagire e neutralizzare questo tipo di attacchi (a questo proposito, forse è opportuno ricordare che le arti marziali sono difensive e non offensive). Questo, però, non implica che non si possa fare ricorso a tutti i sistemi possibili – discussione, mantenimento della distanza interpersonale, eventualmente anche la fuga – per evitare che si giunga allo scontro fisico.

Viviana B.