The Gray Man

Sarà che ormai ho una certa età e un pizzico di nostalgia per i bei vecchi tempi, che forse tanto belli non erano eppure sembrano tali, fatto sta che non riesco più a trovare un film d’azione che davvero mi soddisfi.

Prendiamo questo The Gray Man di recente uscita (luglio 2022): inizio scoppiettante – letteralmente, visto che la scena si svolge nel bel mezzo delle esplosioni di fuochi artificiali – che rende difficili da decifrare le scene di lotta, che risultano così un guazzabuglio poco distinguibile di braccia e gambe tra fumi e luci accecanti; dialoghi al cui confronto le sceneggiature dei film di Schwarzenegger degli anni ‘80 sarebbero da candidare al Nobel per la letteratura, peraltro pochi dialoghi, soppiantati in larga parte da sparazzamenti, inseguimenti in auto, bombardamenti ed effetti speciali a profusione. Immancabile scena di quasi-nudo del protagonista (Ryan Gosling), tanto per risvegliare l’attenzione sopita del pubblico voglioso, etero o omo non importa, ciò che conta è che non caschi addormentato nonostante la musica e le esplosioni a tutto volume.

Ben inteso, gli ingredienti del film d’azione ci sono tutti: i buoni che sembrano cattivi, i cattivi che sembrano cattivissimi, i cattivi che si redimono, i buoni che schiattano in un ultimo atto d’eroismo, la fanciulla rapita, la donna-d’azione… Peccato che la trama sia prevedibile fino alla noia e, se proprio vogliamo analizzare i ruoli femminili, c’è da mettersi le mani nei capelli.

Procediamo in ordine di apparizione ed ecco lei, la donna-d’azione (Ana de Armas): bella – ovvio, deve affiancare il protagonista – e letale, almeno nelle intenzioni. Peccato che poi, al momento giusto, si esibisca in qualche calcetto e pugni tutti, indistintamente, ganci: belli larghi e facilissimi da intercettare. Ma sei idiota?! Arrivi da una preparazione militare destinata al meglio del meglio Made in USA e questo è tutto quello che sai fare? Nemmeno una proiezione, una leva articolare, non dico di arrivare a un armbar o un bello strangolamento, ma che diamine, una combinazione di jab-cross-montante tanto per non ricorrere sempre e soltanto ai gancioni no?! Eppure all’inizio del film le sapevi, queste tecniche, che ti è successo in questa mezz’ora? Seconda arrivata, la donna-carrierista (Jessica Henwick): completo giacca-pantalone e scarpe (orrende!) basse, perché se non sei uomo ma vuoi far carriera nell’agenzia devi almeno vestirti come se lo fossi. Sia mai che sia concesso essere gnocca, o almeno vestita con gusto, e pure in gamba professionalmente! Tanto per andare sul sicuro, un bel taglio di capelli corto, a scanso di equivoci, così sei proprio uoma fino in fondo. A completare l’edificante quadretto, un carattere detestabile, a metà strada tra l’insicurezza patologica e l’astio, con quel pizzico di bastardaggine a dare un tocco in più. Terza e ultima, la damigella in pericolo (Julia Butters): ragazzina, orfana e pure affetta da una grave patologia cardiaca. Davvero, non credo sia il caso di dire oltre.

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Viviana B.