Il mistero dei test universitari

Sono uscita da un po’ – un bel po’! – di anni da quello che è il mondo dell’istruzione come studente e non ci ho mai messo piede come insegnante, perciò chiedo umilmente a chi tra voi è più aggiornato in materia se può farmi capire una cosa: i test di ammissione all’università. Dunque: ormai con un diploma – a meno che non sia un diploma professionale – non vai da nessuna parte, basta guardare gli annunci di chi offre lavoro. Quindi, di fatto sei obbligato a fare almeno un triennio di università. Ma, a quanto mi risulta, tutte le università (forse con la sola esclusione di Giurisprudenza, e qui mi si apre un altro quesito di cui dirò più avanti) prevedono dei test d’ingresso. Test abominevoli, a quanto mi viene raccontato: gironi danteschi in cui migliaia di neo diplomati si accalcano nella speranza di poter essere tra i cento, o cinquanta, o venti eletti che potranno accedere alla Facoltà desiderata, rispondendo a quesiti come Se foppa non è lolla e lolla è socca, determinare cosa è zuppa (e pan bagnato). Entrare a Medicina pare sia un pochino più complesso che essere ammessi nell’Olimpo, accedere a Psicologia è stato inserito come prova alternativa al rubare la mela d’oro dal giardino delle Esperidi, l’accesso a Ostetricia e Logopedia si ottiene solo dopo aver ucciso (a mani nude) il Kraken, ma grazie al cielo per Infermieristica e Farmacia basta presentarsi in sella a un unicorno. Il tutto mentre il mondo del lavoro reale ha un bisogno così disperato di dipendenti da arrivare a ”importarli” dall’estero, come nel caso del personale sanitario fatto venire in Calabria da Cuba, perché impossibile reperirlo in Italia.

Eh, va be’, ma dai, è normale che per professioni sanitarie ci sia una bella selezione già in ingresso, vi sento dire. Giusto, in fondo i (futuri) medici e infermieri avranno in mano la nostra pellaccia, non vogliamo mica che siano degli improvvisati passacarte-prescrivi-medicinali-da-remoto, devono essere accuratamente selezionati tra coloro che avranno anche l’indomito coraggio di avvicinarsi fisicamente al paziente, spingendosi persino ad auscultarne il battito cardiaco e misurargli la pressione. Peccato però che i test di ingresso sbarrino la strada anche a chi volesse intraprendere professioni da pusillanime come Lettere Classiche o Moderne, Archeologia, Geologia, Botanica… Quindi: con un diploma non puoi ambire a nessun posto di lavoro migliore del fattorino di Deliveroo, per qualsiasi impiego (non elitario ma anche solo mediamente appetibile) è richiesta una laurea, non hai modo di iscriverti all’Università perché i posti disponibili sono da barzelletta e… non ti resta altro che arrenderti e buttare un anno della tua vita, oppure cercarti un lavoretto, magari in nero, e intanto iscriverti a una università online che non prevede test d’ingresso ma solo l’indebitamento tuo, dei tuoi genitori e del parentado tutto fino alla settima generazione, e poi tentare il salto in un’università “normale”, chiedendo il trasferimento. Sorge quasi il dubbio che tutto questo sistema sia stato architettato per lucrarci su. Ma, come dicevo, non sono molto addentro al mondo dell’istruzione e chiedo a voi di aiutarmi a capire, perché di certo c’è una spiegazione logica dietro a tutto questo. Così come pure al fatto che per accedere a Giurisprudenza non è richiesto alcun test d’ingresso. Forse perché in Italia abbiamo una drammatica penuria di avvocati…

Viviana B.