Nota di Giovanni Perri a “Vita trasversale” di Felice Serino

Col tratto suo solito, con la materia nuda dei versi alti e alati, Serino ci incanta di nuovo. E lo fa con un volume, il suo ultimo, corposo, “Vita trasversale”, che è un ben calibrato campionario di temi e motivi caratterizzanti la sua intera produzione poetica; ricca e profonda, tenuta in un suo prezioso tenore lessicale di figure svelate in altezza o come prelevate da un occhio ulteriore e quasi sempre girata nell'inconoscibile. Poesia che ci trattiene in un sollievo, oppure in una morsa, di grandi domande e di incognite. Agevole nell'andatura e nel respiro dei versi concepiti come in una stanza piena di sole, ma dalla cui finestra filtra un paesaggio piovoso, pieno di suoni incantevoli e sinistri: analitica, ma detta in stato quasi d'abbandono. Motivi di vita e di morte messi nel medesimo grandangolo, restituiti al loro più sensibile grado del sentire, in quel confine di corpi corrotti dalla loro stessa immagine; che allunga gli abissi mondani potandoli alla visionarietà più lirica, alla più ampia cosmogonia; ma è materia che vibra di una intimità pura, cogente, covata in un suo lembo etico, in una sua calma affezione di gesti e parole dettate da Amore. Parole levigate e vive, messe in versi come a mani giunte, piene di abbagli tuttavia improvvisi e rivelatori.

C'è un mondo di forme dette al limite dell'ombra, un buio di acque sconosciute da sentirne il suono lontano. Serino nuota come se volasse campi e fiumi e con lui stelle a far luce di parole, sotto un silenzio grave di vita. Ed è come trovarsi innamorati inaspettatamente, aver fiutato il senso in bilico e tirarselo con una corda, ad ogni strappo un grido d'amore, una preghiera di livida sopravvivenza, ad ogni affanno un seme di luce da salire in dolcezza, rimanendo con la voce nell'acqua.

E questa è acqua filosofica, tenuta in un suo denso nucleo lirico, in una sua mistica malinconia.

Ecco: qui stanno gli affetti, i ricordi, ogni piccola gioia terrena; qui è il teatro del mondo, il gioco che si gioca per fame e per sete: qui è l'ora dei ricami nel fuoco, di vecchie controversie e comunioni, di silenzi tenuti in una sacca di odio o di amore. Ma dopo, oltre, è l'aria dorata che viene per svelare il sogno, l'arcano che ci muove le ali, la forma tutta del cielo esplosa in una piccola divinazione.

Un pianto, par d'udire, di muta intelligenza: pensiero della morte sorella, felicità o speranza di pioggia rigeneratrice. Pensiero della vita che si espande ben oltre i suoi torbi furori: terragni infine, ma ubiqui, appunto: trasversali, pieni di un sole leggero.

Quanta preghiera nei testi di Serino. Quanta alta Poesia.

Giovanni Perri

Piccola scelta di testi

*

Sic transit

confidare

nelle cose che passano

è appendere la vita

al chiodo che non regge

è diminuirsi la vera ricchezza

-arrivare all'essenza

lo scheletro la trasparenza

*

Espansione

il sogno è proiezione? o

sei tu in veste onirica

uscito dal corpo?

sognare è un po'

essere già morti

come

nell'oltrevita

e l'essere si espande

si sogna moltiplicato

in fiore atomo stella

appendice? o

espansione è il sogno?

*

Vive una luce

vive nell'akasha una luce che

custodisce quel mosaico che dici

destino

tu sei l'ombra

del Sé: l'alterego o se vuoi

l'angelo che

ti vive a lato nei

paradossi della vita

*

Forse una nube

(a Pierluigi Cappello)

mi accoglierà un non-luogo

non più inalerò resina di abeti

alle finestre degli occhi colombe

bianche si poseranno

mi abbraccerà vaghezza

forse una nube vorrà dire casa

*

Eterno presente

kronos esce dal mare

prenatale

il domani è un imbuto

dove fluiscono gli oggi

coi sordi tamburi del sangue

dove in fondo

agli specchi annegherà la

realtà

relativa: lì il mondo che

si vede

rovesciato

*

Sull'acqua

sul grande mare del sogno

veleggiano i miei morti

gli occhi forti di luce

con un cenno m'invitano

al loro banchetto sull'acqua

d'argento striata

m'accorgo di non avere

l'abito adatto

cambiarmi rivoltarmi

devo

vestire l'altro da sé

Giovanni Perri