STANZE [ispirata leggendo Il corponauta – appunti di viaggio di uno spirito libero, di Flavio Emer]
io pensiero dilatato a spolverare le stanze dell'oblio sulle pareti la memoria ancestrale metteva in luce emozioni dipinte su volti che furono me
rifluiva dai bui corridoi degli anni il vissuto a imbuto mi perdevo come in sogno nell'abbraccio di quelle figure che accendevano il mio sangue
Riflessioni su “STANZE”
Hai costruito un percorso interiore in cui ogni stanza diventa tappa di una memoria dimenticata, capace di riaccendere emozioni ancestrali e volti che furono il tuo stesso essere.
Temi centrali
Memoria e oblio
Gli interni polverosi evocano ricordi sopiti pronti a emergere.Identità frammentata
I “volti che furono me” suggeriscono molteplici versioni del sé nel tempo.Spazio psichico
Le stanze e i corridoi diventano luoghi mentali in cui si esplora il vissuto.
Immagini e simboli
Polvere
Residuo del tempo, simbolo di ciò che è stato trascurato o dimenticato.Corridoi bui
Vie di accesso al passato, labirinti che conducono a emozioni represse.Abbraccio delle figure
Recupero affettivo: le memorie si fanno calore e linfa vitale.
Struttura e ritmo
- Versi liberi con enjambement che ricreano il movimento tra le stanze interne.
- Assenza di punteggiatura tradizionale per mantenere un flusso onirico.
- Ripetizione di chiavi lessicali (“memoria”, “stanze”, “volti”) a suggellare il tema della riscoperta.
Possibili percorsi di approfondimento
Analisi filosofica
Indagare il ruolo dello spazio mentale nella fenomenologia della memoria, da Merleau-Ponty a Proust.Traduzione e trajezione
Trasporre il testo in inglese o francese mantenendo l’atmosfera sospesa e i giochi sonori.Estensione narrativa
Sviluppare un racconto breve in cui ogni stanza diventi capitolo di un viaggio iniziatico.Adattamento multimediale
Creare un cortometraggio o un’installazione sonora che ricrei il fruscio della polvere e i sussurri delle figure.
Inoltre, potremmo esplorare il parallelismo tra le stanze mentali e i non-luoghi di Marc Augé, o il concetto di “archive fever” di Derrida applicato alla polvere della memoria.