FELICE SERINO
POESIE (2002 – 2009)
Fuoco dipinto (2002)
1
CIELO INDACO
confondersi del sangue con l'indaco cielo della memoria dove l'altro- di-te preesiste – sogno infinito di un atto d'amore
2
DENTRO UNA SOSPENSIONE
forme-pensiero dilatò il mandala e una rosa di immagini gli si aprì a ventaglio dietro la fronte – col terzo occhio (in un capriolare all'indietro di dolce vertigine) fu risucchiato in stanze della memoria archetipa e da luce noetica immerso in una pace amniotica -appena un grumo in sintonia col pulsare di miriadi di cellule ora si fondeva col respiro dell'immenso corpo cosmico
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AZZURRE PROFONDITA'
la testa affondata nel cielo (azzurre profondità rivelano ombre essere i corpi) -il foglio la mano un vuoto- mi levo dal sogno bagnato di luce
4
SONO UN MISTERO A ME STESSO
da me una distanza mi separa attraversa un incendio la carne per farla d'aria – vitreo sperdimento
mistero a me stesso
e il mondo fuoco dipinto
5
DOPPIO CELESTE
entrare nello specchio esserne l'altra faccia: uscire dal sogno di te stesso apparenza tornata pneuma:
ri-unificarti col tuo doppio celeste il-già-esistente di là dal vetro: tua sostanza e pienezza
6
TRA ONIRICI LAMPI
tra onirici lampi ride la tua immagine d'aria intagliata nell'ombra del cuore
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I FUOCHI DELLA LUNA Giro di luna
giro di luna bivaccante nel sangue baluginare d'albe e notti che s'inseguono dentro il mio perduto nome per le ancestrali stanze un aleggiare di creatura celeste che a lato mi vive nella luce pugnalata
8
PAESAGGIO INTERIORE
segreti cosmici ha il sangue: sperimenti il mondo immaginativo nuotando nel sangue come un pesce - abitando le stanze dei nervi – leggendo la geografia delle vene:
ti sintonizzi con la danza delle molecole: sei nella danza: la danza
la circolazione sfocia nei sensi: emerge un mondo ispirato – da musica delle sfere -
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FUNZIONE DEL CORPO
polvere stellare corpo-immagine specchiato narciso corpo-mito venere da spuma desiderio / vita che non demorde corpo piagato primavera del corpo
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LA DIFFICILE LUCE
esistere nel mondo: l'Essere decentrato estraneo a sé (lobotomia della propria Immagine interiore - da dispersioni di Energia cristallizzati aneliti in un cielo strappato voci spezzate sul nascere)
rimanere in essere incapsulati in una vita ch'è copia sfocata dell'Originale: diminuzione vita a metà
pure: zampillo d'acqua viva dall'Io subliminale
la difficile luce
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GRIDO IL MIO NOME
smarrimento dell'essere a
mimare la morte
io anelito sulla
bocca di Dio
perduto grido il mio nome
nei crinali del vento
discendo
nel mio specchio
attendo
una nuova nascita
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TIRO ALLA FUNE
luce/ombra le mie due metà
tendo all'Uno all'androgino
l'io la linea che mi
divide
in grovigli di vene
sussistono tutti i contrari
un tiro alla fune
finché
non si frantuma il mio corpo
di vetro
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IO
da acque amniotiche gettato dentro il mare-mondo l'io: tanti io diversi
io sospeso spasimo fatto vertigine e sogno io-onda io moltiplicato e pure a sé ignoto io mancanza vuoto d'arto amputato
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AZZURRO
passaggio dal nero al bianco l'ascendere alla luce azzurro quello delirante di mallarmé la vocale o di rimbaud la rosa azzurra azzurro: tutto il cielo negli occhi azzurro manto di Maria
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VIA LATTEA
cammino luminoso scala che unisce il mondo dei morti a quello dei viventi: a una estremità la costellazione del Lupo – Antares – sorveglia l'entrata nel regno dei morti – all'altra quella del Cane – Sirio – apre la salita del cielo e guida i naviganti: è la stella Maris – la stella del mare e la stella di Maria
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VITA
lascia che m'incenerisca per nuovo sorgere adamantino nell'aria secca del fuoco lascia ch'io mi bagni fino al cuore della luce della tua saliva voglio sentire il mio essere avvolto nel risucchio del tuo imbuto cosmico del tuo vuoto affamato
17
L S D
nella magnetica notte allucinata a vivere la tua morte urlata anima infeconda strappata alla pseudoincarnazione di un sogno: parvenza d'amore immagine accartocciata mortale
18
MAGNETICI OCCHI HA LA NOTTE
(a Hemingway)
come una morte tenuta in vita questa vita compagna la bottiglia che almeno stanotte allenti quel suo morso a ricucire lo strappo infinito domani un colpo e ti adagerai nell’ombra occhi in liquido cielo capovolto
19
LA VITA NELLE MANI DEL VENTO
palpebre d'aria chiuse sulla disfatta del giorno (depistate tracce rotte smarrite a insanguinare il vento: ruotare del tempo nella sua vuota occhiaia) anse d'ombre annegano il grido dell'anima giocata testa e croce
20
COME SOSPESI
è perdersi nelle stanze arimaniche questo disconoscerti poesia della vita è come stare sospesi nello sporgersi da delirante vetta interiore l'aprirsi di crepaccio la sua bocca ad urlo
21
PAROLA
(una stella di sangue è il sole della pagina)
parola – tua preda o forse tu sua preda
amore zenitale
le nozze del fuoco
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SOGNO
(a Dino Campana)
si librava lo spirito nello splendore di quel sorgere: si chinava il Sole a baciare la sua storia: a rischiararla tutta – in un istante
l'anima del poema mai concepito s'imbeveva di alfabeti ineffabili - galleggiava in quella luce bianca
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IQBAL
[in memoria di Iqbal Masih, tessitore di tappeti, portavoce dei diritti dei bambini lavoratori, ucciso a 12 anni, il 16 aprile 1995.]
come un bosco devastato intristirono la tua infanzia di pochi sogni
tra trame di tappeti e catene ancora grida il tuo sangue nei piccoli fratelli
quel mattino che nascesti in cielo – dimmi - chi fu a cogliere il tuo dolore adulto per appenderlo ad una stella?
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NEI TUOI OCCHI DI VENTO
[A Davide, morto a 17 anni il 16.4.1995, la domenica di Pasqua]
ti videro rimbalzare come un fantoccio contro il parabrise
eri la loro preda di turno: sul collo il fiato di quella banda di cani armati di mazze
(arancia meccanica una domenica pomeriggio quando le ore si dilatano e la città è una giungla)
sui tuoi sogni si era chiusa la Notte
ti ho rivisto all'obitorio: sentivo palpitare un intero universo nei tuoi occhi di vento: Davide non più diviso tra terra e cielo
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NELL'INDICIBILE
tu dici è scandalo la morte ma può esserlo la bellezza perduta del fiore o della farfalla che vive la luce di un giorno? dietro il velo dell'esteriore il fiore il verde la foglia – parte del cosmico sé di cui è specchio il di qua – vivono ab aeterno l'indicibile essenza di fiore/verde/foglia
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A RISALIRE VORTICI
a specchio di cielo cuore a risalire vortici di vita dispersa (d'ore ubriache)
vorresti tuffarti nell'azzurro fonderti con la luce
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ESSERE
bava di ragno a tessere unità del tempo (gusci d’entità masticati da morte)
essere come momento il Sé universale
perdersi in chiarità di cielo farsi libro aperto
(dove albeggiano azzurrità di strade alte)
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DA QUESTO MURO
da questo muro trasudo le morti di tanti sono l'urlo di ginsberg il grido di munch di guernica queste parole sono pallottole dirette al cuore voce di chi non ha voce verità di Cristo di certo m'imbavaglieranno
non sopportano di guardarmi negli occhi
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ANCHE PER VOI
salgo sulla croce anche per voi disse con gli occhi rivolto a quelli che lo inchioderanno anche per voi che ancora nei secoli mi schiaffeggiate sputate negando la vita buttandola tra i rifiuti aizzando popolo contro popolo sotto tutte le latitudini salgo sulla croce anche per voi che mi sprecate nelle icone per voi nuovi erodi/eredi della svastica che insanguinate la luce delle stelle oscurando la Notte della mia nascita anche per voi potenti della terra razza di serpenti che non sopportate di sentirmi nominare dal mio costato squarciato fiumi di sangue tracciano il cammino della storia la mia Passione è un solo grande urlo muto di milioni di bocche imploranti dinanzi al vostro immenso Spreco con cui avete eretto babeli di lussuria come cultura di morte
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LA FORZA DELLA PAROLA a Dalton, Heraud, Urondo
- tre poeti assassinati – mi diceva (occhi persi nel vuoto a inseguire chissà quale visione) – tre in posti diversi – (ne rammentava solo vagamente i nomi e i luoghi)
- vedi: – puntualizzava – il potere è nemico della luce: non sopportando la forza della parola si mimetizza viscida serpe tra sterpi e inietta il suo veleno -