FELICE SERINO
POESIE
QUALCOSA PUO' ANCORA ACCADERE 2
030 Untitled
il corpo quest'opera d'arte che governeremo fino alla polvere le gambe incrociate o a percorrere una vita in salita le braccia spalancate come Cristo se mani non abbiamo che piene di niente quel pizzico di follia ch'è da tutti dietro lo schermo della mente la bocca che sputa sentenze gli occhi lucenti di voli e vele per un infinito sogno di terre lontane
16-3-24
031 Nell'ultima ora (preghiera)
Ti riconosco nel bambino ch'elemosina all'angolo a cui dono una moneta ed un sorriso
Ti riconosco nel carcerato pentito che vede il sole a scacchi lontano dagli occhi e dagli affetti
Tu Taumaturgo Tu stargate Signore Gesù Cristo Guaritore di anime
ora che s'approssima l'ora Ti prego ricordati di me:
generato dal Tuo seme celeste consegno nelle Tue mani benedette la mia pochezza che ai Tuoi occhi splende
19.3.24
032 Sarò foglia
giungendo alla Tua soglia sarò foglia dondolante nel vento
19.3.24
033 Stanotte
stanotte in bagno scivolo sul mio vomito un'imprecazione colorita è scontata da previsioni una giornata radiosa mi ripagherà lo spero mi frulla qualche verso bizzarro le cose rimandate la barba d' una settimana
fa chiaro mi alzo e una leccatina avverto al calcagno della cagna che dal “piano” di sotto fa capolino
21.3.24
034 Resurrezione
lasciarsi sorprendere dal divino - aspersi da acqua e sangue si è vita nascosta nel Risorto
rotolare di massi dagli antri del cuore
fino ad aprirsi alla luce
1.4.24
035 Forse con gli anni
forse con gli anni non ricorderemo più i volti in seppia custoditi nel baule né i souvenir portati dai nonni dall'africa
ma avremo negli occhi il sangue dei papaveri su distese a perdita d'occhio quando ragazzini si emulava sandokan in scorribande spericolate pei vicoli
e viva ci resterà di quell'età l'ammicco d'una luna a prime cotte
sotto un mutevole cielo lasciammo aruspici emettere sentenze
3-5.4.24
036 Cavalli di nuvole
“scusi mi può aiutare? che c'è scritto qui non vedo bene”
riconoscente a chi si prodiga più del dovuto -si vede che ispiro tenerezza apparendo proprio 'vecchio' ai suoi occhi
volano mesi anni: attraversano il cielo come cavalli di nuvole che si scompongono a un soffio di brezza
10.4.24
037 Parole in dormiveglia
sfiorandomi la spalla un angelo all'orecchio mi sussurra lieve:
“superato lo scoglio spunta luce a oriente”
11.4.24
038 Poesia
ti avviti con lucido delirio nella ridda di parole - tra sprazzi di coscienza e sogno insegui gibigiane echi
ecco sfrondarti forbici-di-luce: la pagina è tuo lenzuolo quando in amplessi cerebrali muori-rinasci
la tua anima-di-carta ricrea armonie in cuore a spirali più alte
(prima stesura 1995, riveduta 17.4.24)
039 Altre dimensioni
lessi non ricordo dove -ti parrà strano- che anche i morti sognano
in diverse dimensioni oniriche sognano di loro stessi e di noi -noi morti-vivi
17.4.24
040 Archetipi
(come quando a sera non t'accorgi cadere nelle braccia di morfeo così vorresti il tuo distacco ultimo)
il momento imprecisato è punto vagante nell'aria da cui si diramano linee imprevedibili del sogno che luce ridonano agli archetipi e vita autonoma hanno nel sangue
(prima stesura 2004, riveduta 22.4.24.)
041 L'ultima morte
ogni fine sgomenta pur nella natura delle cose
dopo tante piccole morti -ti dici- benvenuta sia l'ultima: poi non vi sarà necessità di sorta né
dovrai chiedere: avrai sempre piena la faretra di frecce d'amore
23.4.24
042 Metamorfosi
sbattevo contro le porte della notte
mi affila oggi un vento di passione: che dirà la “cicatrice” se non bene del sé “rivalutato”
ora che mi vendemmia il tempo
25.4.24
043 Madre celeste
irrorasti i piedi della croce di lacrime salvifiche
Madre
col tuo manto copri di pietà
i derelitti
Tu dei viventi avvocata Tu incoronata
2.5.24
044 Dissonanze
(della cervicale)
da qualche anno dormo su un lato
non quello del cuore
evito gli aerei precipizi
della stanza capovolta
.
(degli acufeni)
capita sovente
che ad agitare i miei sonni
siano folletti nella testa
che schiamazzano a più non posso
dilatano l'oscena notte
.
4.5.24
045 Tra ondivaghe ombre
nel sogno è l'essere bilocato allucinati pensieri assumono forma e volto si destano dal loro sonno i morti
tra ondivaghe ombre ti specchi nel tuo doppelganger
9.5.24
046 Era una favola il mare
consapevole di trovarti nel sogno chiederti se riuscirai ad uscirne tuttavia volendoci restare ancora un poco
ché era una favola il mare su creste d'onde guizzavano pesci dalle squame luccicanti nel sole
calavano gabbiani a frotte
16.5.24
047 L'origine
in profondità celesti plasmati dal cuore del Suo sogno
in una piena di luce
19.5.24
048 Cielo indaco
deriva del sangue - . si staccano dal tramonto voli di sogni infranti . 20.5.24
049 D'un sogno
il ricevimento la torta a tre piani – ci potevi annegare in quel mare di panna -
“dateci sotto – let's go”: così suggeriva melliflua lei
la primadonna – gambe accavallate ben tornide – sembrava uscita dalla copertina di playboy
23.5.24
050 Divagazioni 2
notti agitate insonni – verrà pure il “sonno del giusto”
nonsense sfarfallano fra le coltri
la giornata si allunga l'albero rinverdisce
25-27.5.24
051 Il compianto
il caro trapassato vede non visto i commensali e il posto vuoto
vede gli scheletri usciti dall'armadio
-lo spirito è tra loro inavvertito
il compianto è sulla bocca dei congiunti in decorrenza del “compleanno”
-senza il brindisi
3-5.6.24
052 Coniunctio
e allora avremo dissolto insieme allo schermo di apparenze nomi e forme
con lo scenario della storia e i fiumi di sangue e di parole
anche il sale delle nostre lacrime
(poesia anni 90, riveduta 9.6.24)
053 Vasi comunicanti
hai aperto la camera e ti sei visto nel tuo letto -sdoppiato
ti sorprendi? dovresti intuirlo che ondivago sogno e reale son vasi comunicanti
e allora: quale la realtà ti chiedi se è sogno nel sogno o che – trovandoti uscito da te
9-15.6.24
054 Naufrago d'anni
accogli da naufrago d'anni il canapo che ti porge l'angelo
ai sussulti del cuore s'innerva la deriva del sangue che alluma
23.6.24
055 Dove andremo
(“Solo Tu hai parole di vita eterna”)
di sé l'io ci ha vestiti da che ci staccammo da Lui scegliendo l'albero della conoscenza
da allora ci convoglia a imbuto un tempo fugace al varco è un vuoto affamato
“da chi andremo”
26.6.24
056 Febbre creativa
inesauribile febbre di Dio febbre creativa di universi-mondi
febbre per l'uomo di cui Lui non è mai stanco
2.7.24
057 Ma Rainey
(omaggio alla indimenticabile 'mother of the blues')
Ma – un fremere viscerale lei il blues il ritmo la vertigine
Ma è l'ansimare dell'onda la bocca del mare gli abissi profondi è il sudore e il sangue delle piantagioni di cotone è il senzatetto è occhi secchi
Ma è il vuoto del braccio tranciato
portato via col pianto del vento
3.7.24
Ma Rainey, pseudonimo di Gertrude Rainey (nata Gertrude Pridgett; Columbus, 26 aprile 1886 – Columbus, 22 dicembre 1939),
058 Irrazionale
l'uzzolo di annotare dei versi balenati tra veglia e sonno cosa volevano dire ti chiedi lascia che parli il cuore tendi l'orecchio quando lo senti sussultare cogline i suoni di un altrove la poesia al più è irrazionale ti sorprende alle spalle
9.7.24