FELICE SERINO

POESIE

IL CIELO E' TERSO

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IL CAMMINO

il sognare di sé che si sogna – forse così la vita

perché il cammino – dici

breve il tempo per cercarti: trovare l’ anima -

quella luce ch’ è in te il dio inconoscibile

ti passano davanti le sequenze dei tanti “me stessi” trascorsi

ma già sei altro

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IL CIELO E' TERSO

la coda dell’occhio il gesto come a voler scacciare una mosca ed è un fuoristrada a investirmi alle spalle

entra la luce il cielo è terso – mi dò il buongiorno

mi risponde a breve il borbottio della moka

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IL GRIDO CHE SALE

era forse quell’embolo ad allagare di visioni la mente tutto quel rosso come un mare di sangue

e il grido a salire dalla vertigine del sogno

-e se sogno non era?

trovarsi diviso tra reale e irreale - nelle vene del buio una danza di folletti

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IL GUARDIANO DEL FARO

sembra toccare il cielo attraverso la grande vetrata

gli fa visita il gabbiano unico amico al crepuscolo alla stessa ora nel becco l’argentea preda

l’uomo del faro: non uno stravedere come il ragazzo l’ ha sempre sognato tra spume d’ onde e uccelli marini

altro è questo solitario leggendo nel profondo:

senza amici per poter chiacchierare: una ferita la perdita della compagna morta qualche anno prima di parto

la sua Nina

ora gli pare di vederla tra le ombre della sera quando si accendono le stelle

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IL NOSTROMO

narrava dei suoi viaggi -il mare a cullarne le memorie- i porti toccati e lasciati Oslo Amsterdam le taverne ove non mancavano scazzottate come nei film

le volte ch’ era cielo di tempesta con gigantesche creste d’onde -negli occhi gli si leggeva raccontando che bastava un niente a morire

avvolti dal fumo della sua pipa di schiuma noi ragazzi ne eravamo rapiti -ci passavano nello sguardo velieri lontani

Jim il nostromo egli era per il borgo natio -occhi di cielo e cuore grande come il mare

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IL RIFLESSO

m’abbaglia l’accecante riflesso d’un lunotto

tengo la strada – poi il tunnel mi da pace

e m’acquieto con le note di stardust

esco nella luce come destato dal sonno della morte

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IL SANGUE SULLE PIETRE

baluginio d’albe su vuoti orizzonti – sale

la luce sui nomi perduti

filo spinato taglia la memoria insonne

inani fughe

ancora grida il sangue sulle pietre

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IMPOSSIBILI APPRODI

-orza alla banda!-

la faccia cotta dal sole il marinaio tende a quegli approdi impossibili apparsi solo nel sogno

la terra è ancora lontana

facile perdere la rotta fare naufragio

se non “credi” senza vedere

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IN TRENO

lei immersa nelle righe nere mentre il paesaggio -alberi case- fuggiva

sbirciavo il titolo era in inglese – un mattone a vederlo

distolse altera lo sguardo lei biondo- platino e sola

conciliava un sonnellino ora il monotono sferragliare

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IN UNA GOCCIA DI LUCE

s’arresterà questo giro del mio sangue lo sguardo trasparente riflesso in un’acqua di luna sarò pietra atomo stella mi volgerò indietro sorridendo delle ansie che scavano la polpa dei giorni delle gioie a mimare maree nullificate di fronte all’Immenso allora non sarò più quell’Io vestito di materia navigherò il periplo dei mondi corpo solo d’amore in una goccia di luce

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IPOTESI DELL'IMPOSSIBILE

combatti contro i mulini a vento delle ipotesi ti vedi quel filo d’aquilone tenuto da un bambino e toccare il suo cuore e il cielo

o quel bimbo ti vedi tenuto dal genitore per mano

o ancora -tra fremiti d’ombre- quel figlio prodigo che ti torna in sogno: che anni scavalca a ritroso

per chiedere perdono al padre sul letto di morte

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ISOLE 2

s’aggrovigliano mai combaciano come i fili d’una ragnatela in composizioni improbabili tramate forse nei sogni

in un alone di luna evocano i morti fan gesti propiziatori

sono intrecci di mani di sguardi

anime che si cercano

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L'ESSENZIALE

arrivare all’essenziale: via il superfluo (lo sa bene il poeta – un sansebastiano trafitto sul bianco della pagina)

così il corpo: si giunge col vento azzurro della morte al nocciolo: all’Essenza: non altro della vita che avanzi in pasto al suo vuoto famelico – quando nella curva del silenzio essa avrà ingoiato la sua ombra

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L'OMBRA

negativo di me mio vuoto in proiezione mi copia con inediti profili tagliati nella luce – se dal di fuori la spiassi mi direi sono io quello?

pulviscolare ha i contorni del sogno e i suoi fòsfeni si spezzetta se riflessa inafferrabile fantoccio mi diventa pure mio vuoto mia metà

che estinta con l’ultima sua luce rientrerà nel corpo- contenitore unificata con la terra – senza un grido tutt’uno con la morte – senza perché – solo ombra

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LA BELLEZZA DELL'ANGELO

con l’avanzare degli anni senti sempre più il distacco da tutto – ogni cosa ti lasci scivolare addosso -come il sogno ch’è a svanire

oggi preghi lo Spirito del cielo ti faccia luce: ti mostri l’azzurro sentiero

per la bellezza dell’angelo

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LA DOMANDA DEL SANGUE

sordi alla domanda del sangue noi sotto un cielo bianco di silenzi

le parole rimaste in gola cadono come un infrangersi di cristalli

in nostra vece sentiremo forse gridare le pietre

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LA LUCE ESSENZIALE

punti all’ esteriore e non alle cose del cuore?

vedi: non ha consistenza quanto non nasca da radice del sangue o semmai sopravviva di effimero lucore

essenziale quella luce ch’ è la bellezza della rosa immortale palpitante tra le mani

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LA LUNA DEI POETI

ho la luna dei poeti -pesci sull’ imum coeli-

scivola la barca della passione verso terre di mistero

pesco sogni di ragno nell’ intreccio di parole nate sulla bocca dell’ alba

mentre uno sbuffo di vento porta afflati d’ amore

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LA MANO DISEGNA NELL'ARIA

la mano disegna nell’aria il suo profilo indugia su bocca naso e occhi

la mano della mente ben conosce quei dettagli come la madre che l’ ha generata – Nina stella del cielo che mi cammina nei sogni

ora sono aghi che trafiggono nell’ accendersi nel sangue la mai sopita passione

mentre la mente disegna dove fermenta il cuore

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LA MUSA LATITANTE

dalle vene del buio -dove a raccoglierti vuol chinarsi l’amore-

defluisce arido sangue

stai come quel gabbiano dall’ala spezzata

che non sorvolerà il suo mare

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LA PAROLA NUDA

mi seduce la parola enfatica -sia d’amore o quella che (d) enuncia

che s’attorce al cuore in un nodo di passione

parola nuda come la verità – mio faro

brilla nel buio come stella di fuoco

e non la puoi estinguere

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LA PASSERA

memore della bella accoglienza me la trovo sul davanzale ogni mattina per “condividere” la colazione

è d’un piumaggio lucido e vellutato l’ho chiamata “nerina”

sempre puntuale precisa come un orologio svizzero

chissà mi chiedo chi troverà ad accoglierla quando anch’io avrò messo “un paio d’ ali”

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LA PISTA DEL SANGUE

sconvolgere i cieli vorresti? rapportare il mondo con l’ asettico tuo doppio?

chi vuoi che spezzi per te una lancia se vai col lupo seguendo la pista del sangue

in modo sistematico vedrai crescere detrattori a stigmatizzare le tue fisime

uomo di cartone

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LA STANZA DEL CUORE

custodirvi l’essenza primaria – il suo fiato il suo mistero

è creativa la stanza del cuore: la vedi tappezzata dalla immensa pagina del mare

dove scrivere i sogni con l’inchiostro della notte

vi respirano sinergie d’altre dimensioni

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LA STANZA VIOLA

la stanza viola della mente veste l’anima del quadro in cui ti perdi

dalla tela vedi crearsi iridescenze -e il sangue si spande nei colori-

presenze daliniane erompono dal sogno

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LA VERITA' E' UN LUSSO

la verità è un lusso dice quel padre che non ha ottenuto giustizia dopo anni per il figlio falciato in una rapina trovatosi per caso lì in quel frangente

dice -un sasso sul cuore-: forse è di un altro mondo la verità -tutto come sempre insabbiato prescritto

nessuno sa - e sulle coscienze crescono peli

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LA VITA INFINITA

con l’avvicendarsi degli anni si risvegliava in te il bambino negli ultimi tempi c’era sempre lei a rifarti il letto a tagliarti la carne il tuo angelo premuroso che non ti perdeva di vista un momento

eri un omone- bambinone te ne sei andato troppo presto quel giorno vedevo al tuo capezzale nei tuoi occhi cerulei veleggiare la vita infinita

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LA VITA INTERIORE

dirla “potenziale” questa mente fin quando non sarà espansa e unificata nella primaria origine

di sogni e di pene -scritte su cieli di carta- e di effimere gioie come la felicità che sempre sfugge

lei si nutre

abbeverando del sangue della passione la vita interiore

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LACERAZIONE

ragazzi strafatti che han preso la china d’una vita contromano

ragazzi che s’ attraggono e vivono come se non vivessero

invecchiano dentro gli specchi o da hikikomori

abita il loro sangue una notte che si lacera all’ infinito

-le famiglie: da raccoglierne i pezzi

ragazzi che bruciano bruciano come candele

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LATITANTE LA MUSA

sillabe cadute dagli occhi l’ingoio di stelle a svanire

“credi resistere ai piaceri della tavola ma dai che hai -fidati- il colesterolo buono”:

questo salvi dal tuo dormiveglia – relitti a galleggiare sul mare ipnagogico

tenti trarne una poesia giri in tondo con le parole – latitante la musa

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LE SFIORITE RIVE DEL CUORE

le sfiorite rive del cuore e la verde età fuggitiva

ahi i segnacci rossi sui quaderni

-simboleggianti nell’inconscio gli errori adulti che ti segnano la vita

e in lampi di ricordi quella corsa dei grembiuli come ali

in voli bianchi verso casa

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LE VOCI REMOTE

un’accoppiata di parole o una frase sentita o letta risuonano e sono una fitta nella mente che inizia a elaborare

il letto del fiume è un sudario che raccoglie le voci remote delle anime in sogno fermatesi lì sotto la luna menomante

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LEI DALLE SNELLE CAVIGLIE

avvenne in me un parapiglia si sconcertarono i miei neuroni come lei apparve -il rigoglioso seno e le giunoniche forme- nel suo incedere al Valentino

ogni tanto in sogno rivive evanescente figura

inarrivabile lungo la coda dell’occhio lei dalle snelle caviglie

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LO SGUARDO VELATO

dò i miei “occhi” a quel che passa in questo scorcio di tempo che mi resta d’intenerimento

la stessa luce la losanga sul letto la goccia pendente dal ciglio lo sguardo velato

ora come allora

quando “morte ti colse fior di giovinezza” scrivevo ventenne o giù di lì

-ah ridicolaggini

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LUCE COSMICA

il suo sguardo benevolo che abbozza un sorriso lieve dalla vetrata della cattedrale illuminata lassù

mi ricorda l’angelo sulla volta del soffitto quando da bambino ero cagionevole e a letto

oggi mi sorprende un moto di commozione

nel dilatarsi il cuore in una luce cosmica

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L'ESSERE-PENSIERO

l’ angelo o essenza primeva in veste d’apparire

in amore converte il suo fuoco ancestrale

è ubiquità ed ali l’angelo o essere- pensiero

astronave di luce che circumnaviga cieli interiori

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L'AFFLATO

si leva da un’ alba rossa di passione l’ afflato del cuore

quasi ad alleviare -volo lieve di farfalla- le brutture del mondo

asimmetriche tracce lascia la poesia ch’ esprime l’ angelo- farfalla

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L'ALBERO

di Te il dito la saliva il fiato:

ri- fiorire vita in cuore disabitato

e gli esecrandi crimini? non ricordi

dal sacrificio estremo l’Albero di sangue si è ingemmato

sopra uno sconquasso di secoli

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L'AMORE E' UN VOLO

l’amore è un volo che si stacca dai tuoi tramonti e lascia una mesta dolcezza

come virgola di fuoco quel dolore che si ferma negli occhi

sulle ferite -sai- lavora a tuo favore il tempo

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L'ANGELO 3

s’inzacchera le ali nella melma del contingente minimo sette volte in un giorno

si prende cura come una seconda madre di chi gli fu affidato alla nascita dalla Misericordia divina

arcobaleni e nubi son la sua dimora transitoria

si piega sul tempo umano – lo senti se ascolti sostare nel buio delle vene

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L'ANTAGONISTA

aprii la valigia era piena di libri e di sogni di vaghe nuvole e stanche lune

gli chiesi se leggesse poesie arricciò il naso: -non mi nutro di quella “manna” il mio cielo è di pietra e non ne vedi angeli affacciarsi né madonne

-non siamo -noi due- della stessa razza

io da opportunista nello scrigno non porto chimere

97

L'OMBRA (ALTRA VERSIONE)

davanti dietro di lato s’ allunga si spezza se riflessa

in acqua mutilato corpo mi ripete negativo di me profilo esangue

finché vita avrà da estrema obliqua luce

98

L'ORDINE DELLE COSE

nel momento del distacco dirai forse impropriamente “è mancato” – invece d’ un accorato “ci abbracceremo nell’ altra dimensione”

mancato sì alla scena del mondo

com’ è giusto per l’ ordine delle cose ’apparenti’

la stella nana la formica

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L'ORIGINALE

si perde armonia nel rifare una nuova poesia da una datata: ne risulta un vaso incrinato

allo stesso modo ogni esemplare è intoccabile: è dall’origine

della foglia la foglia- madre come la pensò Iddio - così la parola così la natura

toccare i geni è una bestemmia che sale al Cielo

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MANIFESTO

ritagliare dai giornali lettere cubitali per farne una poesia- manifesto

già vedi uomini- sandwich popolare le piazze il rosso grido di denuncia abbasso x viva y

-sordi i governanti al lamento dei poveri

vedi: giungerà il momento in cui si abbatterà repentino uno tsunami

a rovesciargli la poltrona

101 MARE D'ERBA

con l’ avanzare degli anni riduci sempre più il percorso delle tue camminate

giungerà il momento di affacciarti solo sull’ uscio o dalla finestra vedere l’ immensa

distesa di verde e nello stravedere la scambierai per quel mare che ti vide nascere

-ti brilleranno gli occhi andando col pensiero alla fanciullezza gaia

ora quella luce è fuggita

lascerai impregnato quel mare d’erba di amori e pene ed eterei voli

102

MARINA

sull’onda bianca della pagina inavvertita la musa come un’ala si posa e si china discreta a ricreare di palpiti un vago sentire di mare

103

MEMORIA DI VOLO

memoria di volo dell’ antenascita – quando l’ angelo benigno si piegò nel vestire la carne

ora nello smarrirsi dei mattini in un’ aria di vetro da memoria si torna a essere sogno

a raccontarci è l’ infinito mare

104

MI STRACCERA' UNA MANO

sto incollato a un muro vi resterò forse fin quando m’imbavaglierà una reclame di nonsoché o forse mi straccerà una mano ignota ma sarò ancora la voce di chi non ha voce sarò il suo sangue che urla attraverso i miei squarci

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MIMESI 2

mutevolezza come di nuvole

-parabole -alchimie del sangue

mimesi icariana la giovinezza frale

-nei suoi umori intinta

la penna di Goethe

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MORTE BIANCA

al paese (le donne avvolte in scialli si segnano ai lampi) hanno saputo di Valter volato dal traliccio angelo senz’ali

“non venire a mettere radici -scriveva al fratello- qui anche tu nella città di ciminiere e acciaio: qui dove

mangiamo pane e rabbia

dove si vive in mano a volontà cieche”

107

NEL FIUME DI LUCE

forse veleggiando nel fiume di luce anche loro i morti ci sognano per non annoiarsi

dove cade il giorno come un vibrare in nudità di sguardi piegati sul cuore della terra

il loro bianco respiro

108

NELL'UNO

dal Tutto ritrovarsi nell’uno a vivere il sogno della carne

il sangue che cavalca il vento dove crescono i passi

lacerato dalle lancette d’un orologio interiore un Lazzaro a sollevarsi da cento morti

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NELL'ANIMA BAMBINA

come non ricordare il rifugio del passerotto intirizzito le mani a giumella e il caldo fiato

o il micino di pochi giorni lucido di saliva portato in bocca da mammagatta

come non riconoscere le tracce lasciate sul sentiero teatro di giochi e l’acuto richiamo della madre la tavola apparecchiata inondata da sciabole di sole

immagini vive custodite nell’anima bambina

che ancora ti chiamano dal buio fondo degli anni

110

NELL'ARIA VEGETALE

si aprì il mattino azzurro nell’aria vegetale come un mare nel seno del cielo e da una costola per lui Egli la plasmò dalle sinuose forme a far tondi gli occhi vogliosi d’un amore tendente alle stelle