FELICE SERINO
POESIE
PALPITI DI CIELO (2015)
151
SPLEEN
lei dagli occhi blucielo inquadrata in un ritaglio del tuo sogno lucido
ed è un morire dentro percorrere l'acciottolato d'un bianco accecante che conduce al mare
e quel sorriso a durare nel cuore perdutamente altrove
ti fa il verso il gabbiano planato sulla tua isola di spleen
152
IL GRIDO
ad un cielo sordo ad ogni voce ed eco appeso il grido testa e croce ti giocasti l'anima nel bailamme d'un'allucinata notte a simulare la morte
153
L'ATTESA
ti tiene in vita come a fine inverno la primavera canterina
(non già l'appagamento senza più desideri)
ti tiene in vita quel non so che riempia i vuoti
(come il trepidare per l'uscita delle prime poesie o per il primo appuntamento)
ecco risuona l'attesa come un'eco di mare
sei la vela che si gonfia di vento
154
IL LEBBROSO
alle sue spalle un cielo bianco cadmio
e la figura ieratica a fendere la folla chiudere le distanze
luminosa Farfalla “vede” posarsi sulle dolenti piaghe
155
L'INDICIBILE
dove deflagrano nude parole al di là della scrittura ho cercato nel calamaio del cuore l'inesprimibile
ciò che non può essere detto
ho cercato stanze inesplorate negli anfratti del mare
le voci trattenute nella gola del vento
l'indicibile nella luce della bellezza
156
ANCORA IN VOLO
perduto in me l'aquilone ancora in volo dal tempo che più che reale m'era sogno la vita
ora forse nascosto dietro le nuvole o a giocare col vento
in cadenza di vortici imprevedibili
come l'esistere
157
NEI FONDALI
per nulla mi separerei da questa pena nel macerarmi chino sulle parole tra respiri di solitudine
-v'è un accendersi di segni e strade mentre attraverso l'inconoscibile che in sogno spio
non altro anelo che questo inabissarmi nei fondali di fonemi
finché la morte mi sorprenda in un'emorragia d'inchiostro
158
CHIEDILO ALLA LUCE
scrivere la luce inginocchiato nella luce
inspirando bellezza ch'emana come da un tempo altro
pure ami la luce ferita:
chiedile delle infinite crocifissioni
fattene guanciale in notti di pianto
159
DIVERGENZE
la luna china sulle mie notti disfatte di poeta in erba a carpire versi da “urlo” beat ante litteram coi sogni di gloria nel cassetto in cerca della parola luminosa che “spacca”
e tu rivolto alla mia “crisalide” che andavi blaterando nel citare la preistoria carducci et similia
160
UN CIELO CI NASCE
dal peso mortale un cielo ci nasce
penetra luce nella ferita più fonda
siamo respiro cosmico legati a una stella di sangue originaria armonia che nel vivere si frange
161
SENZA TITOLO
ora il mio sangue si eleva al battesimo della luce
vedi sono fiorito
e la morte non la ricordo più
sono uscito da lei come da un fiume di tenebra
162
LUCE DI LUNA
(l'ispirazione)
ti dai d'amore e in veste notturna t'ammanti all'occhio del cielo
in silente vaghezza il tuo porgerti china sul sangue che ridèsti
nell'essere mio: m'irradia d'epifanie luce di luna
163
A DARTI L'ABBRIVIO
a darti l'abbrivio sarà forse l'urlo del fiore che s'apre
creare è del funambolo senza rete o è come andare su vetri
una parola un taglio
164
RESURREZIONE
rinfranca il Tuo offrirti in croce chicco che germoglia in esplosione di vita
ma il silenzio del cuore si fa abisso: duemilanni e la pietra sepolcrale come non fosse rimossa:
al primo canto a rinnegarti
165
TI CADEVANO GLI OCCHI
capre e cavalli di nuvolette pigre in un cielo dilatato nel respiro ecco da dietro l'angolo apparire la ragazza dalla maglietta rossa a fare footing nella luce lattiginosa del mattino
poi t'accorgi d'aver solo sognato -desiderio fatto pensiero allucinato- e nel ritrarsi quel cielo la ragazza s'è come sovrapposta a quella vista la prima volta al parco or sono trentanni
quando dovunque guardavi ti cadevano gli occhi su quella figura esile nell'alone di luce lunare
ma tant'è che stasera ti “cadono” gli occhi davanti al teleschermo
166
CONTROLLARE IL SOGNO
è diventata la sua arte ne sa uscire e rientrare quando vuole e secondo l'umore persino programmarlo
mentre prende sonno basta che si concentri e in vividi colori le appaiono pesci uccelli fiori vasta varietà di flora e fauna finestra su cui s'affaccia un mondo altro
nel suo luogo di degenza un bell'evadere dal grigiore è vivere questo exo-esistere parallelo
lei divenuta oggetto di scherno un libro aperto lei amica-madre dei gatti col loro gnaolìo alla luna
167
SPLEEN 2
ali e croci dell'esistere sono il veliero che attende il buonvento sotto i mille occhi di un cielo allucinato a farmi il verso un gabbiano in volo da un dove non so dire
168
BLASFEMIA
ricusi l'abisso capovolto intriso del Suo sangue
dall'orlo della luce ti distanzi in vaghezza dell'effimero
vanagloria leva al cielo un pugno d'aria
169
PASQUA
del Suo olocausto ha ribaltato il fondo rovesciato la pietra che teneva in scacco la Vita
-escono lucenti raggi da acqua e sangue del costato
al canto d'osanna l'angelo si china sul giorno umano
170
NELL'ANIMA BAMBINA
come non ricordare il rifugio del passerotto intirizzito le mani a coppa e il caldo fiato
o il micino di pochi giorni lucido di saliva portato in bocca da mammagatta
come non riconoscere le tracce lasciate sul sentiero teatro di giochi e l'acuto richiamo della madre la tavola apparecchiata inondata da sciabole di sole
immagini vive custodite nell'anima bambina
che ancora ti chiamano dal buio fondo degli anni
171
L'ESTRO
dicono abbia avuto da piccolo “familiarità” con le feci
-oddio! strillava la madre e le comari: -niente paura è roba sua
e già l'estro emergeva ché ci scribacchiava per terra tra losanghe di luce
172
I CIELI DEL JAZZ
capricci di note facce ondivaghe in acque del sogno la nausea lungo i corridoi di latrine il gemito del sax le gonfie gote tempo rallentato avvitato nel marasma di umori
poi il mattino li raccoglie spugne e l'anima della musica che attraversa muri di separazione
173
SENZA TITOLO 2
ho sognato d'essere un bosco devastato
e in me cadevo
cadevo
con schianti d'alberi
174
QUESTO GIOVANE CUORE
(alla figlia)
capriolare nell'ante-nascita tu rosa vestita per la vita
tuffarti nell'azzurro e respirare la poesia pura d'incontaminati cieli vorresti
ah non debbano i veleni del mondo -mio e tuo anelito- intaccare questo giovane cuore
175
SCHEGGE DI STELLE
a mitigare il gelo delle parole che il tuo volto a volte veste
non riesco ma a notte quando il tuo corpo s'apre a una luna complice schegge di stelle mi sorridono
176
COME IN PRIMAVERA
impoverito mi sento quando sfuggono a volte le note di quell'aria struggente che alberga nell'anima e -breve appagamento di fioriture e voli- nelle ore vuote m'accompagna a sprazzi
pure ritorna rivivendo in letizia come in primavera la chioma di verde a ornare quell'albero triste -superato il morso del gelo
177
A VOLO D'ANGELO
il nero asfalto il lenzuolo i nasi all'insù l'attico al ventesimo depressione dicono
autopsia perché: se non s'è tirato un colpo si è “solo” spaccato
178
IN UN ANGOLO REMOTO
la vita d'un uomo nella luce degli occhi
i paesi esotici i mari che ha varcato
a barattare per nuove esperienze la vecchia pelle di coriaceo ulisside
ma si passa una vita intera senz'ancora conoscersi:
in un angolo remoto l' ombra da tenere al guinzaglio
179
LA MUSA
dove inginocchiata è la luce lo spirito contempla
come un incantesimo la novità di lei la tua corda sfiora
accordando il tuo vagheggiare
s'anima il tuo cielo in volo d'angeli
e febbre è la parola
180
E' BELLO SOGNARE
come tirare su un secchio di ricordi custoditi in fondo al tuo cuore
come riesumare i tuoi morti aspettarti da loro fausti presagi
o l'apparire di vagoni di nuvole e lunghi corridoi di porte chiuse
dove ti sembra essere stato
181
VITA SOLLEVACI
vita sollevaci dall'ignavia dei giorni -serpe mimetica
fa che non sprofondiamo in questo buio di stelle calpestate
le addomesticate coscienze fanne bottiglie a navigare mari di speranza
e come un fuoco vivo a forma di croce
giunga il messaggio della tua sacralità
182
LA PAROLA ESSENZIALE
non altra che quella l'unica annunziata che la mente arrovella
fanne cuore e centro il raggio renda armonico il disegno senza ne urlerebbe la trama
il sangue fatto acqua
183
IN QUEST'ARIA STAGNANTE
pensando a te vedo il vuoto di una porta e dietro la porta ricordi a intrecciare sequenze indistinte sogni e pensieri asciugati mentre un sole di sangue s'immerge nel mare
in quest'aria stagnante come un olio passa la luce sopra il dolore
184
ANTINOMIA LA MORTE
ritenere antinomia la morte – la tua
come un abbaglio o un trapassare di veli
e nel distacco quando il mondo senza più te sarà impregnato della tua essenza
” leggerai” il tuo necrologio pagato un tanto a riga
185
VANAGLORIA
vita che mi mastichi mia vita dagli equilibri spezzati e anse d'ombre dove annegare il grido
difendimi dal mio profondo
uccidi in me quel capriccio aureolato solo da esibire
186
VOLARE BASSO
volare basso per dare tanto con poco
lei a volte si cela nello specchio o nel buio del divano
luce affebbrata la parola che ti tiene avvinto
celeste fuoco
187
DAL GIARDINO DEI SOGNI
forse quando il tuo orizzonte è a chiudersi sullo scenario del mondo e tutto è consegnato all'evidenza della fine
dal giardino dei sogni ti strizzerà l'occhio ancora qualche verso
lo vergherai in fretta su un tovagliolo al bar prima che si disintegri nell'aria
come i tuoi io dagli anni risucchiati
188
LA NUDITA' DEL SANGUE
pindarici voli leggevo nel tuo cielo e i tumulti del sangue in cadenza di note sul pentagramma di sogni rubati e franti
oltre quel fatuo fuoco è ora un discendere nel tuo specchio incrociare la nudità del sangue
dal profondo ti vedo riavere il cielo veleggiando sicuro
ed è la corazza che indossi a darti la forza del perdono
laddove ti appariva debolezza
189
IN LINFA D'ALFABETI
manca poco possano piovere lettere nel tuo sogno controllato e tu ti veda riflesso in pozzanghere a cogliere parentesi unghie-di-luna e il grido delle a le sospensioni delle e
poco manca sia la musa un donarsi in linfa d'alfabeti di cui s'imbeve il tuo sogno lucido
190
SPLEEN
lo scoglio e tu come un tutt'uno quasi sul ciglio del mondo avvolto in una strana luce
labbra di cielo questo contatto di sole
vedi nell'aria marina un gabbiano planare su una solitudine che ti lacera all'infinito
191
UN DOVE
trafitto da ustioni di luce quasi a difesa avvolto in un mantello di vento
vano interrogare un dove
in bianchi cieli l'angelo è di pietra
l'anima un buco nell'immenso
192
QUELL'UOMO CHE
quell'uomo che “incurante” della tempesta dormiva
che ha diviso il mare che è uscito dalla morte squarciando i cieli
quell'uomo che se il granello di senape non muore
uomo-dio fattosi bambino ed ultimo Dio incarnato
trascinato dal cielo dal peccato
193
ASIMMETRICI VOLI
parole colte e frante nella febbre d'un grido
aperte ali dei sensi contro pareti di cristallo
scrivere sul sangue di un sogno kafkiano
194
KANDINSKJI
sfilacciano sogni di ragno graffi di luce
a destarti un'alba bagnata di colore
quel giallo spalmato nel canto della tela
195
DALL'OBLO'
la poesia quella di lungo respiro dà vertigine
è come prendere il mare e non vedere che l'orizzonte e mai la terra
le immagini vedi dall'oblò del cuore sovrapporsi fare ressa e
infine sbarchi boccheggiando col mar di terra