Fonemi
nella bocca della notte -la luna sopra il petto- il letto è un mare dove sillabe perdono sangue
“e il naufragar” non è che di parole- carne slabbrati fonemi
a far piovere nelle tasche del cuore
. Giordano Genghini Apprezzamento (con modifiche in corso dal 21.06) n. 16 (in ordine cronologico) del giorno 24 06. 2025. – Ho apprezzato moltissimo, Felice, questa tua lirica, nella quale, secondo me, sminuisci la funzione delle parole, anche poetiche – composte da “slabbrati [dunque, credo, non usciti da labbra di persone viventi] fonemi”, anche se fossero sublimi parole come quelle che compongono l'inizio dell'ultimo verso de “L'infinito” di Leopardi (“e il naufragar”, che definisci solo come un naufragio di parole scritte); in altri termini, tu qui esprimi – come ribadisci anche nella sublime metafora degli ultimi versi – l'inferiorità e l'impotenza della poesia, se paragonata alla vita, soprattutto nei momenti di grande dolore. Si concordi o meno con la tua tesi qui espressa – tesi che spero di non aver frainteso – questa tua lirica è, a mio avviso, di impareggiabile bellezza. (A quanto ho precedentemente scritto, si aggiunge il mio ordinario grande apprezzamento per il consueto livello di sublime bellezza – che si esprime nel tuo tipico stile – e di validità complessiva che, a mio parere, caratterizzano i tuoi testi poetici finora da te condivisi – e di ciò ti ringrazio – nel gruppo). Ciò premesso, ringrazio tutti gli iscritti che hanno espresso o esprimeranno il loro “Mi piace” a questo post e, più ancora, coloro che lo hanno in qualsiasi modo commentato favorevolmente, o che sono intervenuti su di esso nei commenti (o che lo faranno). Grazie soprattutto a te che hai donato il tuo post all’ammirazione di chi apprezza i post condivisi nel gruppo, e, dunque, anche alla mia ammirazione.