I FUOCHI DELLA LUNA

(a cura di Luca Rossi)

coi fuochi della luna bivaccanti nel sangue

baluginare d'albe e notti che s'inseguono

dentro il mio perduto nome

per le ancestrali stanze un aleggiare di

creatura celeste che a lato mi vive

nella luce pugnalata

[da Fuoco dipinto – 2002, edizione dell'Autore]

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Dire se i fuochi della luna siano cosa reale o meno, non possiamo affermarlo con certezza.

Ma se per un momento, come fa il poeta, cerchiamo rifugio nella notte, allora potremmo vedere anche noi questi fuochi prima di oltrepassare la sottile linea che ci divide dal razionale, per inseguire un delirio che ci faccia sentire diversi da ciò che eravamo, fino al mezzogiorno di un incubo che prende il nome dalla vita di tutti i giorni dalla quale fuggire per un istante.

Ordinaria follia di un giorno che si vorrebbe esorcizzare, per superare il confine in cui la mente si libera da opprimenti istanze, dove fiumi di sangue scorrono davanti ai nostri occhi per avere accoltellato la luce tra un inseguirsi rapido di albe e di notti (come dice il poeta) in cui vivere o lasciarsi morire.

Già, perché non c'è modo di liberarsi del giorno che uguale ritorna ogni volta per vederci protagonisti di un tempo che ci tiene prigionieri.

Notte senza maschere quella in cui viviamo per scendere dal palcoscenico e restituire i soldi del biglietto allo spettatore seduto, ora che le parti si invertono, adesso che la vita ha cambiato il suo gioco.

Vaghiamo da una stanza all'altra aprendo porte chiuse alla luce e spalanchiamo finestre che danno ancora sulla notte dell'Io, dove il calcolo dei giorni scaduti è di gran lunga superiore a quello dei traguardi che si sarebbero voluti raggiungere.

Una figura mi è sempre accanto. Conosce il mio nome: ultimo tentativo tra coscienza e oblio di recuperare ciò che restava del mio corpo ucciso, lasciato nel sangue tra gli ultimi fuochi di una luna ancora malata.

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