un pò ti cerchi un pò ti butti via…
GIOVINEZZA
Prati teneri, intenso verde,
caviglie agili, snelle
dal venticello gaio frustate…
palpiti e sussurri, risa;
acqua di ruscello
fresca, tersa
come i miei pensieri:
una tenera ansia da consumare.
Un altro Io era quello…
Lasciai lì le mie ceneri
sparse al vento.
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Questa mia poesia è dell'anno 1967 e chiude una breve raccolta pubblicata sotto pseudonimo (da me ripudiata). Delle altre, è quella non da salvare ma che mi fa meno 'sorridere'…
Ma devo confessare che della mia giovinezza ho poco da sorridere: rivedo un ragazzo piegato sulla solitudine, forse un pò voluta (una vita incolore, un pò ti cerchi un pò ti butti via), preso nella spirale di una mania depressiva che mi spinse a un tentativo di suicidio.
Sono gli anni più belli? Dicono. Mah!; difficile la maturazione in quel periodo acerbo, età definita 'ingrata', quando non si hanno punti precisi di riferimento e manca l' affetto familiare, manca l'amore, un amore vero e pulito per cui ti alzi la mattina e ringrazi Dio di essere vivo… Un'età avvolta di fragilità esistenziale mascherata di aggressività; – tiri fuori le unghie anche se spesso te le rivolti ad affondarle nell'anima…
Pensare di morire a quell'età! Sta di fatto che il mio pensiero fisso sulla morte si rispecchiava in quelle poesie giovanili.
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