Le domande (inutili e idiote) ad uno scrittore

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Di mio ritengo come le domande alla fine di una conferenza o di una presentazione di un libro siano una cosa utile come il raffreddore. Di solito sono uno sfogo dell'ego per qualche partecipante, più interessato a dire la sua piuttosto di ascoltare la risposta per la quale formula la domanda. Conferenze non richieste dopo la conferenza richiesta, vaneggiamenti dell'ultimo scoppiato a piede libero (e qui ti senti male se il tale poi conclude manifestando la sua stima per te... “che lettori attiro?” Ti domandi preoccupato). E di solito con la manifesta noia del pubblico restante, venuto per ascoltare e conoscere l'autore e non l'improvvisato critico del dopo incontro.

Ma la peggiore categoria di domande uno scrittore se le sente però rivolgere nel privato, con notevole sfacciataggine, un pizzico di invidia camuffata da sospetto riguardo il suo valore e una noncurante disinvoltura riguardo il farsi gli affari suoi. Nello specifico ecco alcuni quesiti in merito (con le risposte tanto sognate ma purtroppo non sempre pronunciabili).

-ma quanto hai pagato per pubblicare il tuo libro? Veramente nemmeno un centesimo, lavoro a contratto e mi pagano per quello che gli offro. Ma che mi prendi per scemo?

-ma vendi pochino, vero? Dipende: rispetto alla Rowling e Ken Follett direi proprio di sì. Rispetto a Bruno Vespa parliamone sui dati reali, rispetto alla tua raccolta di poesie noiose pubblicate dalla stamperia sotto casa i miei libri sono tutti best sellers.

-ho saputo che hai fatto un libro ma nella libreria sulla cima delle dolomiti aperta solo il 29 febbraio non lo conoscevano, dove lo posso trovare? Te lo vorrei tirare in faccia per risparmiarti la ricerca, ma hai mai sentito parlare di Amazon?

-ho trovato il suo libro in un mercatino dell'usato, si vede che qualcuno lo aveva dato via...? Si, insieme alla Bibbia, Shakespeare e Manzoni... come vede è il destino di noi pennivendoli...

-ma hai fatto un'altro libro? (pronunciato con stanchezza come se lo avessi obbligato a leggerlo o peggio lo avesse scritto lui). No, nessuna risposta a riguardo, solo il pensiero di un attacco di dissenteria e nessun bar con bagno a disposizione nei dintorni.

-ma non sapevo che facessi lo scrittore. Da quanto? Questa è la domanda rivolta da persone che ti frequentano da anni. Non gli amici, quelli sono le persone che non hanno mai letto un tuo libro.

-ma sul costo del libro quanto va a lei, pochino vero? Il necessario per comprare una piscina gonfiabile, riempirla d'acqua e ficcarci la tua testa dentro per qualche secondo.

-ho visto che il suo ultimo libro glielo hanno tradotto in polacco... ma in inglese no? Idź do diabła...

-ho visto che sei in classifica. Ma chissà come le fanno quelle scalette, no? (variante: ho visto che non sei in classifica, d'altra parte ci vanno solo i grandi autori, no?) Monologo iniziale del Sergente Maggiore Hartman, vostro capo istruttore, tutto di fila.

-ho scritto anche io un libro, lo vuoi leggere? Ma quanto hai pagato? Vende poco? Si trova in cima alle Dolomiti? Qualcuno l'ha mandato al macero? E' solo il primo? Ma lo hai scritto davvero tu? Ma quanto ci guadagni a copia? Ma è tradotto in inglese? Ma è in classifica?

Poi, per fortuna, ci siete Voi. Grazie.

don Diego