La sfida è scrivere tutti i giorni, disse una volta un mio amico. Un blogger. A quei tempi avere un blog non era solo un modo per “esserci”, per farsi notare; era un esercizio quotidiano di condivisione di sé.
Il punto è questo: siamo in un mondo estremamente giudicante, quindi esprimersi è sempre più difficile. Perché il giudizio è un boccone duro da ingoiare. Alcuni, come me, hanno preferito non esserci, sparire, piuttosto che assorbire l'amarezza del giudizio. Alla prossima stella cadente esprimerò il desiderio che tutti su questa Terra possano sentirsi accolti così come sono, invece di ingaggiare una lotta per sembrare migliori degli altri. Il giudizio ammazza la nostra identità, perché ci condanna a essere selettivi con noi stessi, a portare avanti solo le parti di noi che sono socialmente accettabili, che possono risultare in apprezzamento, o seduzione, o plauso. In questo modo, la società umana si trasforma in una grande vetrina. Abbiamo tutti un bisogno disperato di sentirci apprezzati e accolti. È un bisogno fisiologico, è il modo in cui il nostro sistema è cablato, siamo animali che hanno bisogno di appartenenza ad un clan per sopravvivere. Da soli moriamo. Abbiamo bisogno di tocco, di cure, di appartenenza, di riconoscimento, di affetto. Dal bisturi alla minigonna alla laurea, usiamo tutti gli strumenti che troviamo per farci apprezzare dagli altri. È una vita sfiancante, dopo un po'. L'umanità mi fa una grande tenerezza. La vorrei cambiare, e alla seconda stella cadente, spero, potrò chiedere un mondo dove la tenerezza ci bagni, e ci cambi.