“NE VALEVA LA PENA?”
Il quadrante Nord-Ovest del sistema della Stella Argos era stato illuminato dal fuoco dell’aviazione aerospaziale senza un attimo di tregua. Per un lustro il giorno si era sovrapposto alla notte e le stelle si erano addormentate per non udire il fragore della guerra. Il ricorso alle armi era stato caldeggiato da coloro che avevano capito che il piccolo pianeta Pars soffriva e piangeva le lacrime amare di un regime Presidenziale clientelare che aveva posto dei limiti precisi alle libertà individuali, opponendosi tenacemente alla neonata Confederazione, costituita al fine di preservare i diritti inalienabili di ogni essere vivente. Fu l’entusiasmo dei giovani di tutti i pianeti a supportare quella impresa. Molti avrebbero voluto impedire l’ennesima carneficina, soprattutto i più anziani che sapevano cos’erano l’odore della morte e delle esplosioni delle testate subatomiche. Nonostante l’opinione pubblica fosse spaccata, il Primo Ministro della Confederazione, convinto sostenitore dei principi sanciti dalla Costituzione, con l’appoggio dei delegati degli altri pianeti, che vedevano in questa iniziativa l’opportunità di ampliamento dei mercati, dichiarò la mobilitazione generale. Dopo la firma dell’armistizio, i vincitori completarono la loro missione portando su Pars le loro pratiche democratiche e stipularono dei trattati per favorire lo sviluppo economico.
Erano passati molti decenni, pur avendo beneficiato di aiuti e concessioni particolari, la maggioranza degli abitanti di Pars non si sentì mai parte integrante della Confederazione, né volle conformarsi all’etica degli altri popoli, considerati profittatori senza scrupoli.
Abigail e Jacob passeggiavano sul Monte Snowdon, erano amici da tanto tempo e compagni di studi. Amavano l’arte in tutte le sue forme per questo spesso organizzavano viaggi nei luoghi più suggestivi, dove la creatività si era espressa ai massimi livelli. “Jacob, siamo parte di un tutto che sta dimostrando di rispettare il bello del mondo e della vita”. “Sei un’entusiasta, stare vicino a te è come scoprire ogni giorno un sentiero diverso da percorrere con spensieratezza”. Lei sorrise. “Rientriamo al rifugio si sta facendo tardi. Questa sera ci sarà la commemorazione in onore dei caduti di tutte le guerre”. Era una consuetudine che si ripeteva instancabilmente ogni anno, soprattutto dopo l’ultimo sanguinoso conflitto durante il quale un’intera generazione fu sterminata; numerosi satelliti, prima disabitati, vennero colonizzati dalle tombe, ma molti soldati non ebbero neppure una pietra che li ricordasse. Abigail ogni tanto pensava alla sua famiglia e a tutti quelli che avevano creduto in un ideale. Il corpo di suo padre era stato tumulato nel cimitero monumentale della capitale di Pars. Jacob notò che il suo volto era cupo. La rincuorò abbracciandola. “Potremmo fare visita a tuo padre e deporre un fiore alla sua memoria. Dicono che Pars sia incantevole quasi quanto la Terra, un museo a cielo aperto. Visitandolo onoreremo così il sacrificio suo e di molti altri.” “Mi piacerebbe, ero molto piccola quando partì. Ricordo il suo ultimo saluto e la promessa che sarebbe ritornato”. “Il viaggio è costoso, ma se lavoriamo sodo ce la faremo”. Sei mesi dopo avevano la somma necessaria. Si rivolsero alla più quotata “Agenzia Viaggi Interplanetari”, volevano essere sicuri che il loro sarebbe stato un soggiorno indimenticabile. Pars era lontano 12 parsec. La crociera, che durò dieci settimane, prevedeva lungo la rotta fantastiche escursioni. Erano felici, ma appena misero piede sul pianeta ebbero un sussulto: un caos infernale li accolse, sembrava di essere balzati indietro di un millennio. “State in campana, qui è facile imbattersi in ladri e furfanti”. Disse loro uno degli androidi messi a guardia dei passaggi con il compito di controllare i documenti. Uscirono dalla piattaforma di atterraggio preoccupati per l’odore fetido che sentivano. Intorno spazzatura, ratti e persone distese su materassi logori in ogni angolo. Abigail era smarrita, avrebbe voluto lasciare immediatamente quel posto. Eppure proprio lì una parte della sua vita era sepolta in attesa di un cenno di saluto dalla materna terra. Salirono su un aeromobile che li traghettò all’albergo. Sembrava di aver scavalcato un muro. La situazione era meno pesante, solo qualche mendicante e qualche cane randagio animavano la quiete di quella zona. La loro stanza era raffinata e profumata di essenze rare. Fu un sollievo trovarsi lì. “Non avvilirti. È un mondo di sbandati. Lo sapevamo prima di partire. Non ci succederà nulla, stai tranquilla”. L’abbracciò e la baciò per la prima volta. Si sedettero sul letto, rimasero fermi quasi fossero in attesa che il sipario si abbassasse e tutte le sensazioni sgradevoli sfumassero avvolte dalla nebbia di una lunga notte insonne.
Il giorno seguente affittarono un mezzo e si recarono, accompagnati da una guida molto loquace, alla scoperta dei tesori di Pars. Vagarono per il pianeta, impauriti da tutte le precauzioni che dovettero prendere. Le vestigia architettoniche di straordinario splendore, che restavano qua e là, erano ricoperte di erbacce, ricovero di animali spersi e affamati. Abigail aveva gli occhi lucidi, non riusciva a comprendere il degrado di quella terra. Alfine arrivarono al Cimitero Monumentale. Al padre di Abigail fu riservato il posto più lontano dall’ingresso. La tomba era sudicia, coperta di piante selvatiche e lucertole che approfittavano del calore, a fatica si leggeva il nome, Tom. In ginocchio di fronte a quella lapide, ebbero un unico pensiero: “Ma ne valeva la pena?”