Da 2 mesi in carcere “Tifava Pakistan nell’India di Modi”

È originario del Kashmir. L’accusa: sedizione

Corriere della Sera, 19 dicembre 2021

di Alessandra Muglia

Mai avrebbe pensato di ritrovarsi ancora in cella dopo oltre due mesi soltanto per aver tifato la squadra sbagliata. Era il 24 ottobre quando Showkat Ahmad Ganai, studente di ingegneria, esultava su WhatsApp per la vittoria del Pakistan sull’India ai campionati del mondo T20 di cricket. Aveva assistito al match in tv dal suo college, ad Agra, la città indiana del celebre Taj Mahal. Era a un passo dalla laurea. Invece il 27 ottobre è stato portato nel carcere di massima sicurezza come un pericoloso sovversivo insieme ad altri due compagni originari del Kashmir indiano come lui. La polizia ha arrestato i tre giovani con l’accusa di aver lanciato slogan pro-Pakistan e di aver parteggiato per la squadra degli storici arci nemici. Accuse avanzate da attivisti della destra induista che l’università ha definito infondate: i tre studenti si erano limitati a scambiarsi messaggi di giubilo su WhatsApp, ha chiarito l’ateneo. Senza manifestazioni pubbliche, quindi, come era successo nel Kashmir conteso tra Islamabad e Delhi, dove alla fine della partita centinaia di persone si erano riversate nelle strade danzando e inneggiando «lunga vita al Pakistan». Showkat e i suoi due amici si ritrovano comunque imputati di «sedizione», un reato ereditato dai colonizzatori britannici che lo usavano contro chi lottava per l’indipendenza nazionale. Un reato definito dal codice penale indiaI no come il tentativo di «seminare odio o scontento o incitare alla disaffezione nei confronti del governo». Regolato da leggi che consentono di definire un accusato «terrorista» senza prove né evidenze e prevedono come pena massima l’ergastolo. O tre studenti provengono da famiglie sprovviste di mezzi. Il papà di Showkat, un bracciante, ha affermato di non avere le risorse per affrontare una causa. «Lui era la mia unica speranza per porre fine al calvario della nostra famiglia», ha detto. È stata l’Associazione degli studenti del Jammu e Kashmir a farsi carico di arruolare un team legale per loro. Gli avvocati di Agra si erano rifiutati di difenderli. «Quello che hanno fatto urta la nostra sensibilità» ha spiegato alla Bbc Nitin Verma, della Young Lawyers’ Assocation. Del resto lo stato dell’Uttar Pradesh, dove si trova Agra, è governato dal santone radicale Yogi Adityanath, stretto alleato del premier nazionalista indù Narendra Modi, criticato da più parti perché userebbe le leggi anti sedizione per reprimere qualsiasi forma di dissenso e di critica verso il governo. Non a caso l’India si colloca al 142° posto su 180 nella classifica sulla libertà di espressione redatta da Reporter senza frontiere, che definisce il Paese uno dei più pericolosi al mondo: da quando Modi è stato riconfermato premier nel 2019 è aumentata la pressione sui media perché si conformino alla linea ultranazionalista indù del governo. Il capitano indiano Virat Kohli a fine partita è andato ad abbracciare il suo rivale pachistano, ma il suo fair play non è stato di lezione. Il messaggio è chiaro: lo sport in India non è soltanto sport ma un modo per rafforzare il nazionalismo.

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