Contro i filosofi antichi

Bacone / Testi

Nel secondo capitolo dell'opera Il parto maschio del tempo Bacone attacca la tradizione filosofica occidentale.

Pertanto si chiami alla sbarra Aristotele, il peggiore dei sofisti, stordito dalla sua propria inutile sottigliezza, vile ludibrio delle parole. Quando lo spirito umano, spinto per caso come da un vento favorevole verso una qualche verità, sembrava in essa riposarsi, costui osò imporre agli spiriti ostacoli gravissimi, osò mettere insieme una specie di arte della irragionevolezza e ci rese schiavi delle parole. Dal suo seno sono stati generati e hanno tratto nutrimento quei cavillosi chiacchieroni che, essendosi allontanati da ogni indagine mondana e dalla luce della storia e dei fatti, son giunti, con l’aiuto della duttile materia dei precetti e delle tesi di costui e grazie al perpetuo agitarsi del loro spirito, a porre di fronte a noi gli innumerevoli cavilli della Scolastica. E il loro dittatore, Aristotele, è tanto più colpevole proprio perché, essendosi volto alle aperte ricerche della storia, ne ha tratto gli oscuri idoli di una qualche sotterranea spelonca, e, sopra la storia dei fatti particolari, ha costruito certe ragnatele che egli presenta come cause mentre son prive di ogni consistenza e valore. [...] Si chiami ora alla sbarra Platone, questo sfacciato cavillatore, questo gonfio poeta, questo delirante teologo. Certo tu, o Platone, mentre ricercavi non so quali dicerie filosofiche e le mettevi insieme alla meglio e simulavi la sapienza affettando ignoranza, e allettavi e indebolivi gli spiriti con vaghe induzioni, hai almeno avuto il merito di fornire argomenti per i discorsi che fanno a tavola i letterati e gli uomini colti e di aggiungere grazia e piacevolezza alle conversazioni quotidiane. Quando però asserisci falsamente che la verità è abitante nativo della mente umana e non viene dall’esterno, quando distogli le nostre menti dalle osservazioni della storia e delle cose, verso le quali invece non si è mai abbastanza rispettosi ed attenti, mai sufficientemente attenti ed obbedienti, quando ci insegni a volgere all’interno gli occhi della mente e ad umiliarci davanti ai nostri idoli ciechi e confusi sotto il nome di contemplazione, allora tu commetti una colpa capitale. E inoltre, con un peccato non meno grave, hai fatto l’apoteosi della follia e hai osato puntellare i tuoi pensieri spregevoli con l’appoggio della religione. È un male minore che tu sia stato il padre dei filologi e che molti, sotto la tua guida e i tuoi auspici, sedotti dal desiderio della fama e soddisfatti di una conoscenza delle cose popolari e facilmente acquistata, abbiano corrotto la severa indagine sulla verità.

Francesco Bacone, Il parto maschio del tempo, cap. II, in Opere, a cura di UTET, Torino 2012 (ebook)