Gli inizi della filosofia in Grecia

Le fonti. Per conoscere un filosofo bisogna leggerne gli scritti, che costituiscono le fonti primarie per lo studio del suo pensiero. Questo tuttavia non è sempre possibile, sia perché può succedere (a dire il vero di rado) il filosofo non abbia lasciato scritti, sia, più frequentemente, perché i suoi scritti sono andati perduti del tutto o in parte. In questo caso bisogna ricorrere a fonti secondarie, ossia ad altri autori che hanno parlato del suo pensiero. A volte questi autori sono molto vicini al filosofo, e dunque la conoscenza del suo pensiero è diretta, e tuttavia c’è sempre il rischio che lo riferiscano in modo non del tutto fedele. Socrate, ad esempio, non ha scritto nulla; sappiamo di lui attraverso i suoi discepoli Senofonte e Platone, che però presentano il suo pensiero e la sua figura in modi molto diversi. Vi sono poi autori che hanno cercato fin dall’antichità di delineare la storia della filosofia greca, parlando di pensatori che già per loro erano antichi. Aristotele ci offre molte informazioni preziose sui filosofi che lo hanno preceduto, ma la fonte antica più importante per lo studio della filosofia greca è Diogene Laerzio (180-240) che nelle sue Vite e dottrine dei più celebri filosofi ricostruisce il cammino del pensiero greco dalle origini ad Epicuro, fornendoci informazioni preziosissime. In molti casi riusciamo a recuperare parti delle opere perdute di filosofi antichi attraverso le citazioni che ne fanno altri autori. Ad esempio il Discorso vero di Celso, un’opera polemica contro il cristianesimo, è stato recuperato in buona parte grazie alle ampie citazioni che ne fa il filosofo cristiano Origene nella sua opera Contro Celso. I filologi Hermann Diels e Walter Kranz hanno raccolto tutti i frammenti e le testimonianze dei filosofi più antichi, detti pre-socratici, nell’opera I frammenti dei presocratici, che costituisce la fonte più importante per la conoscenza della filosofia greca prima di Socrate.

Alle radici della filosofia greca. Quando nasce esattamente la filosofia in Grecia? Nelle prime pagine delle Vite e dottrine dei più celebri filosofi Diogene Laerzio discute la tesi, diffusa al suo tempo, che la filosofia sia nata presso popoli “barbari” e solo successivamente si sia diffusa in Grecia. Tra le fonti possibili della filosofia indica i gimnosofisti, i druidi, i magi e i sapienti egiziani. Con il termine gimnosofisti (sapienti nudi) i greci indicavano gli asceti incontrati da Alessandro Magno durante la sua campagna militare in India. Non è possibile sapere con certezza a quale corrente indiana appartenessero; si ipotizza che fossero seguaci di una religione nata nello stesso periodo del buddhismo, il jainismo, ma non è da escludere che fossero proprio buddhisti o seguaci di qualche altra corrente filosofico-religiosa. I druidi erano gli antichi sacerdoti celti, mentre i magi erano i sacerdoti della religione fondata in Iran da Zarathustra in un’epoca non certa, ma probabilmente molto antica. Tra le varie opinioni, Diogene Laerzio riferisce anche quella di chi lega la nascita della filosofia all’orfismo: “Quanti attribuiscono la scoperta della filosofia ai barbari, adducono anche Orfeo il Tracio, sostenendo che sia stato un filosofo e che sia il più antico”.1 Questa opinione è ancora oggi oggetto di grande attenzione da parte degli storici della filosofia. È evidente che la filosofia è nata in un contesto religioso, che non è però quello della religione ufficiale, bensì quello dei misteri. Con questo termine si intende una esperienza religiosa limitata a gruppi ristretti di iniziati, che si dedicavano a riti particolari e condividevano insegnamenti il cui accesso era rigorosamente vietato ai profani. I misteri più importanti erano quelli eleusini, legati al santuario della dea Demetra nella città di Eleusi, i misteri legati al culto di Dioniso e, appunto, i misteri orfici. Nato secondo il mito in Tracia (tra l’attuale Bulgaria e la Turchia del nord), Orfeo è un personaggio estremamente complesso. Figlio di una musa, è il poeta che con la sua lira riesce ad esercitare un dominio magico sugli animali e sull’intera natura. Innamoratosi di Euridice, dopo la sua morte scende negli inferi e, incantando con il suo canto Ade e Persefone, riesce a riportarla con sé nel mondo dei vivi a condizione di non voltarsi a guardarla durante il tragitto. Orfeo non riesce a resistere alla tentazione di guardare Euridice, che quindi è condannata in eterno al regno dei morti. Difficile comprendere il significato di questo e di molti altri miti legati alla figura di Orfeo, che non ha smesso di affascinare scrittori e poeti. Quello che è certo è che il movimento orfico era molto diffuso nel mondo antico ed aveva diversi elementi spirituali le cui tracce non è difficile ritrovare in filosofi come Pitagora e Platone: la credenza nella metempsicosi, il successivo incarnarsi dell’anima in esseri umani, animali e perfino piante; la convinzione, legata a questa credenza, che esista un principio spirituale immortale, destinato a sopravvivere al corpo e che deve essere liberato dalla prigionia della vita materiale; la conseguente pratica di forme di ascesi e di purificazione (ad esempio il vegetarianesimo) attraverso le quali liberare lo spirito dal peso della materia.

Due punti d’inizio. Pur rigettando il legame tra la filosofia e l’orfismo, come l’influenza di qualunque tradizione dei “barbari”, Diogene Laerzio indica due origini per così dire parallele della filosofia: “Due sono stati i punti da cui ebbe inizio la filosofia: l’una ebbe origine con con Anassimandro e l'altra con Pitagora; Anassimandro fu discepolo di Talete, Pitagora di Ferecide”.2 Ma Pitagora è il pensatore di cui sono evidenti i punti di contatto con la tradizione orfica, e dunque con l’influenza di un movimento non greco. È usuale far cominciare la storia del pensiero greco con la scuola ionica di Talete di Mileto. Dal momento che, come riferisce ancora Diogene Laerzio, Pitagora fu il primo a definirsi filosofo, rispondendo al tiranno Leone che gli chiedeva chi fosse, Ivi, VIII, 8, p. 949. cominceremo invece con Pitagora.

Note
[1] Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, a cura di G. Reale, Bompiani, Milano 2006, I, 5, p. 11.
[2] Ivi, I, 13, p. 19.