LIBRI BUONI, LIBRI CATTIVI.

”...ma tu, nella tua libreria, lo vendi?”

Spesso mi è stata rivolta questa domanda a proposito di qualche libro abietto, dozzinale, sconveniente, divisivo, nazifascista, ideologicamente totalitario, ovvero oggettivamente brutto. La risposta è sempre la stessa: sì, lo vendo (sempre che il libro sia disponibile, e che qualcuno me lo chieda).

Io faccio il libraio. Cioè vendo libri. Vendo il Manifesto del Partito Comunista di Marx? Sì. Vendo il Mein Kampf di Hitler? Sì. Vendo il libro di Giorgia Meloni? Sì. Anche quello di Matteo Renzi o di Enrico Letta? Sì. E quello di Roberto Saviano o di Michela Murgia o di Marcello Veneziani? Sì, sì e sì. Ripeto: io vendo libri. Tutti i libri. Anche se molti di questi non mi piacciono o non ne condivido il contenuto. Certo: è impossibile avere tutti i titoli a scaffale e la selezione dello scaffale ha a che vedere necessariamente con i miei gusti e la mia sensibilità, ma se sono disponibili dai fornitori, caro cliente, eccoti accontentato il prima possibile. Dirò di più: non giudico mai un lettore dai libri che decide di chiedermi. Non guarderò mai con disprezzo un cliente che vuole leggere Fabio Volo o Bruno Vespa (per dire un paio di autori che non mi piacciono). Ogni lettore fa un percorso personale. Soprattutto, ogni lettore ha una sua dignità nella scelta delle sue letture. Se qualcuno decide di acquistare l'ultimo Mario Giordano, non posso sapere per quale motivo intimo è arrivato a leggere proprio quel libro, proprio in quel momento della sua vita, non posso immaginare a che punto si trovi nel suo percorso di lettore, non so da quali altri libri arriva e, cosa ancora più importante, dove lo porterà la lettura di quel volume. E non posso pensare che tutti i lettori abbiano i miei gusti, oppure abbiano fatto il mio stesso percorso. Come libraio, il mio compito è duplice: aiutare le persone nella scelta del libro giusto (o esaudire le loro richieste*) e contemporaneamente procurarmi di che vivere. E poi non si sa mai. Pura ipotesi accademica: un antisemita simpatizzante del nazionalsocialismo tedesco, decide finalmente di leggere il capolavoro del suo idolo Adolf Hitler, viene nella mia libreria e me lo chiede. Se mi rifiutassi di venderglielo, potrebbe non scoprire mai che il Mein Kampf è in realtà un libro noioso, pesantissimo e delirante, ai confini dell'illeggibilità, e senza quella lettura potrebbe non cambiare mai idea nei confronti del nazismo (ripeto: pura ipotesi accademica). Paradossalmente, in linea teorica, c'è un'infinitesimale probabilità di salvare delle vite vendendo il Mein Kampf a un nazista.

È vero, anche se il mio mestiere è meraviglioso, sicuramente sto esagerando nella sovrastima della sua potenza, ma perché negarmi la possibilità di accarezzare segretamente quell'infinitesimale probabilità di cambiare qualcosa, nel mio piccolissimo, in questo brutto brutto mondo?

__________ *Una precisazione: non vendo tutto a tutti senza discrimine. Se un ragazzino o una ragazzina palesemente minorenne mi dovesse chiedere un libro del Marchese de Sade mi si porrebbe un problema etico, e vorrei indiscretamente sapere se ha intenzione di leggerlo, o di regalarlo a qualche adulto, o cos'altro. A costo di apparire antipatico, censuratore e autolesionista, credo che fra i doveri del mio lavoro ci sia anche quello di impegnarmi sempre con forza nello sconsigliare (ma non certo impedire) l'acquisto di un libro che so essere destinato a una persona a mio giudizio non adatta a quel tipo di lettura.