Vampiri, the Masquerade

Metà degli anni novanta, in città si gioca una campagna di Vampiri “live”. Una sera a settimana in un locale si ritrovano dei ragazzi (dai ventenni agli ultra trentenni, ovviamente quasi tutti maschi) che, mescolandosi con gli altri clienti, interpretano personaggi dei diversi clan, Brujah, Ventrue, Gangrel e altri. Il gioco di ruolo su cui si basa la campagna è Vampiri The Masquerade, il più noto e giocato della White Wolf, serie curata nelle suggestive ambientazioni e con un sistema di gioco “leggero” rispetto ai giochi pieni di tabelle che andavano per la maggiore ai tempi, Girsa style. Per questo si presta a essere giocato live: quello che serve è soprattutto capacità di interpretazione e voglia di immergersi nell'atmosfera. Il sistema di gioco viene semplificato nelle partite live: prove di abilità e combattimenti si risolvono cone semplicità grazie a segnali convenzionali. Nelle serate che ospitato le partite qualche volta qualcuno fa gesti strani con le mani, ma chi non gioca sembra non notarlo. Giocatori e “png” restano separati. Fino a quando qualcuno non ha un'idea un po' folle, sulla carta bellissima, ma anche “rischiosa”. Un cinema estivo ha in programma una rassegna di film sui vampiri: perchè non invitare i giocatori? Uno dei personaggi della campagna farà un'introduzione a tema vampiresco, poi durante la serata, tra una birra al bar all'intervallo e le chiacchere del dopo film, si giocherà la campagna. Con gli spettatori “normali” all'oscuro di tutto. La serata risce, l'atmosfera è “magica”, i giocatori con i loro vestiti “di scena” senza dubbio affascinanti, soprattutto per chi magari prova a scambiarci qualche parola. Anche troppo... Una spettatrice arrivata solo per il film si ritrova coinvolta e affascinata dalle parole dell'ospite speciale della serata. A fine film prova a parlargli, ma lui deve anche portare avanti la campagna e si dedica ai giocatori. Lei si ferma, lo aspetta, chiede agli organizzatori della serata come poterlo contattare... A questo punto devo confessare: ho violato la Masquerade! Alle insistenti domande della ragazza del pubblico rispondo “svelando” l'arcano: ospitiamo una partita di un gioco di ruolo dal vivo, la persona che tanto l'ha affascinata e coinvolta, al punto da volergli fare domande specifiche su delle sue esperienze personali, in realtà è un personaggio... Devo dire che mi sono sentito in colpa per questo, nei confronti della spettatrice e nei confronti del personaggio/giocatore. Poi ho letto “La Q di complotto” di Wu Ming 1. E ho capito che portare avanti certi “giochi” rischia di creare situazioni complesse, difficili da gestire. E non mi sono più sentito in colpa!