Casa dolce casa

A casa, tante cose, troppe. Non c’è tempo per fare tutto, vuol dire essere continuamente in attività, cosa improponibile.

Dalla mattina, circa sette sette e mezza, vai in bagno, ti lavi, ti vesti, quando esci sono circa le otto. Prepari la colazione, fai colazione, pulisci e hai già fatto le otto e mezza. qualche email, qualche telefonata, oggi per esempio ho telefonato in banca, all’ospedale per le terapie, messaggi di saluti da parenti o amici per finire. poi misuri la pressione , prendi le pastiglie del mattino, oggi un paio di visite da amici venuti a trovarti e sono già le 11. Sono arrivati due rappresentanti e si è fatto mezzogiorno. A questo punto prepari da mangiare, mangi e pulisci, vai in bagno lavi i denti e poi mi devo riposare un’oretta. Alle tre mezza circa visita parenti, poi cyclette aerobica e arriva l’ora di cena. questo tutti i giorni e c’è ancora altrettanta roba da fare. Giorni fasi sperava di partire con il piede giusto. Un ragazzo in cucina e uno in sala, nuovi di zecca, ci speravo molto. Ci avevo sperato ma è andata male. La situazione non è affatto rosea. Le soluzioni a parole ci sono e oltremodo facili ma tra il dire e il fare come si dice c’è un abisso. Mi sento impotente. Già dagli intervalli di tempo tra un pensiero e l’altro si capisce la disponibilità che ho di poter scrivere. Che poi si traduca in momenti di impegno o in momenti di ozio, il fatto è che come raccontavo poco tempo fa, non riesco a dedicarmi a pensare. Però cominciano a delinearsi le prime, chiamiamole, “regioni “ della mia giornata tipo: igiene e vestizione, nutrimento, esercizi fisioterapici, riposini e da quando sono a casa non manca mai un pianto a dirotto. L’obiettivo è di poter mettere in fila tutto questo per poi poter trovare spazio per altro. Altro che arriverà con la forza di un ciclone non appena si riaprirà il locale. In fondo si tratta di essere positivi e ottimisti, per essere tristi c’è sempre tempo, tanto basta un attimo. Mi capita di ridere o di intravedere una speranza che subito dopo un irrefrenabile pianto ti spegne il sorriso.

Ecco perché scrivo, un pensiero è volatile e leggero come una nuvola, si dimentica in fretta e visto che il mio tempo a disposizione è al 90% di pensieri….non voglio che venga sprecato.

Mattina con cielo bigio, freschetto, siamo pronti per partire alla volta di Crema dove comincerò un’altra ora di fisioterapia. Tutto tranquillo, soliti esercizi tranne uno. Non era molto diverso da altri che avevo fatto con la mano ,mentre sono con gli occhi chiusi mi mette un oggetto nella mano destra e con l’altra devo trovare in un insieme caotico, l’oggetto corrispondente. Di solito finisce quando trovi l’oggetto, bravo bravo va bene ecc ecc. oggi invece si trattava di una mezza sfera, dopo aver trovato la coppia mi aiuta ad avvicinare le mani con le mezze sfere al centro del corpo e quindi di unirle.

Appena dopo mi dice di aprire gli occhi.

Quando ho realizzato che le mie mani stavano stringendo una sfera senza le sue solite mani che reggevano il mio braccio malato, mi sono talmente emozionato che sono scoppiato in un pianto liberatorio.

Domani lo faremo ancora e ancora….

Per questo oggi non ho voglia di dormire ma di ripensare a quel momento che nella sua semplicità è stato magico. Nel frattempo ha finalmente chiamato la casa di cura per cominciare la fisioterapia in ospedale. Mentre in ospedale vieni guidato dal medico di turno e gli esercizi li fai perché ti dicono di farli, a Crema invece, sta tutto sulla tua forza di volontà. Il che è molto simile alla vita reale, quello che ti aspetta lo dovrai affrontare e superare con le tue forze.

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