Immagina

Primo giorno che faccio tutto da solo. La toeletta mattutina, la vestizione e riassetto del mio angolino. Provate ad immaginare di alzarvi dal letto, preparare gli accessori per lavarsi e cambiarsi. Poi andare in bagno, lavarsi al bidet e al lavandino, asciugarsi e rivestirsi, tornare in camera. Il tutto con la mano destra legata al corpo e la gamba destra che vi sorregge solo da fermi. È Comunque una conquista che ti fa stare bene. Soprattutto perché ti fa dimenticare il resto. Quel “resto “ che è grande come una casa, il bicchiere mezzo vuoto, l’incognita che ti aspetta alla fine di un calvario che durerà mesi, la dura realtà che nessuno ti dice ma che intravedi muoversi nemmeno così troppo lontano. Perché se finora l’ospedale è quel posto dove resti in un certo senso, protetto, umanamente protetto, emotivamente protetto, dove tutto il mondo intorno è malato, più o meno come te, dove la gente che hai intorno conosce, se non il tuo stato d’animo, almeno la tua condizione e si comporta di conseguenza, devi ancora metterti alla prova nella realtà di tutti i giorni, dove non frega niente a nessuno da dove arrivi. Fatto salve le persone vicine, per le quali vale la pena impegnarsi. Così dev’essere. Se questo incidente ti ha Comunque cambiato la vita, non per questo la tua vita debba peggiorare.

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