Beirut — The Rip Tide (2011)

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Si sta confermando come uno degli album più belli del 2011 questo ‘The Rip Tide’, terzo album dei Beirut, band statunitense capitanata da Zach Condon, giovane venticinquenne nato a Santa Fe nel Nuovo Messico.

Fin dal primo disco ‘Gulag Orkestar’ del 2006, Condon (infatti il gruppo ‘Beirut’ si formò successivamente per l’incisione del disco) si dimostrò un grande talento oltre a una gran bella voce ma fu con il secondo, ‘The Flying Club Cup’ del 2007, che i Beirut si fecero conoscere oltre continente.

Lasciando da parte certe influenze inevitabilmente tratte da ispirazioni ‘altrui’, con ‘The Rip Tide’ i Beirut fanno il grande salto di qualità, facendo emergere un suono completamente personale che li distinguono dalla ‘massa’ musicale odierna. Anche se orientativamente verso un sound più pop, i Beirut ci regalano trentatre minuti di intrecci musicali di notevole profondità. Le nove canzoni che compongono il disco hanno la forza di creare un flusso sonoro particolarmente sensibile ed elegante.

‘The Rip Tide’ è uno di quei dischi dove non c’è un solo secondo sprecato, che si ascoltano dall’inizio alla fine, senza nessuna interruzione e in continuazione per diversi giorni, per poi riprenderlo e trovare ancora delle ‘pieghe’ nascoste a riconferma della sua bellezza.

Un piccolo capolavoro di classe, godibile e intelligente, musicalmente ispirato alla grande tradizione folk della canzone americana e suonato da bravi musicisti.

‘The Rip Tide’ è un disco maturo, concentrato e accessibile ma soprattutto non banale. La musica di Condon è raffinata, gli strumenti sono ben amalgamati tanto da formare un ‘tappeto’ sonoro dove la voce, la sua bella voce, riesce a farlo ‘volare’.

Tra gli album dell’anno.

#duemilaundici

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