ECUADOR: IL CAOS ED IL RUOLO DEI NARCO-TRAFFICANTI BALCANICI. QUANDO LA CRIMINALITÀ È GLOBALIZZATA
Vi avevamo parlato dell’arresto del 40enne Dritan Rexhepi, di origini albanesi qui –> https://tinylink.onl/1950 . Localizzato ed arrestato ad Istanbul in Turchia a seguito di una serrata attività di intelligence svolta dalla Polizia di Stato italiana, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Autorità Giudiziaria di Firenze e condannato in primo grado a 20 anni di reclusione per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, aveva trovato il suo “paradiso” precedente in Ecuador, dove, durante il suo periodo di detenzione nel carcere di Guayaquil (era stato arrestato nel 2014), era riuscito, con l’utilizzo di chat criptate, a costituire un cartello di narcotraffico albanese dedito alla produzione, trasporto e distribuzione di quantitativi di cocaina, prodotti in Colombia e distribuiti poi in Europa
L’Ecuador sta attraversando un periodo di instabilità e caos. Il Presidente Daniel Noboa – 36 anni, il più giovane presidente della storia del Paese – ha decretato il “conflitto armato interno”, ad integrazione dello Stato di emergenza per 60 giorni annunciato nei giorni scorsi. Ciò per consentire alle Forze di Polizia ed alle Forze Armate di riprendere tra l’altro il controllo delle carceri, a seguito dell’evasione di Adolfo Macías, alias ‘Fito’, considerato il principale boss del narcotraffico del paese e leader del gruppo criminale Los Choneros, affiliato al cartello messicano di Sinaloa.
Sono infatti scoppiati incidenti in almeno sei carceri, con il sequestro di agenti di custodia. Inoltre, almeno quattro agenti di polizia sono stati rapiti. Questi eventi hanno portato a una serie di violenze, attentati esplosivi, incendi di veicoli e infrastrutture, e blackout elettrici. L’Assemblea nazionale dell’Ecuador ha espresso il suo sostegno alle Forze armate e di polizia del Paese, in seguito alla dichiarazione di “conflitto armato interno”. Il Parlamento ha anche appoggiato l’azione del governo in materia di sicurezza per ripristinare la pace e l’ordine nel territorio nazionale.
L’Ecuador è divenuto il Paese più violento del Sud America. Basti dire che il 2023 si è chiuso con circa 7.600 morti violente, con punte di criminalità elevatissime in alcune regioni per non parlare del quartiere Nueva Prosperina, a Guayaquil, che ha il non invidiabile record di un tasso omicidiario di 114 morti ogni 100.000 abitanti.
Ciò che appare di interesse è che questa instabilità deriva in parte dalle attività di gruppi criminali dei Balcani occidentali che sono diventati grandi attori nel contrabbando di cocaina dall'Ecuador all'Europa occidentale, come dimostra la presenza del “Lord della droga” albanese Dritan Rexhepi, di cui abbiamo detto in apertura. Posizionato tra due importanti paesi produttori di cocaina, Colombia e Perù, l'Ecuador è diventato un importante hub per la spedizione di cocaina verso l'Europa. Proprio il porto di Guayaquil, il più grande dell'Ecuador, è sia un importante punto di partenza per la droga che l'epicentro della violenza legata a questa legata. Alcuni degli attori stranieri più potenti e violenti come abbiamo sopra accennato sono gruppi criminali messicani che trasportano cocaina dall'Ecuador agli Stati Uniti. Anche i gruppi criminali dei Balcani occidentali sono però presenti e attivi in Ecuador. La portata di queste organizzazioni di narcotrafficanti è mondiale. Sebbene operino nella regione balcanica, hanno sede in Albania. Da lì inviano delegati in Sud America per negoziare le spedizioni di droga in Bolivia, Perù, Ecuador e Colombia. Sebbene siano riusciti a mantenere un profilo relativamente basso, la loro presenza e le loro attività hanno lasciato una scia di sangue. Negli ultimi anni, sono stati uccisi in Ecuador: tre albanesi, un serbo e un montenegrino, mentre un cittadino kosovaro è rimasto ferito. Questi casi appaiono legati al traffico di cocaina e alle controversie che ha creato tra attori stranieri e tra questi e le bande criminali locali.
La recrudescenza della violenza potrebbe essere un'opportunità per i gruppi criminali dei Balcani occidentali che operano in Ecuador:
non sono loro i bersagli della violenza. Piuttosto, le bande locali ecuadoriane stanno combattendo per proteggere i gruppi criminali dei Balcani occidentali e facilitare le loro operazioni, da cui le bande ecuadoriane traggono profitto,
la violenza nelle strade e nelle carceri tiene occupate le forze dell'ordine, consentendo così agli attori stranieri di sfruttare la situazione,
i gruppi criminali dei Balcani beneficiano del caos generale che ha travolto l'Ecuador a causa dell'aumento della violenza.
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