Canzoni particolari 2) Kino – Nam s Toboi
Nota: la traslitterazione del cirillico è stata eseguita seguendo lo standard scientifico internazionale
Non è questa la sede per scrivere approfonditamente dei Kino, di Viktor Coj e in generale della musica rock sovietica e di come sia stata importante per me nel corso di questi anni. Per chi non ne avesse mai sentiti parlare, i Kino sono stati senza ombra di dubbio il gruppo rock più noto e amato dell'URSS, con un'eredità che si è ben presto diffusa anche nelle future repubbliche indipendenti, specialmente in Estonia e Russia, ma anche in questi tempi tragici e folli le canzoni di Viktor Coj continuano ad essere suonate in Ucraina e in Georgia. A volte ho la sensazione che Coj sia l'unico artista russo ad essere universalmente amato nello spazio post-sovietico, con la data della sua morte, il 15 agosto 1990, interpretata contemporaneamente come l'inizio e la fine delle sogne e le speranze di un'intera generazione.
Nam s toboi è una delle ultime canzoni scritte da Vitja agli inizi del 1990, pubblicata postuma nel cosiddetto “album nero” rilasciato agli inizi nel 1991. La canzone è sicuramente dedicata a Natalja Razlogova, giornalista con la quale Coj, formalmente già sposato con Mar'jana Kovalëva, intrattenne una relazione sentimentale negli ultimi anni della sua vita.
Zdes' neponjatno gde lico, a gde rylo I ne ponjatno gde prjanik, gde plet' Zdes' v seno ne vtykajutsja vily A ryba prohodit skvoz' set' (Qui non è chiaro dove sia un viso e dove un muso non è chiaro dove sia la carota, dove il bastone. Qui nel fieno non è infilzato un forcone, mentre i pesci attraversano la rete)
In riferimento agli ultimi slanci del morente impero sovietico, dove la corruzione era svolta alla luce del sole e dove la propaganda per nasconderla era diventata grottesca per come continuasse a deformare la realtà, Coj apre la sua canzone con in sottofondo il basso di Aleksandr Titov e la drum machine di Georgi Gurjanov.
I nejasno gde more, gde suša Gde zoloto, a gde med' Čto postroit' i Čto razrušit' I komu, i začem zdes' pet' (E non è chiaro dove sia il mare (e) dove la terra, Dove sia l'oro, e dove sia il rame. Cosa costruire e cosa distruggere E a chi, e perché qui cantare)
L'ascendenza di contraddizioni con la quale Coj incomincia il brano si sciolgono poi nella sua realizzazione finale, che è forse la parte più bella e complessa della canzone:
Nam s toboj Golubyh nebes naves Nam s toboj Stanet les gluhoj stenoj Nam s toboj Iz zaplëvannyh kolodcev ne pit' Plan takoj: nam s toboj (Per me e per te, una tettoia di cieli azzurri. Per me e per te, la foresta sarà un muro di silenzio, Il destino di me e te. è non bere da pozzi sputati. Il piano è questo: me e te)
Complessa perché viene usato il pronome della 1a persona plurale “my” declinato al dativo, seguito poi dalla preposizione s (con) e “ty” (2a persona singolare) declinato allo strumentale. Una traduzione letterale di questa struttura sarebbe “a noi con te”, ma, viste le tante irregolarità del russo, nam s toboi ha significato di “per/a me e per/a te”. In un periodo di forti cambiamenti politici e sociali e senza una reale bussola da seguire, Coj pone come suo obiettivo quello di sperare nel meglio per se e per la propria donna amata, ma quel “my” può anche conservare il valore plurale ed essere anche inteso come un lottare di Coj per suoi amici, i membri del suo gruppo e tutti i suoi ammiratori e giovani desiderosi della libertà, messo in parallelo anche dall'amore per la Razlogova.
A stal' pohoža na žest' I slabost', kak sila I pravda, kak lest' I ne jasno gde mešok, a gde šilo I ne jasno gde obida, gde mest' I mne ne nravilos' to čto zdes' bylo I mne ne nravitsja to čto zdes' est' (Qui le pietre sono come il sapone E l'acciaio è come lo stagno E la debolezza è come la forza E la verità è come l'adulazione E non è chiaro quale sia il sacco e quale la lesina. E non è chiaro dove c'è offesa e dove c'è vendetta. E non mi piaceva quello che c'era qui E non mi piace quello che c'è qui)
La chitarra di Yurij Kasparjan accompagna le ultime strofe del brano. I Kino non hanno mai suonato dal vivo questa canzone: l'ultimo concerto del gruppo fu il 24 giugno 1990, un mese e mezzo prima della morte di Coj ad appena a 28 anni. Per avere una perfomance del gruppo si è dovuto aspettare all'incirca quasi trent'anni, quando i sopravvissuti dei Kino, Aleksandr Titov, Yurij Kasparjan e Igor' Tichomirov, si sono riuniti agli inizi del 2021 per registrare nuovamente le vecchie canzoni del gruppo, mettendo in sottofondo la voce di Coj, forse oggi ancor più attuale di prima.